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nel momento in cui i due supereroi vi si fiondano, a seguito di una corsa a perdifiato lungo la rampa di scale, gran parte della sontuosa sala d'ingresso del rinomato albergo è ormai irrimediabilmente circondata dalle fiamme, fuoco che danza sulle costose decorazioni per la festa, fumo nero che rende l'aria irrespirabile e una visione chiara pressoché impossibile.
gli invitati corrono verso la grande porta, si accalcano, si spingono, e la classe che li ha finora contraddistinti dai cittadini medi li abbandona.

lo sguardo di minho si accende d'ira, i suoi occhi neri come il petrolio, rigonfi di disprezzo, posano intransigenti come mai sulla mortificata figura di jisung, fermo sul posto. si sente divorare dall'interno, come avesse uno di quei ripugnanti vermi solitari a rosicchiargli le pareti intestinali, e vorrebbe gettarsi sulle proprie ginocchia e vomitarlo fuori, accompagnato da un profluvio di offese ai danni di quell'incapace con cui è costretto ad avere a che fare. se non fosse stato per lui, sarebbe intervenuto in tempo.

"questa è tutta colpa tua." lo accusa, digrignando stizzito i denti, e l'altro manda giù un groppo formatoglisi in gola.
"mi dispiace." riesce a dire, portandosi le mani tra i capelli. dopodiché continua a parlare, borbottando qualcosa, tenta di condividere con lui l'improvvisato piano che gli è venuto in mente, ma lui non gli concede neppure un briciolo della sua attenzione. piuttosto, decide di gettarsi con impeto tra la folla di persone per aiutarli ad uscire dall'edificio, dandogli un unico, preciso ordine, con un tono tanto gelido che avrebbe quasi potuto spegnere l'incendio da sé.
"occupati del fuoco." e l'eroe in rosso non può che obbedire, con la coda tra le gambe.

raggiunge allora la calca, spingendo tutti ad evacuare immediatamente la sala, tentando di rincuorarli, e promettendo di sistemare la situazione. loro lo ascoltano, si lasciano tranquillizzare dalle sue promesse e seguono le sue indicazioni mentre lui cerca di accertarsi che ci siano tutti, controllando scrupolosamente quel centinaio e passa di persone. yang jeongin, con gli occhi fuori dalle orbite e l'aria ancor più spaesata del solito, gli passa accanto e lo afferra per un braccio. l'eroe lo guarda, turbato.
"lee know! felix è sparito!" balbetta lui, preoccupato. lee know separa le labbra, guardandosi attorno, e sembra collegare immediatamente i puntini.
l'incendio è doloso, ed è un diversivo.
si allontana bruscamente dalla folla.

gli vibrano di nuovo le orecchie, quando una familiare risata si aggiunge al frastuono nell'ingresso, e si volta di scatto. una figura, alta, slanciata e caratterizzata da un singolare colore di capelli, un carminio sanguinario, lo osserva dall'alto, in cima alla rampa di scale gemella a quella usata poco prima dagli gli eroi. il moro serra le labbra, stringe i pugni, e il suo viso si accartoccia su se stesso come un foglio di carta in una smorfia furibonda.
"hwang." tuona, e l'altro si piega in un piccolo inchino, sorridendo cordialmente. hanster, spente finalmente le fiamme, si volta ad ammirare, con un po' di confusione, quel teatrino.
"ci credi che non mi hanno invitato? maleducati, avranno pubblicato almeno una dozzina di articoli su di me." mormora dispiaciuto il criminale, sfiorandosi le labbra con il pollice. sul suo volto, come sempre, nessuna maschera, nessun trucco per renderlo irriconoscibile, è tanto fiero del suo aspetto quanto lo è della sua sublime mente criminale.
"dov'è felix." grida, avvicinandosi ai gradini, ma l'altro scuote la testa, arrestando i suoi movimenti con un rumoroso schiocco di dita.

le porte si chiudono con effetto immediato, lasciando fuori ogni singolo invitato, fatta eccezione per loro, e il giornalista dai biondi capelli, dormiente tra le braccia del fidato scagnozzo di hyunjin. seungmin lo tiene saldamente per i fianchi, a mo' di sposa, immobile dinanzi l'ingresso sigillato dell'albergo, e minho lo squadra con apprensione, senza muoversi di una virgola.
"cosa gli hai fatto?" chiede.
jisung lo affianca, e il suo sguardo saetta da un volto sconosciuto all'altro, indeciso sul da farsi. cerca conforto negli occhi dell'eroe più esperto, che però, sembra tanto stordito quanto lui.

è la prima volta che si trova faccia a faccia con la sua nemesi, solito tramare nascosto nella sua tana, è piuttosto inusuale non avere a che fare con un video o un ologramma bluastro. è lì, in carne ed ossa, seppur per poco.
"quello che sto per fare a voi." ghigna.
dopodiché, lancia con aria annoiata un ordigno in ferro dalla forma cilindrica, che rotola lentamente fino ai piedi dell'eroe, senza neppure un'ammaccatura sulla dura superficie.

l'oggetto lampeggia di un'accesa luce verde, e prima ancora che entrambi i supereroi possano studiarla meglio per capire di cosa si tratti, ne fuoriesce un vapore biancastro che si diffonde velocemente nell'aria. quando lee know solleva lo sguardo, di hwang, seungmin e felix non sembra esservi più traccia, e tossisce mentre sente le palpebre farsi pesanti.

jisung si trasforma velocemente, e l'altro, barcollante, non capisce bene di quale animale abbia preso le sembianze. lui oscilla come un castello di carte quando il vento soffia forte, e come esso, cade. ciò che ricorda, prima di perdere completamente i sensi, è il dolore di un paio di zampe con artigli affilati che gli graffiano la pelle, e il fragore dei pezzi di vetro di una finestra che viene rotta.

il resto, è come un salto nel vuoto.





𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora