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le personalità più forti, indipendentemente da buone o cattive che siano, hanno una caratteristica comune, che li rende semplicemente tali: l'assenza assoluta di alcun tipo di punto debole. e se lee minho non è mai realmente stato un buon supereroe, allora, hwang hyunjin è sempre stato un pessimo supercattivo.

alla minima lamentela che sfugge alle labbra del suo prezioso ostaggio, le sue orecchie si rizzano ed interrompe qualunque attività lo stia impegnando in quell'istante, pronto a dedicarsene, seppur con falsa indifferenza.
"che farei, per prendere un po' d'aria." è infatti il mormorio di felix, intento, come suo solito oramai, ad osservare pigramente alcuni degli schermi che anche hyunjin, al suo fianco, studia con meticolosa attenzione. nulla pare accadere, nulla di interessante viene ripreso dalle telecamere sparse per la città da ore oramai, e distrarsi per qualche istante non porterà a nulla di male. perciò, quel bisbiglio che il giornalista ha creduto essere passato inosservato, riceve inaspettatamente la sua risposta.

il rosso sembra quasi dispiaciuto, il suo tono di voce è basso e gutturale, un sospiro.
"non posso lasciartelo fare, sai che non posso." risponde, incrociando le braccia al petto mentre distende di poco lo schienale della sua imponente sedia girevole, quel trono sul quale siede ogni giorno, e lì trama.
"lo so, infatti non te l'ho chiesto." replica a sua volta felix, annuendo serenamente. non si aspetta certo che il suo rapitore lo porti a fare una passeggiata fuori da quel losco covo come fosse un cagnolino, avrà pure perso la testa per il biondino, ma non è mica un idiota.
"ti vedo piuttosto pallido, oggi." afferma poi l'altro, osservandogli il viso come fosse un dottore, pronto a diagnosticargli una grave carenza di vitamina d. il volto chiaro dell'altro, si corruccia.
"forse perché non vedo la luce del sole da giorni?" controbatte, alzando un sopracciglio.

in effetti il suo colorito è piuttosto biancastro, come lo sarebbe quello di chiunque, se passasse una settimana rinchiuso in una stanza senza finestre né spiragli di luce. hyunjin sbuffa.
"credo di averti viziato un po' troppo, sai? non tutti gli ostaggi sono fortunati come te." sbadiglia, portandosi le mani dietro la nuca per sorreggersi mentre chiude gli occhi, assonnato, e l'altro si ritrova a sospirare a sua volta, dovendo concordare con il criminale. sono piuttosto rari i privilegi concessigli, quando si è prigionieri di un malvagio di fama internazionale come lui; felix si gusta i suoi tre pasti al giorno, la sua porzione di frutta che seungmin riesce a recuperare ogni mattina, guarda la televisione ed è coinvolto in conversazioni che, se le intrattenesse con qualsiasi altro criminale di new york, si concluderebbero con un coltellaccio premuto contro la sua bocca impertinente.

"hai ragione." concorda, incrociando le braccia al petto. il fuorilegge sbatte le ciglia, voltandosi.
"sì?" ghigna, orgogliosamente.
"sì, mi tratti piuttosto bene." fa quindi spallucce il giornalista, alzando gli occhi al cielo. è così inusuale, il tipo di rapporto che li lega, ma ad entrambi sembra andare piuttosto bene.
"mi conosci, sono un gentiluomo, alla fine della giornata." ridacchia l'altro, giocando con alcune delle sue ciocche cremisi, lisce e curate. felix si concede, per qualche secondo, di ammirarlo.
"scommetto che tratti così tutti i tuoi ostaggi." scherza, in preda alla noia alla quale è sottoposto, che l'altro è sempre pronto ad abbattere con la sua innata teatralità ed un paio di battutine di circostanza.
"geloso?" risponde, quindi, divertito.
"da morire, per favore, dimmi che sono l'unico." recita, ed il suo tono è incrinato da una finta disperazione, gli riesce meravigliosamente.

hwang si da un'occhiata attorno, accavallando una gamba sull'altra, mettendosi comodo.
"sei l'unico, in effetti. mai avuti altri ostaggi, dovrei provare, di tanto in tanto." constata, assottigliando lo sguardo.
"sarebbe anche ora. ti supplico, fallo." implora il biondo, congiungendo drammaticamente le mani a mo' di preghiera, rivolte ora verso il soffitto. il criminale allunga gli angoli delle sue labbra piene in un ghigno, immediatamente pronto a rimangiarsi ciò che ha appena detto, e si prende qualche secondo per fare mente locale.
"ma gli altri sono così noiosi, tremano, urlano, piangono. con te è più facile, sei fatto per essere il mio ostaggio." dichiara, socchiudendo nuovamente le palpebre, ma con la coda dell'occhio, continua ad osservare il profilo di felix, che increspa la punta del naso.
"è la cosa più dolce che mi abbiano detto, come sei romantico, hwang." mormora, ironico.
"solo con te, felix."

l'ingresso di seungmin pone fine a quel buffo teatrino, ed entrambi si guardano mentre l'assistente del criminale, gli posa uno scatolone pieno di ferraglia accanto ai piedi, scusandosi per l'interruzione con aria furba. l'attenzione di hyunjin si sposta, per decisamente poco, sulle cianfrusaglie metalliche che gli sono state consegnate, e con un cenno, indica al bruno di sistemarle nel suo personale laboratorio.

quando tornarmi ad essere soli, felix tossicchia, prendendo poi un respiro profondo.
"senti, per caso hai pensato a quella cosa che ti avevo chiesto di fare?" domanda, ed il cambiamento nel suo modo di fare, improvvisamente docile e realmente supplichevole, porta l'altro ad accorarsi.
"cioè? rispondere a quel frignone del tuo operatore di ripresa con una diretta nazionale?" chiede lui, chiudendo la mano destra in un pugno per sorreggervici il proprio mento. felix solleva le sopracciglia, evitando di dargli contro per aver definito il suo caro amico un frignone, e decide piuttosto di annuire, passivamente.
"proprio quello, ci hai pensato?" dice.

non è di certo in cima alla sua lista delle priorità, una diretta nazionale che abbia il semplice obiettivo di consolare un cameraman piagnucoloso, ma sembra talmente importante per felix che, magari, può posticipare gli altri suoi piani. dopotutto, che può accadere di male?

"lo farò. te lo prometto." afferma, quindi, amareggiato senza alcuna apparente ragione, ed il giornalista, stranito dal suo tono inspiegabilmente mogio, cerca ulteriori conferme in una domanda della quale, probabilmente, conosce già la risposta.
"e posso fidarmi della promessa di un criminale?" sussurra, piegando il capo da un lato, tentando di riallacciare quel contatto visivo che il fuorilegge ha precedentemente sciolto. gli occhi dolci di felix lo catturano, di nuovo, e la sua espressione resta invariata, vagamente seria.
"non sono un criminale come gli altri, se ti do la mia parola, allora puoi fidarti." giura.
l'altro annuisce, riassumendo con compostezza la precedente posizione, ancorando le spalle contro lo schienale della sua sedia.
"allora, grazie." bisbiglia, grato.

hyunjin sospira, prima di rimettersi alla tastiera, dando il via, così, alla lunga procedura di infiltrazione nei sistemi e nelle reti della città, pronto ad inserirsi in ogni schermo ed inconsapevolmente, a guidare la sua nemesi ed il nuovo eroe, dritti fino al suo covo.

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora