3.

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JOSH

Mi sveglio in ritardo lunedì mattina. Ho passato il fine settimana a ogni singola festa di benvenuto organizzata dalla Weston High e ho ancora i postumi.

Ho cercato di evitare mia madre e Aimee il più possibile, riuscendoci per qualche strana ragione. Quando mi preparo per andare a scuola, sono già uscite e la cucina brilla come se fosse appena stata tirata a lucido.

Hanno fatto colazione e la mamma non si è presa nemmeno il disturbo di lasciarmi un po' di caffè. Accetto la sua rabbia, come sempre, ed esco senza fare colazione.

In auto ascolto qualche notizia via radio e fumo una sigaretta, mi sistemo la cravatta della divisa e raggiungo la scuola in venti minuti.

Abitiamo in un quartiere residenziale un po' distante, ma a me piace perché è immerso nel verde e decisamente abbastanza lontano da questa gente idiota con cui sento di non avere niente in comune.

Parcheggio e scendo dall'auto, mi sposto i capelli dalla fronte e mi guardo intorno. Non conosco nessuno dei ragazzi che mi passa accanto, quindi mi incammino verso l'interno.

Saluto qualche ragazza che mi fa i complimenti per la partita di sabato e individuo Betty nel corridoio dell'ultimo anno, sta prendendo un libro dall'armadietto mentre si controlla il trucco nello specchio. Balzo alle sue spalle e mi chino verso il suo orecchio.

«Indovina chi sono?» sussurro.

Sussulta e impreca tra i denti, si volta di scatto e mi picchia una mano sul petto.

«Sei un idiota! Mi hai spaventata».

«Era questo l'obiettivo».

Lancio uno sguardo al suo armadietto e vedo una barretta ai cereali sul ripiano. Odio quella merda, sembra cibo per uccelli, ma il mio stomaco protesta per la fame.

«La mangi quella?» domando.

Betty rotea gli occhi e la afferra, me la spinge sul petto e si volta per richiudere l'anta.

«Mangiala tu, tanto io dovrei rimettermi a dieta» mugugna.

Ci incamminiamo verso l'aula di psicologia e io mastico quella roba disgustosa, prendo un sorso d'acqua dalla mia borraccia e arriccio il naso.

«Questa roba fa schifo, ma cosa diavolo mangi?»

«Non capisci niente» borbotta.

Entriamo in classe e ci sediamo ai nostri posti, battibeccando un po' sul gusto discutibile delle barrette ai cereali.

Betty poggia il suo quadernone rosa sul banco e io prendo il mio dallo zaino. Kane entra in aula poco prima del suono della campanella, mi trova al mio posto e si dirige verso di me.

Sento Betty gemere al mio fianco e cerco di controllare la mia reazione, stringo i pugni sulle cosce e le lancio un'occhiataccia.

«Sta venendo qui?» grida sottovoce.

«Sta venendo da me, datti una calmata».

Because Of HerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora