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il fragore della ferraglia non è mai stato tanto forte, neppure in un cantiere edile o in ferramenta, quanto lo è questo pomeriggio alle orecchie di lee felix mentre osserva silente ed annoiato la televisione. a pochi passi dalla sua sedia, hyunjin se ne sta ricurvo sulla propria scrivania, ad avvitare con un cacciavite quello che sembra essere un semplice dischetto di ferro. l'assordante sbattere di un martello proviene da una porticina sul retro, dietro la quale seungmin sta riordinando alcuni ordigni.

il biondo sospira, aggrottando le sopracciglia quando appare un servizio del suo canale cinque, circa un ingorgo stradale. a sorreggere il microfono, una moretta dai capelli lunghi.
"non ci credo! mi hanno sostituito con shin yuna!" boccheggia, indicando lo schermo ora che finalmente ha un minimo di mobilità, mentre il bacino e le gambe restano legate alla poltroncina. hwang solleva lo sguardo.
"mi si sostituiscono con una giornalista da meteo, incredibile." borbotta poi, mentre il rosso ridacchia, voltandosi nella sua direzione con un mezzo ghigno e le braccia conserte.
"temi che ti rubi il lavoro?" domanda.

e felix scuote la testa, ovviamente non contempla neppure lontanamente l'eventualità che qualcuno gli soffi il posto da reporter di punta, non avrebbe il minimo senso: lui è lee felix, il migliore giornalista di new york, nonché l'unico in grado di strappare due parole al più amato eroe della città. è insostituibile, intoccabile.
"mai, sono solo scioccato che abbiano messo una del meteo al mio posto." risponde allora, e il criminale annuisce, riprendendo a lavorare.
"quando tornerò, gliene dirò quattro."

a quelle parole, il ricercato non può non alzare un sopracciglio, sopprimendo un altro sorrisetto, e si gratta il mento con sguardo divertito.
"quando tornerai? sei così certo che quei due ti troveranno?" lo schernisce, beandosi dell'alzata d'occhi dell'altro, che sbuffa e si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"ma certo, e non vedo l'ora." annuisce, ricambiando il suo sorriso beffardo con uno ancor più dileggiatore. hyunjin si porta una mano al petto, stringendo con forza i suoi abiti di ecopelle nera, mentre sul suo viso si staglia una smorfia dolorante e sbatte le palpebre.
"che male che mi fai, felix. è davvero un colpo al cuore, lo sai che mi ferisci così?" tossicchia. seungmin, che nel frattempo è uscito dalla stanza con dei bulloni tra le dita, li guarda e sbuffa, arrendevole. sono proprio senza speranze, pensa.

il biondo stringe i denti, e scuote la testa.
"mi dispiace, sai che starò sempre dalla parte dei buoni." ammicca, arricciando il naso.
"ma io sono buono." boccheggia falsamente hyunjin, sbattendo con noncuranza le ciglia, mentre il giornalista scoppia a ridere.
"questo lo so." sospira, ripresosi. l'attenzione di felix torna nuovamente agli schermi, e si schiarisce la gola, quando sente lo sguardo dell'altro carezzargli il profilo con discrezione.
"però devo ammetterlo, ci stanno mettendo parecchio. perché non gli dai una mano?"

la domanda lo porta a piegare il capo da un lato, e la sua capigliatura cremisi si scompiglia sulla sua fronte, proseguendo imperterrito a contemplarlo, con un piccolo broncio. le sue dita, delle quali sembra aver perso il controllo, s'infrangono trai capelli dell'altro.
"dargli una mano?" soffia, interrogativo.
felix deglutisce, rabbrividendo. non ha paura, per quanto la voce del criminale, di tanto in tanto, riesca a toccare corde che ne arrestano i movimenti, non ha mai creduto realmente a quella malignità di cui tanto si sente parlare. è una persona annoiata, vendicativa.
"insomma, non stai fabbricando tutte queste trappole per quando arriveranno?" borbotta allora, indicando alcuni degli arnesi sulla scrivania di hyunjin, e gli annessi schemi.
"sì?" risponde, e il biondo rilassa le spalle, quando il tocco dell'altro si fa più delicato.
"e come faranno ad arrivare se non gli dai una mano a trovarti?" chiede, curioso.

allora, hwang sospira e si allontana, tornando ricurvo sulla sua sedia e si mordicchia il labbro inferiore, con nervosismo. non ha intenzione di semplificargli il mestiere, non stavolta.
"lee know si vanta di essere tanto sveglio, voglio vedere se lo è davvero." sibila, afferrando una penna per apportare una leggera modifica su uno dei fogli dispiegati dinanzi a lui. dopo qualche secondo di silenzio da parte del giornalista, decide di voltarsi, trovandolo incantato davanti ad una delle televisioni.
"che guardi?" domanda, allungandosi per dare una sbirciatina anche lui.

le braccia dell'altro si stringono al suo stesso busto, ed inarca le sopracciglia.
"quello è jeongin." sussurra, indicando con tono basso il suo collega stranamente in diretta. jeongin odia l'attenzione e l'apparire in televisione, per questo ama il suo lavoro.
"il tuo cameraman?" fa il rosso, attento.
"operatore di ripresa." viene corretto.
hyunjin sbuffa, indispettito.
"dovrebbe importarmi?" farfuglia a sua volta, ma l'altro ignora la sua piccola provocazione, concentrato su quello che il suo operatore di ripresa ha da dire, con i lacrimoni. non ha bisogno di chiedere all'altro di alzare il volume, perché lui ha già afferrato il telecomando, come
leggendogli nel pensiero.

le parole del ragazzo giungono alle loro orecchie come balbettìi sconnessi, mentre si stringe nella sua stessa camicia, seduto sulla sedia di uno studio televisivo, del quale sembrerebbe essere l'ospite. al suo fianco, una signorina con un piccolo microfono attaccato al maglione.
"è che.." biascica, afferrando un fazzoletto.
"sono così preoccupato per lui. non chiedo certo di sapere dove sia tenuto in ostaggio, mi basterebbe sapere che sta bene." piagnucola, e gli spettatori lì presenti bubolano, compassionevoli. hyunjin si guarda attorno.
"ma sta piangendo?" s'intromette seungmin, passando per la seconda volta dietro di loro, tanto per ficcanasare un po'.

jeongin spreca qualche altra parola per felix, parla di quanto gli manchi lavorare con lui, di quanto sia incredibile che non sia stato ancora trovato, e di quanto vorrebbe avere notizie, ed il cuore del giornalista è troppo fragile per vedere il suo adorato collega in quello stato. se solo sapesse, che si tratta di una piccola recita.
"hwang, per favore." prega allora, voltandosi verso il criminale, supplicante. hyunjin capisce immediatamente, e scuote la testa.
"assolutamente no."
che figura farebbe, se rispondesse alle lacrime di coccodrillo di un ragazzino? sembrerebbe un debole, ed è l'ultimo dei suoi desideri. ma anche la persona più forte al mondo, ha le sue debolezze, e questo lee know lo ha calcolato molto bene nel suo azzardato piano.
"ti prego, non posso saperlo in quello stato. è come un fratello, per me." scongiura il reporter, sull'orlo del pianto, come per osmosi.

hyunjin sa che non dovrebbe cedere, e sa che un criminale, uno vero, non avrebbe mai ceduto. ma forse, i veri criminali sono tali perché non hanno mai avuto l'occasione di far sorridere lee felix.

allora annuisce, e promette di fare una dichiarazione il prima possibile. cade così, nella ragnatela degli eroi.


𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora