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per le sei di quello stesso pomeriggio, l'apparizione del misterioso ragazzo dalla maschera rosso fuoco sembra essere diventata la notizia del giorno; quotidiani, giornalisti e conduttori televisivi non parlano d'altro, tutti animati dal medesimo entusiasmo e dalla stessa inevitabile, accesa curiosità.

"la domanda è sulla bocca di tutti: new york ha un nuovo supereroe?" sono le parole di una donna dai capelli raccolti in una lunga treccia al notiziario, mentre guarda dritto in camera con un sorriso smagliante ed aria emozionata. minho raddrizza la schiena, seduto sul suo divano color senape da una quarantina di minuti circa, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo severo puntato verso lo schermo. fuori è buio, piove, ed ogni luce nel suo piccolo appartamento è spenta.
l'inquadratura si sposta, la signorina viene sostituita per qualche istante da un uomo sulla soglia della mezza età, ha una barba ispida e brizzolata, ed un paio di grossi occhiali neri appollaiati sul suo grosso naso aquilino.
"a parer mio, ne avevamo bisogno. è una città grande, dopotutto, e questo 'hamster' sembra sapere il fatto suo." annuisce alle sue stesse parole, e lei, nuovamente in diretta, gli ammicca convinta, squittendo come scossa da un'improvvisa scarica di adrenalina.

al che minho, immusonitosi, afferra il telecomando ed abbassa immediatamente il volume della televisione, accavallando una gamba sull'altra. un supereroe basta e avanza, specialmente se quell'eroe è lui; nessuno conosce tanto a fondo la grande metropoli, nessuno ha la sua stessa morale inattaccabile, nessuno è degno di difendere i suoi concittadini tanto quanto lo è lui. e non si tratta di invidia, di fama o quant'altro, teme solo che quel ragazzino possa rivelarsi, come immagina, un fallimento come tanti e che rischi di mettere a rischio non solo la sua vita, ma anche la buona immagine dei supereroi di tutto il mondo.

non è la prima volta che qualcuno tenta di seguire le orme del celebre protettore di new york, se avesse un dollaro per ogni scalmanato in calzamaglia che ha cercato di emulare le sue gesta eroiche, non si vedrebbe costretto a starsene nell'economico buio di casa sua, accenderebbe ogni luce senza riguardo per la bolletta. tuttavia, nessuno aveva mai avuto i poteri, questa è una grande, rischiosa novità.

quando i suoi occhi tornano sullo schermo, la trasmissione in diretta sembra essere cambiata, ed un giornalista locale armeggia con il suo microfono mentre dietro di lui, sul ciglio del marciapiede, un gruppo di passanti resta fermo ad osservare attentamente il cielo. minho recupera il telecomando, incuriosito, ed alza il volume di qualche tacca, posando le mani sulle ginocchia. 
"-e siamo già al secondo gesto eroico della giornata! non è incredibile? prego, ci racconti com'è andata!" annuncia l'inviato, recuperando un discorso iniziato poco prima, e passa poi il testimone ad una donna anziana, che si aggiusta velocemente i capelli grigiastri prima di parlare. sorride allegramente, stringendo il manico di un ombrello viola che la ripara dalla leggera pioggia.
"certo! un uomo mi aveva rubato la borsetta, poi il nuovo eroe è apparso dal nulla, si è trasformato, l'ha inseguito, e me l'ha restituita!" racconta entusiasta, brandendo la propria borsa arancione come un tesoro prezioso, per poi elogiare i tanti pregi di questo nuovo, misterioso paladino della giustizia.

minho aggrotta le sopracciglia, e nel momento in cui riconosce la zona dalla quale è partita la diretta, si spoglia di quei superflui vestiti che nascondono il suo costume e si fionda fuori dalla finestra con la sua felina scioltezza. ritiene sia giunto il momento di scambiare quattro chiacchiere con questo nuovo fenomeno, capire le sue intenzioni, e cosa sia venuto a fare nella sua città.

salta tra un grattacielo e l'altro, corre di palazzo in palazzo alla velocità sovrumana per la quale è predisposto, e si guarda attorno con attenzione, alla ricerca di quello sfavillante costume rosso sotto la pioggia. il suo istinto lo guida, e lo segue come un autista fa con il navigatore della macchina, affidandosi ciecamente a quel prurito alla punta delle orecchie, che si fa più fastidioso quando raggiunge il quartiere del servizio televisivo.

recupera fiato per qualche istante, prima di tornare a squadrare le ombre attorno a sé, indeciso sul dove dirigersi. allora chiude gli occhi, tenta di concentrarsi, di visualizzarlo; è vicino, molto vicino, riesce a percepirlo.
ed è talmente preso dallo spremersi le meningi da non sentire dei passi farsi più vicini a lui, fin quando qualcuno gli schiaffa improvvisamente una manata sulla spalla e colto di sorpresa, gli afferra il polso, scaraventandolo senza il minimo ritegno contro il cemento del tetto dell'edificio sul quale si trova.

"che dolore!" bofonchia lo sconosciuto, in una smorfia. lee know corruccia la fronte, quando lo riconosce. la sua tutina carminio risplende nonostante il buio, e si abbassa alla sua altezza, lo afferra per il colletto, costringendolo a guardarlo dritto negli occhi.
"non farlo mai più." lo avvisa, austero. l'altro alza le mani, deglutendo mentre annuisce con vigore, e lo osserva, nervoso, senza dire nulla.
"sono lee know." si presenta, squadrandolo.

poi lascia bruscamente la presa, e torreggia sulla sua figura ancora atterrita, posando le mani sui fianchi e gonfiando il petto.
"sono il protettore di new york, l'unico, protettore di new york." continua poi, riservandogli un'occhiata torva, mentre le gocce gli bagnano i capelli castani e scivolano indisturbate lungo il suo petto, rivestito di grigio. l'altro non sembra ascoltarlo, concentrato piuttosto sul suo aspetto.
"lo so." dice, ignorando il suo sguardo.

la sua espressione agitata svanisce, al suo posto, un ghigno gli incurva le labbra.
"ti facevo più alto." afferma, con fare serio, come colto dall' impellente bisogno di farglielo sapere. l'eroe spalanca le pupille, scioccato.
"come, scusa?" boccheggia.

l'altro si alza, sgranchendosi le gambe.
"ti ho riconosciuto da lontano, ci tenevo ad incontrarti." ammette poi, tendendo la mano nella sua direzione, con fare professionale.
"immagino tu abbia sentito parlare di me. d'altronde, oggi ho fatto colpo sull'intera città." strizza un occhio, in attesa di una stretta che mai sarebbe arrivata, ma non demorde.
"mi adorano già tutti." aggiunge poi, con un mezzo sorriso. minho posa lo sguardo sulle sue dita magre, ed alza un sopracciglio, per nulla impressionato.
"ho notato." si limita a dire, incrociando le braccia al petto, al che l'altro ritrae la mano, indispettito.
lee know prende un respiro profondo.

"vieni con me."



𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora