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una volta perfezionata la terza, nonché conclusiva fase del loro infallibile piano, i due supereroi ed i loro affabili cooperatori da remoto, in tutta sicurezza tra le mura del loro locale, sono finalmente pronti per entrare in azione ed arrestare una volta per tutte il criminale dai capelli cremisi.

sono quindi le quattro del sette di sera, e dopo una giornata intera passata ad aggiustare ogni minimo dettaglio affinché il loro diversivo non desti il minimo sospetto, lee know ed hanster si ritrovano ad aggirarsi furtivi lungo i vicoli di una delle zone libere dalle telecamere di hwang, nonché a solo mezzo isolato dal suo covo. il sole è tramontato, il vento soffia, e nonostante il freddo, jisung sente i palmi sudargli da sotto lo strato rossastro del suo costume, nervoso.
"come fai ad essere così tranquillo?" domanda lui, voltandosi nella direzione del suo fidanzato, che nel frattempo, segue la loro mappa.
"abbiamo un ottimo piano, sono certo che funzionerà." gli risponde, serenamente, ma i dubbi del castano persistono.

"e se dimenticassi le battute?" trema infatti, riferendosi a quello stralcio di copione che hanno abbozzato qualche ora prima, una guida su quel piccolo discorso che dovranno urlare una volta accesi i riflettori, un teatrino, per hyunjin. minho ridacchia, scuotendo il capo per poi posargli una mano sulla spalla, accarezzandolo.
"non sei un attore, hannie. te segui la conversazione, affidati all'istinto e andrà tutto alla grande, io mi fido di te." dice. il suo tono è gentile, paziente come mai prima d'ora, e l'altro deve ammettere che questa pacatezza gli si addice parecchio. lui annuisce e sospira di rimando, prima che il più alto continui a parlare.
"inoltre, se quel bambinone di yang jeongin è riuscito a recitare in diretta nazionale, puoi sicuramente farcela anche tu." ammicca, nel tentativo di smorzare la tensione, ed han scoppia a ridere, spintonandolo con un sorrisetto.
"poverino!" esclama.

in quell'istante, i due raggiungono un bivio, lo stesso di cui christopher li aveva avvisati quella mattina durante la loro sessione di pianificazione: sulla destra, una stradina buia con una delle telecamere attive del nemico, il loro palcoscenico. alla loro sinistra, la scorciatoia che in seguito alla piccola recita, avrebbero dovuto percorrere per raggiungere il suo nascondiglio, priva di spie di alcun tipo, in modo tale da preservare un certo effetto sorpresa.
"ci siamo, sei pronto?" chiede minho, accartocciando la mappa tra le mani, e jisung prende un respiro profondo, prima di riservargli uno sguardo sicuro, pronto a dare il via alle danze. dopotutto, è quasi divertente.
"sono pronto." risponde, con convinzione.
"perfetto, un paio di minuti, ed entriamo in scena" lee know ghigna, prima di avvicinarsi al suo collega e confrontarsi per l'ultima volta, sui dettagli della loro operazione.

nel frattempo, privo di preoccupazioni e adagiato con compostezza sulla sua grande sedia girevole in pelle, hwang hyunjin sorseggia da un calice le sue quotidiane quattro dita di vino rosso, di spalle alle sue telecamere. non che ci sia molto da tenere d'occhio, almeno per il momento, e niente lo intratterrebbe comunque allo stesso modo in cui lo fa la parlantina di felix.
"quindi sì, credo che se non fossi un giornalista, sarei un pasticcere." conclude quindi discorso dapprima iniziato, tamburellando contro il bicchiere ormai vuoto che qualche istante fa, ha posato sul vassoio portatogli da seungmin. non ha ancora toccato la sua cena, tanto è preso dalla propria conversazione con il criminale, che lo osserva attentamente e non nasconde un leggero sorriso, piegando il capo.
"non sapevo cucinassi." replica infatti, e felix sospira, facendo spallucce con tranquillità.
"adoro cucinare, ma solo dolci. spesso li porto a lavoro, e non per vantarmi, ma nessuno si è mai lamentato." ridacchia, ricordando con gioia il modo in cui volti dei suoi cari colleghi e amici si illuminavano quando si presentava in studio con quelle sue profumate teglie avvolte di stagnola.

𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐡𝐞𝐫𝐨 𝐫𝐮𝐬𝐡 • 𝐦𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora