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"lee minho."

le labbra di jisung si schiudono, scioltesi dalla linea dritta nella quale si sono distese nell'istante in cui il moro ha smesso di baciarlo, allontanando il volto dal suo con sguardo serio e fiato corto. le sue dita, dalla nuca dell'altro scivolano lungo la sue spalle, squadrandolo curiosamente.
"come dici?" sorride lui, piegandosi da un lato, ed i suoi capelli scompigliati ricadono sulla sua maschera rossa, in un colorato contrasto.

lee know prende un respiro profondo, beandosi del calore delle mani dell'altro supereroe sulla sua fredda figura, e si perde di nuovo nelle sue iridi, brune e profonde.
"è il mio nome, lee minho." ammette. han sbatte le palpebre, un ghigno si allarga sul suo viso e la stretta sulle scapole di fa più salda.
"mio dio, sei pazzo? e la tua super-identità super-segreta?" fa, sconvolto, ed arriccia la punta del naso sotto l'occhiataccia del maggiore, che gonfia il petto e gli pizzica una guancia, prima di baciarlo una seconda volta, afferrandolo dal colletto del suo costume per avvicinarlo a sé.
"sei uno scemo, lo sai?" sospira poi, contro le sue labbra, al che jisung scoppia a ridere.
"eccome se lo so." ammicca, riprendendo ad assaggiarlo, passionale, come se la sua bocca avesse il sapore del suo cibo preferito.

passa qualche attimo, qualche secondo, finché quei secondi non diventano minuti nei quali il resto sembra non avere più importanza, ed il silenzio della sera è interrotto dagli schiocchi dei loro baci delicati, timidi. le mani di minho si spostano ai fianchi dell'altro, così come i polpastrelli di jisung tornano ad accarezzare le sue guance fredde, scontrandosi con i bordi della stoffa nera che continua a nasconderne l'identità.
"vorrei tanto sapere altro, non solo il tuo nome." mormora han, sbattendo le ciglia, mentre lo studia con i suoi grandi occhi, e l'altro tace, pensieroso, guardandosi attorno con circospezione. poi, come colto da una scossa di follia improvvisa, minho trattiene il respiro ed afferra le dita di jisung tra le sue, spostando con esse la maschera dal suo volto, ormai spoglio.

la sola idea di rivelare la sua preziosa identità a qualcuno lo ha sempre terrorizzato, ma fino a quel momento, si è trattato solo di ipotetiche ed irrealistiche situazioni, qualcosa che mai sarebbe effettivamente accaduto, come incubi nei quali qualche criminale riesce a spogliarlo della sua copertura. ma adesso che sta accadendo non è poi così tremendo, non vacilla, non teme che lui possa tradire la sua fiducia in alcun modo, ed anzi gli sorride, sollevato. è piacevole, potersi fidare di una persona a tal punto.

il boccheggiare di han lo porta ad abbozzare una risata, divertito dalla sua reazione, e la mano del bruno resta immobile, a mezz'aria, tesa verso di lui come fosse fatto d'oro. poi scuote la testa, guardandosi attorno, ed il buio, per il quale dovrebbe essere grato, in quanto pronto a proteggerli da sguardi indiscreti, diventa il suo nemico. vorrebbe un po' di luce, una lampadina o un fiammifero, qualcosa per fare giustizia ai tratti surreali del ragazzo davanti a sé.
"ma sei bellissimo, che diavolo, non è possibile." geme, sconcertato, accarezzando finalmente il suo viso. ne sfiora il naso, gli zigomi, perfino le palpebre, e lee know si lascia toccare, passivo, con le sopracciglia corrucciate.
"sembri quasi sconvolto." dice, e l'altro si sbraccia, mantenendo tuttavia il tono della sua voce, di norma piuttosto elevato, basso.
"certo che sono sconvolto! guardati!" soffia, assottigliando lo sguardo.

"ma smettila." sbuffa minho, alzando gli occhi al cielo. jisung gli si avvicina un po', attento a non farsi sfuggire neppure il minimo dettaglio di quel viso, incantato dalla sua perfezione.
"no, sul serio, sono davvero felice che dobbiamo indossare delle maschere." borbotta, passandosi una mano trai capelli, raddrizza poi la schiena mentre l'altro piega il capo, e si imbroncia.
"perché?" alla domanda, hanster sospira.
"perché si innamorerebbero tutti di te, ed io sono solo uno, non posso combattere contro un'intera città per te." spiega, fingendo un drammatico svenimento, e per poco non perde sul serio l'equilibrio, dalla sua pericolante postazione, seduto sul cornicione con la schiena rivolta verso il panorama che prima li aveva rapiti.

"idiota." ride il più alto, tenendolo per il polso. jisung sorride, e per l'ennesima volta, preme le labbra sulle sue e si lascia guidare dai movimenti dell'altro, capeggiante perfino in un bacio.
"dovremmo tornare dagli altri." bisbiglia poi, staccandosi a malincuore da quei magneti, ed il più basso annuisce, seppur leggermente restio all'idea di allontanarsi da quell'angolo di paradiso che hanno creato. certo, se si può definire tale un palazzo circondato da fatiscenti abitazioni e muri imbrattati da graffiti offensivi.
"già, forse dovremmo." concorda, sospirando.

ma i due si guardano, poco convinti.
"altri cinque minuti?" propone han, in un ghigno beffardo, al quale minho, per quanto vorrebbe, non riesce proprio a resistere; forse non è poi il migliore supereroe della terra.

"altri cinque minuti."


𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora