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"due supereroi, due criminali ed un giornalista entrano in un ospedale: ma questa, non è una barzelletta."

il puntuale, ed a tratti anche un po' inglese, umorismo di shin yuna, la dolce brunetta del meteo, l'ha diligentemente accompagnata per tutta la durata del suo periodo di sostituzione al ruolo di reporter di punta, prestando il suo sorriso a trentadue denti al famoso canale cinque. questa sera, il suo volto è incupito da uno strato di angoscia, e le sue labbra, pitturate di rossetto, sono tirate in una linea dritta, seria, mentre tiene uno dei microfoni della produzione tra le dita.

"ci troviamo nel policlinico centrale di manhattan, dove il giornalista lee felix è stato ricoverato d'urgenza. non abbiamo novità circa le sue condizioni." afferma, indicando l'ospedale alle sue spalle, e si stringe nel cappotto bianco, che la protegge dal pungente vento di quella gelida notte. ad accompagnare le sue parole, le sirene delle ambulanze nei dintorni, e gli strepiti della folla accalcatasi nel padiglione. la giornalista sospira, proseguendo con il suo discorso.
"il reporter è stato scortato all'interno dai nostri amati supereroi locali, lee know ed hanster. alle loro calcagna, per motivi a noi incerti, il noto criminale hwang e colui che parrebbe il suo tirapiedi, il cui nome, rimane momentaneamente ignoto." annuisce, accigliandosi.

e su queste note, minho sospira, afferrando il piccolo telecomando grigiastro che giace sul tavolino da caffè ai suoi piedi, e spegne la televisione, lasciando così che la sala d'attesa del policlinico nel quale si trovano, cada in un silenzio tombale. non saprebbe dire, precisamente, da quanto tempo stanno aspettando; potrebbe trattarsi di minuti, così come di ore, magari sono passati tre giorni e non se n'è reso conto. la stanza è vuota, le finestre sbarrate e la pallida luce del lampadario a muro riflette sui divani in pelle verdognola sui quali siedono, con le mani in mano. di tanto in tanto, il clamore delle ruote delle barelle ed il cigolio delle scarpe degli infermieri lungo il corridoio li distrae. è un miracolo, che il personale non abbia lasciato salire la stampa.

hyunjin, tra tutti, pare il più preoccupato. si mordicchia le pellicine attorno alle unghie, picchietta insistentemente il piede contro il pavimento, ed ogni dieci secondi, il suo sguardo va a posarsi su una porta azzurra, chiusa.
"non doveva rimetterci lui." mormora infatti, per l'ennesima volta nel giro di un quarto d'ora, ed in reazione al suo tono mogio, jisung sente la mano del suo fidanzato stringersi in un pugno, mentre la accarezza nel tentativo di tranquillizzarlo. per quanto delicato, il tocco del bruno non sortisce l'effetto desiderato, e minho si volta.
"smettila, non hai alcun diritto di piangerti addosso. vorrei ricordarti che se felix è lì dentro, è solo per colpa tua. dio, non vedo l'ora di arrestarti, più tardi." sputa acidamente, indicando bruscamente la porta, per poi sospirare, nell'istante in cui le dita di han si infrangono trai suoi capelli, intimandogli di abbassare la voce. il criminale, stanco di sentirsi rimproverare, digrigna i denti e scuote il capo.
"lo so, e mi dispiace." risponde, ricambiando quel tono tanto spinoso con uno ancor meno accomodamento. nella discussione, li accompagnano gli sbuffi disinteressati di seungmin, intento a sfogliare una rivista. è tranquillo, ha un buon presentimento.

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora