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affondando le ginocchia contro il gelido pavimento del tetto, lee know si aggrappa alle spalle dell'eroe caduto. così come le sue frementi mani, le labbra gli tremano, increspate in una smorfia mentre tenta con delicatezza di sollevare jisung per la schiena, adagiandolo contro il suo stesso petto, e gli accarezza il viso freddo.

"han?" sussurra, spaventato, un paio di volte prima di arrendersi al silenzio che ottiene in risposta, ed il respiro gli si spezza in gola, mentre una singola lacrima gli solca la guancia. hwang resta immobile, in piedi dinanzi quello straziante spettacolo, ed anche lui allunga lo sguardo nella direzione dell'eroico hanster, privo di sensi, e dei suoi amati superpoteri.
"non era così, che sarebbe dovuta andare." mormora, tra sé e sé, nascondendo una punta di dispiacere sotto un tono di voce grave e solenne, lo stesso con il quale prosegue il proprio discorso. il suo nemico, tuttavia, non osa distogliere l'attenzione dal suo amato, ignorando completamente le parole del rosso. non è mai stato tanto vicino alla resa, quanto lo è oggi.
"ma forse, è meglio così. sarai il gran finale." scuote il capo hyunjin, puntando nuovamente la sua invenzione contro il moro, stavolta certo di colpirlo, libero da scudi, privo perfino del desiderio di salvarsi dal suo stesso destino, oramai già scritto. pare anzi accettarlo, stringendosi al corpo del castano.
"stanotte, il sipario cadrà sull'era degli eroi." pronuncia, sollevando il mento.

ma minho spalanca le palpebre, nel momento in cui le dita di han si stringono flebilmente attorno al suo polso, mentre lentamente sbatte le ciglia, senza pronunciare una parola. non ha bisogno di parlare, lo conosce, sa bene cosa gli sta dicendo: di reagire, di non fermarsi nonostante lui sia a terra ed anzi, di combattere per lui. non è ancora finita.
"han." mormora di nuovo, a denti stretti, ed alza poi lo sguardo, turpe, verso la sua nemesi, che nel frattempo inarca le sopracciglia.
"ultime parole da supereroe?" domanda lui, alla ricerca di un confronto. l'eroe serra le labbra, sibilando una risposta che il rosso non è in grado di sentire, allora gli si avvicina, indispettito.
"alza quella voce, lee." ordina.
al che, lee know si spoglia di quel pietoso atteggiamento, sostituendolo con tutta la rabbia che hyunjin è riuscito ad aizzare in lui. lascia che la schiena di jisung torni ad arenarsi contro il marmo, mentre lui tossicchia e recupera coscienza di sé, seppure indebolito, e si prepara alla rivincita, all'attacco. a fiato corto, tuona.
"se vuoi fermarmi, dovrai uccidermi."

forte ed agile come neppure lui stesso ha mai creduto di poter essere, gli si getta addosso, scaraventandosi contro di lui con tutto il suo peso e, in un sonoro tonfo, lo atterra. lo stringe per le mani, tentando di strappargli via quel suo maledetto marchingegno ma la sua presa è ferrea, tanto quanto lo è la sua determinazione. specchiati l'uno negli occhi dell'altro, i loro volti riflessi sono complementari, entrambi dilaniati dalla furia, dalla sete di vendetta, mentre ansimano affaticati nel tentativo di sovrastarsi a vicenda. ma dovrebbero fare più attenzione, con una simile arma tra le dita.
"stronzo, non sei niente, senza questa sottospecie di giocattolo." ringhia minho, sfiatato dall'immane sforzo nell'istante in cui riesce, seppur per poco, a stabilire un predominio sull'altro, agguantando l'oggetto della contesa. ma hyunjin si alza, e stringe i palmi attorno le falangi nere del supereroe, pronto a lottare per recuperarlo. fasci di luce rossa sfuggono al telecomando, nelle volte in cui per errore, senza accorgersene, ci premono e lo attivano.
"perché, tu sei qualcosa, senza i tuoi poteri?" sputa, altrettanto rabbioso.

ed è quasi una danza, certo piuttosto scoordinata, e ben poco romantica, ma si susseguono gli stessi movimenti, ritmicamente.
"non vedo l'ora-" sospira il moro, strattonando l'altro verso di sé, che per poco non cade a terra, riuscendo comunque a restare in piedi.
"di sbatterti in prigione, verme." continua.
altri raggi si scontrano indisturbati contro gli angoli di quel tetto, sporcando di cenere il pavimento quando lo colpiscono, e seungmin allenta la presa da felix, rifugiandosi da quelle saette verso la stessa porta di ferro dalla quale è entrato. il giornalista, libero dalla sua presa, ne approfitta per avvicinarsi all'eroe rosso, tentando di aiutarlo a riprendersi, nonostante abbia le mani legate. han sta bene, non è più supino, e ricambia il rincuorante sorriso del biondo, apprezzando il suo tentativo di consolarlo per aver perso un'importante parte di sé.

"capo!" chiama seungmin, alzando la voce per farsi sentire, ma viene ignorato. hyunjin e minho sono troppo presi dal loro scontro, per far caso a qualunque altra cosa li circondi, perfino del fatto che uno dei guizzi luminosi abbia appena colpito un'altra persona. e che effetto può mai avere, una macchina creata per privare qualcuno dei suoi poteri, su di un comune cittadino? un urlo li riporta alla realtà, squarciando la bolla nella quale sembravano essere rinchiusi, ed il marchingegno cade atterra, diventando improvvisamente insignificante.
"felix?" è un soffio, che lascia le labbra di han nel momento in cui tenta di svegliare il reporter. felix è a terra, apparentemente esanime.
"felix!" minho li raggiunge, sedendosi al fianco del proprio fidanzato, mentre lo guarda, scioccato.

hyunjin, terrorizzato, indietreggia. sente la testa girargli, il respiro farsi pericolosamente pesante e crede di sentirsi peggio di quando vide suo padre venire ammanettato davanti ai suoi occhi. stavolta, la colpa è sua.
"dannazione, non sento il battito." dichiara lee know, preoccupato, dopo averlo sciolto dalla corda ed aver premuto l'indice contro il polso del reporter, riscontrandone una cocente delusione, ma non è un dottore, e non è neppure tanto lucido, in questo momento. lancia un'occhiata al suo nemico, e non ha bisogno di dirgli niente, perché il pentimento è cristallino nel suo fuggevole sguardo. pur avendo la sua parte, in quel torto, quella specie di telecomando non lo ha certo inventato lui. che ciò che è avvenuto al suo felix sia una sorta di punizione divina?
"lo sento respirare." scuote la testa jisung, ancora un po' fiacco, tentando di alzarsi.
"credo sia un po' come se l'avesse colpito una scarica elettrica, dobbiamo chiamare un'ambulanza, o portarlo in ospedale." annuisce poi, incitando il moro a prenderlo in braccio. vorrebbe rendersi utile, magari trasformandosi, ma non può più. è così stanco, così debole.

seungmin approfitta del disordine per afferrare il suo capo per l'avambraccio, trascinandolo con sé verso le scale antincendio, dalle quali spera di fuggire. eppure, hyunjin oppone resistenza.
"capo, andiamocene ora che sono distratti." insiste il suo assistente, deciso a scappare via dai loro crimini per l'ennesima volta, e ricominciare con un nuovo piano tra qualche settimana. il rosso resta immobile, di nuovo.
"tu va, seungmin. io resto." dice, ed il corvino è sempre più convinto che abbia perso il senno della ragione. insomma, fin dove può spingersi una semplice cotta? vale davvero la pena?
"cosa?" borbotta infatti, stralunato.
"non posso lasciarlo, non-" balbetta, e hwang hyunjin non balbetta, non se l'è mai concesso. e mentre il panico si dilaga sul suo viso, seungmin annuisce, tenendolo per le spalle.
"se te resti, io resto con te, capo." dichiara, fedele, e l'altro non potrebbe essergliene più grato. se esistesse il primato di peggior criminale nella storia, hwang lo vincerebbe.

allora, i malviventi si avvicinano agli eroi, pronti a seguirli fin dove porteranno felix. chi non è pronto alla loro compagnia, è invece lee know, giustamente. non appena li nota, supera jisung, che zoppicante, si lascia coprire.
"cosa pensi di fare, hwang?" sibila infatti, mentre stringe le mani attorno agli arti del biondo, a mo' di sposa tra le sue braccia, ignorando il modo in cui la sua nemesi deglutisce, ed il suo travagliato sguardo. si rende conto, di quanto sia ridicolo, ma se c'è in gioco la salute, la vita di lee felix, non ha più tanta importanza.
"voglio assicurarmi che stia bene." dice.
han alza un sopracciglio, magari è troppo buono, o magari ha semplicemente la capacità di leggere bene le persone, ma sente la sua sincerità. lui non serba il rancore che hyunjin si aspetta, non a tal punto da non credergli. minho, però, è furioso, nero di rabbia e profondamente offeso dalla presunzione del criminale.
"mi prendi in giro? credi sia un idiota?" gli urla contro, pronto ad un terzo combattimento, se necessario. ma il rosso scuote la testa.
"no, io-" sospira, racimolando coraggio, e quanto ce ne vuole, per ammettere la sconfitta.
"lee know, io mi arrendo. arrestami pure."

gli eroi si scambiano un'occhiata, carica di confusione, ed essa aumenta nel momento in cui hwang si inginocchia, supplichevole.
"ma per favore, lasciami venire con voi."


𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora