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"cos'è quel muso lungo?"

minho non avrebbe classificato la sua attuale espressione sotto la categoria dei musi lunghi. crede anzi di essere stato piuttosto discreto, mascherandola con la sua solita indifferenza, nel momento in cui ha rimesso piede nel locale di christopher e changbin, verso le sei di quella stessa sera, sfiancato dall'allenamento da lui stesso imposto. ma nulla sfugge al moretto tutto muscoli al bancone, un po' annoiato dalla sua giornata fiacca.

l'eroe alza un sopracciglio, prendendo posto sullo sgabello in attesa che l'altro gli legga nel pensiero, passandogli un bicchiere vuoto.
"nessun muso lungo." risponde, i suoi occhi ancorati saldamente alle gocce di grappa che ne riempiono il fondo, due dita a malapena.
"andiamo, parlane con lo zio changbin. che succede?" sospira l'altro, come un grande amico, offrendogli tempo, nonché qualcosa da bere. allora, lee know assottiglia lo sguardo.
"qualcosa mi dice che sai bene cosa succede." risponde, ingoiando l'alcolico in un unico, breve sorso, e changbin non può non annuire.

sgombra quindi la superficie del bancone, facendo spazio ai suoi gomiti, adagiati con leggerezza contro di essa mentre si sorregge il mento tra le mani, pensieroso.
"già, jisung ci parla un po' di tutto." ammette, in un sorriso di circostanza, al ricordo di han sconvolto e scosso da un brusco attacco di panico, tanto fuori di sé da non voler ascoltare neppure l'opinione dei suoi amici più cari.
"e non siete arrabbiati con me?" sbuffa l'altro. non ha molta voglia di parlarne, a dirla tutta, specialmente con chi ritiene non essere in grado di capire le sue motivazioni, ma changbin è sempre stato molto più sveglio di quanto dia a vedere, a primo impatto.

il barista scuote la testa, raddrizzando la schiena, improvvisamente indolenzita.
"sei lee know, siamo ammiratori." è la sua unica spiegazione, che pur facendo storcere il naso al moro, la da per buona, e torna silenziosamente a guardarsi intorno. changbin, tuttavia, non è ancora soddisfatto, dalla conversazione.
"sai, io sembro un tipo tosto, ma so essere molto profondo." aggiunge, allungando un occhio in direzione dell'altro, che si ritrova a ricambiare la sua espressione vaga con una confusa, piegando lievemente la testa da un lato.
"va bene?" mormora, smarrito.
"han è un ragazzo sensibile, l'hai ferito, impedendogli di partecipare alla missione." dice il più basso, improvvisamente diretto, arrivando dritto al punto. minho sbatte le ciglia, di farsi fare la paternale da un comune civile non ne ha assolutamente voglia, ma si trova nel suo bar, ha bevuto dai suoi calici, e christopher si è chiuso in uno sgabuzzino senza finestre, fermo davanti allo schermo di un portatile solamente per fargli un favore, portargli rispetto è il minimo.
"se fossi al mio posto, capiresti." si limita a sussurrare, con tono stanco.

changbin comincia allora a camminare, raggiungendolo dall'altro lato del bancone per sedersi sullo sgabello libero al suo fianco.
"ascolta, lee know." enuncia, paziente.
"io gli voglio un bene dell'anima, ma ji non è mai stato molto sveglio, perciò, lui non l'ha capito. io e chris, al contrario, ci siamo fatti un'idea." dichiara, con ferma convinzione, tanta da portare il supereroe a mordersi il labbro inferiore, teso.
"capito cosa?" chiede, impaziente.
"che vuoi solo proteggerlo." il moro fa spallucce, serenamente, e l'altro non può fare a meno che minuscolo sotto il suo sguardo compassionevole, un'emozione totalmente nuova, fastidiosa, e trova terribile il fatto che uno sconosciuto sia stato tanto in grado di leggerlo dentro.
ma forse, non è stato così discreto, come ha creduto, ed una maschera può essere in grado di celare un'identità, non i sentimenti.
"non voglio che il piano fallisca." mente, in un vano tentativo di convincere non tanto changbin, quanto, piuttosto, se stesso. purtroppo, nessuno dei due sembra cascarci.

il proprietario del posto gli posa una mano sulla spalla, comprensivo, e sorride impacciato.
"hai paura che possa ferirsi, sappiamo che ci tieni. ti si legge negli occhi." confessa, indicando le sue iridi scure, e minho non vede più alcun motivo per cui dovrebbe continuare la sua messa in scena fallimentare, che cali il sipario.
"e che dovrei fare? lasciare che corra il rischio solo perché l'ho offeso?" borbotta, prendendosi la testa tra le dita, combattuto sul da farsi. changbin annuisce, incrociando in tutta fretta le marmoree braccia al petto.
"lui è forte, saprà cavarsela anche in situazioni di pericolo, devi solo fidarti, ti sorprenderà, come ha già fatto."

in effetti, han jisung è sempre riuscito a stupirlo, in un modo o nell'altro. sono sempre stati in due, in questa missione, e minho deve ammettere che all'idea di continuare senza di lui, gli si stringe lo stomaco. hanno cominciato assieme, ed insieme finiranno, la sua fiducia se l'è meritata, dovrà solo mettere da parte la sua apprensione.
"sei piuttosto convincente, sai?" sospira, alzandosi bruscamente dallo sgabello, finalmente pronto a risolvere la situazione.
"lo so, è la mia specialità." ridacchia l'altro, annuendo tra sé e sé, sa bene quali bottoni premere per far girare gli ingranaggi. minho prende un piccolo respiro, prima di farsi coraggio ed incamminarsi verso la porta.
"sai dove, insomma, hai capito."
"sul tetto di casa sua."

con somma gratitudine, lee know abbozza un sorriso e si gira un'ultima volta, la mano già prontamente allacciata alla maniglia.
"grazie, changbin. e mi raccomando, aggiornateci, se ci sono novità." lo saluta, chiudendosi la porta alle spalle dopo un gesto del capo dall'altro. non sa cosa gli dirà, né come lo farà, ma una cosa è certa.

sarà sincero, in tutto e per tutto.


𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora