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la scintillante maschera scarlatta del nuovo supereroe della città di new york contorna perfettamente i suoi occhi dal colore del legno di noce, intenti a studiare i propri dintorni con maniacale circospezione. nota, tra i tanti oggetti, qualche sporco divano dai cuscini strappati, buste ricolme di spazzatura gettate qua e là, e una serie di bidoni gialli ordinati in fila, l'uno accanto all'altro. ha smesso di piovere.

"sai, quando hai detto di seguirti, credevo mi avresti portato in una sorta di covo segreto." ammette, grattandosi il mento. arriccia il naso, quando una folata di zolfo appesta l'aria attorno a loro, e nota con sorpresa come l'espressione dell'altro non muti di una virgola.
"non certo una discarica." aggiunge poi, tra sé e sé, e si porta una mano al viso per tentare di proteggere le proprie, preziose e delicate narici da quel pessimo odore. minho lo nota, arrestando la sua camminata cadenzata.

"pretendi di essere un supereroe, ma non riesci a sopportare un po' di spazzatura?" dice, a mo' di rimprovero, riservandogli un'occhiata torva. l'altro alza un sopracciglio, già stanco del suo tono e del duo fare saccente; come primo incontro, non è certo il massimo.
"sei anosmico? è tremendo, lasciami in pace." risponde quindi, forzando un colpo di tosse quando l'odore si fa leggermente più forte. l'eroe alza gli occhi al cielo, ignorandolo, e riprende a marciare con la stessa compostezza di prima.
"e perché ci stiamo allontanando tanto dalla città?" chiede l'eroe in rosso, riprendendo a respirare normalmente nel momento in cui quel miasma di uova marce sembra svanire, sostituito adesso dall'odore pungente della benzina, parecchio fastidioso, ma sopportabile.

lee know si volta, lo osserva per meno di un secondo, del quale approfitta per notare qualche dettaglio del suo costume che nella foga della loro breve presentazione, gli è sfuggito.
le stesse strisce borgogna che gli decorano fianchi e polpacci come il manto di una tigre, attraversano simmetriche anche il suo avambraccio e ce ne sono altre due, solitarie, all'altezza delle clavicole. il costume, a differenza del suo, s'interrompe sui palmi, lasciandogli libere le dita, dettaglio che aveva notato durante la stretta mancata. una scelta sciocca, pensa.
torna a guardare davanti a sé.

"perché devo valutarti." dichiara, raddrizzando la schiena quando lo sente scoppiare in una sguaiata risata alle sue spalle.
"e chi ti da il diritto di valutarmi? non sei mica il mio professore del liceo. non mi servono né la tua approvazione, né il tuo permesso." gli risponde, tra il divertito e l'offeso, non ha certo bisogno che qualcuno gli dica se è in grado o meno di fare l'eroe, sa perfettamente di esserlo, ma l'altro non sembra essere per nulla d'accordo. gli punta un dito contro il petto cremisi, avvicinandosi, rigido.

"fammi capire bene. tu pensavi di arrivare qui, sfoggiare i tuoi magnifici poteri da mutaforma e il tuo appariscente costume rosso, e diventare automaticamente il nuovo me? non farmi ridere." enuncia, il suo volto inflessibile. quella sottospecie di sua brutta copia dovrà passare sul suo cadavere, prima di potersi definire un vero supereroe, senza la sua approvazione.
lo osserva digrignare i denti, sdegnato, ma non trova le parole per rispondere.

"avere i superpoteri non ti rende un supereroe. devi meritartelo." conclude allora lee know. la fioca luce del primo chiaro di luna illumina i suoi occhi profondi e severi, stelle offuscate dal nero della sua maschera, e il vento soffia tra le sue ciocche brune. è bello come affermano i giornali, ma nessun articolo ne aveva mai denunciato un carattere tanto sgradevole.
"cosa ti fa pensare che non sia all'altezza?" chiede dunque il novellino, portando le mani sui fianchi, nel tentativo di darsi un tono.

il supereroe sbuffa, scuotendo la testa, e non sembra sapere bene da dove cominciare.
"il tuo atteggiamento, la tua superficialità, il modo in cui cammini. perfino il tuo nome è ridicolo, perché dovresti chiamarti hamster?" prende ad elencare, e l'altro alza un dito, indietreggiando.
"è hanster." lo corregge.
"prego?"

l'altro eroe, hanster, aggrotta la fronte, e delle piccole pieghe gli incrinano la maschera.
"è 'hanster', non hamster. sbagliano tutti, ma è un gioco di parole. il mio cognome è han, e-" fa per continuare, ma il castano lo interrompe, scuotendo la testa, le palpebre spalancate.
"fermo. mi hai appena detto il tuo cognome?" gli domanda, convinto di aver capito male. spera, di aver capito male. l'altro non sembra capire il perché della sua espressione scioccata, e annuisce, sbattendo le ciglia con sguardo assente e piuttosto confuso.

"mi chiamo han jisung." afferma, orgoglioso. minho si schiaffa una mano sul viso, con tanta forza da farne rimbombare il suono.
"non ci voglio credere, farò finta di niente." borbotta sfiatato, come interamente prosciugato della propria energia vitale. jisung alza gli occhi al cielo, dandogli una pacca sulla spalla.
"come sei drammatico, siamo entrambi eroi, mi sembra giusto conoscere le rispettive identità." dice, scrollando le spalle con nonchalance.
"tu sei?" domanda poi, piegando la testa da un lato. minho sospira.

"stanco, molto stanco." è la sua risposta, e si preme l'attaccatura del naso tra le dita, mentre l'altro sbuffa, scocciato.
"noioso, molto noioso." fa lui, scimmiottandolo. il castano chiude gli occhi.
"sei così immaturo." piagnucola, esausto.
jisung fa schioccare la lingua contro il palato, arricciando le labbra con aria indisposta, e si passa una mano tra i capelli, tirandoli all'indietro.
"continui a insultarmi, neanche mi conosci." si lamenta, guardandolo con fare arrendevole.

l'occhiata dell'altro lo fa rabbrividire.
"penso di averti inquadrato alla perfezione." replica, pienamente convinto delle sue parole.
quell'han jisung è testardo, vanitoso, un combina guai certificato che cerca solo un po' di gloria, e ci metterebbe la mano sul fuoco.
"e non ti lascerò giocare a fare l'eroe nella mia città." conclude, guardandolo dall'alto di quei pochi centimetri grazie ai quali lo supera.
"non sai niente di me." è la risposta dell'altro, che tende le braccia lungo i fianchi e stringe i pugni.
"sarei un ottimo eroe. sono coraggioso, sono forte." afferma.

minho mantiene la stessa smorfia diffidente, ma la abbandona nel momento in cui lo vede assumere una sorta di posa sopraffacente.
"posso provartelo. combattiamo." propone il più basso in un ultimo, disperato tentativo di riscattarsi, e l'altro alza un sopracciglio, allontanandosi da lui di qualche passo.
"non combatterò contro un ragazzino." dichiara, tirandosi indietro dallo scontro, ma jisung non demorde. non ha intenzione di tornare a casa senza prima aver dimostrato la sua forza.
"hai paura di perdere?" lo istiga dunque, e l'eroe sa che è una trappola, non è certo così ingenuo. ma se lo sa, perché è pronto ad accettare?
"come vuoi, vediamo di cosa sei capace."

se quello che serve per metterlo al suo posto è una lezione, l'imbattibile lee know sarà pronto a dargliela.





𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora