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nella settimana che segue, new york si trasforma nel vivo campo di battaglia di una nuova guerra fredda; quella che i giornalisti si divertono a definire la sfida degli eroi.

l'opinione comune è combattuta, accettare o meno l'arrivo di un nuovo supereroe in città potrebbe comprometterne un'armonia già precaria, ma potrebbe anche svoltarne le sorti. il nuovo mutaforma potrebbe rivelarsi l'asso nella manica di cui lee know aveva sempre avuto bisogno, e che mai avrebbe voluto.
"sembrerebbe uno scontro tra supereroi, senza effettivi combattimenti. una corsa a chi arriva per primo dovunque suoni un allarme, una gara a chi salva più vite, a chi arresta più criminali." è la sbrigativa descrizione di una conduttorice televisiva incravattata, una giovane donna dal caschetto corvino e frangia corta, ed un microfono più grande del suo viso tra le dita. sorride, accavallando una gamba sull'altra, e si sistema la gonna beige mentre osserva il suo ospite, illustre direttore nonché articolista di uno dei giornali più venduti della metropoli.
"è questo, che si intende con sfida degli eroi, accezione coniata in uno dei suoi articoli?" domanda poi lei, dando un'occhiata al giornale riposto sul tavolino da caffè tra le loro poltrone. l'uomo annuisce, e si toglie gli occhiali.
"corretto." borbotta, portandosi una tazza di camomilla da lui stesso richiesta, alle labbra.

annuisce tra sé e sé, e guarda dritto in camera.
"sembra esservi un'accesa rivalità, tra i due. come ben ricorderà, il guanto di sfida è stato lanciato dallo stesso eroe rosso, a seguito dell'arresto di un rapinatore di banche lo scorso martedi." dice, tirando i lembi della propria giacca azzurra. lei annuisce, ricorda perfettamente quanto affermato dallo stesso hanster in un'intervista a seguito del successo di quel giorno. il suo: 'so che stai guardando, lee know. dimostrami di essere un eroe migliore di me, ti sfido.' in prima pagina, su tutti i giornali.
e nonostante l'altro supereroe non ha mai risposto direttamente alla provocazione, è chiaro come il sole che la città si trovi nel pieno di una vera e propria gara, e che lee know non ne sia per nulla contento.

"ciò ne decanta, a mio avviso, un atteggiamento puerile. tuttavia, convengo sia certamente interessante attenderne ulteriori sviluppi, avere due supereroi potrebbe rivelarsi un bene. certo, sarebbe meglio se collaborassero." afferma rigoroso, sciogliendosi le spalle. poi, le voci tacciono, la televisione viene improvvisamente spenta.

allora in quella buia e tetra stanza nascosta chissà dove piomba il silenzio, nel quale riecheggia il metallico rumore delle lame di un paio di forbici che si sfiorano l'un l'altra, impegnate nel tagliare ciocche cremisi.
"seungmin." sospira stanco hwang hyunjin, sgraziatamente sbracato su di una sedia in pelle nera, con il viso tra le mani ed una forte emicrania con la quale preferirebbe non avere a che fare. dietro di lui, il nominato arresta le sue inesperte mani da parrucchiere, approfittandone per tirarsi indietro un ciuffo bruno dalla fronte.
"sì, capo?" risponde, alzando un sopracciglio.
"hai spento la televisione?" chiede l'altro.
"sì, capo." sorride, noncurante.

li circonda un'intensa luce a tratti verdognola, aspra, che riflette pallida sui mobili neri di quello che ha tutte le caratteristiche di un covo segreto, luogo perfetto per tramare piani di vendetta, dominio del mondo, e farsi tagliare i capelli.
hwang hyunjin è un giovane uomo di innegabile bellezza e fascino, dotato di un'intelligenza sopraffina ed una classe che gli ha permesso di arredare la propria cupa tana con eleganti apparecchiature elettroniche di sua invenzione. non gli sono mai serviti i superpoteri, per essere un supercattivo, così almeno si dice in giro.
davanti a sé, si staglia in tutta la sua magnificenza un muro adornato di sole televisioni, tanti piccoli schermi, molti di essi connessi in diretta alle più private telecamera di sicurezza della città, accesi ad ogni ora del giorno.

l'unica televisione sulla quale seungmin, il suo fidato assistente dalle mani d'oro, sembrerebbe avere un minimo di controllo, è quella satellitare, con la quale si intrattengono quando la noia incombe sulla loro maligna esistenza.
"e come mai?" è la domanda della mente criminale, che alza un sopracciglio, guardandolo torvo dal riflesso dello schermo, spento.
l'altro si porta le mani sui fianchi, aggrottando la fronte con fare spazientito.
"ho bisogno di concentrazione, non sono mica un parrucchiere io! se vuoi dei capelli che ti facciano sembrare più giovane e tenebroso, ho bisogno di silenzio." borbotta, passandogli esasperato una mano tra le ciocche color rubino.

seungmin è un braccio destro con i fiocchi. è un tuttofare, lo aiuta a realizzare i progetti più complessi e i macchinari più fantasiosi, gli vuole bene come ne vorrebbe ad un fratello.
"allora metti il muto, ma riaccendi." ordina, più scontroso del solito, e l'altro sbuffa, annuendo mentre recupera il telecomando e fa come detto.
"come vuoi, capo." lo accontenta.

ma quando la televisione viene nuovamente accesa, la trasmissione è cambiata, è passata ad un servizio in tempo reale dall'autostrada, dove hanster sembrerebbe aver ripreso a collezionare punti nella loro sfida, avendo appena salvato la vita ad una dozzina di persone da una minaccia che hyunjin si è perso. il criminale piega la testa da un lato, seungmin vorrebbe strozzarlo, e lo tiene fermo mentre riprende ad acconciargli i capelli, scuotendo la testa.
"allora, capo. che ne pensi di questo nuovo eroe? dici che dobbiamo preoccuparci anche di lui?" gli chiede, curioso, e l'altro sospira.
"non saprei, seungmin. a dire il vero mi sembra un ragazzino. credo di avere già un piano." allunga le labbra in un ghigno sinistro.

e qualunque cosa avrebbe voluto dire in seguito, passa in secondo piano, nel momento in cui sullo schermo appare lui, raggiante come il sole, delicato come un fiore. hyunjin sbatte le ciglia, e incrocia con fare disinvolto le braccia al petto, mentre ammutolisce.

"buon pomeriggio, new york! qui lee felix da canale cinque." lo osserva presentarsi, come da copione, ma il famigerato non può sentirlo, senza volume. si limita a contemplarlo, sussurrando quelle stesse parole nell' esatto momento in cui il giornalista pare pronunciarle. seungmin alza gli occhi al cielo, e sorride, togliendo il muto.

"allora, capo. il piano?" bisbiglia il bruno, divertito dall'improvviso cambiamento dell'altro. hwang deglutisce, e prende un respiro.
"giusto, sì. il piano."

dopotutto, lui è il cattivo.




miei lumini nel buio spero che questa storia non vi stia annoiando/scocciando perché sono molto paranoica e non vorrei mai che la leggeste solo per farmi un piacere o magari perché vi sto chiedendo di supportarmi !! non sentitevi obbligati ve lo chiedo con il cuore in mano😭

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora