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JOSH

Il campanello che suona mi butta giù dal letto, è il giorno del Ringraziamento e mi domando chi sia a rompere le scatole di prima mattina. Mi stropiccio gli occhi e mi lancio giù dal letto, per quanto possibile. Mi sento le gambe pesanti e mi manca la forza. Scendo le scale e impreco quando chiunque ci sia appostato lì fuori suona di nuovo il campanello.

«Un attimo, che cazzo» sbotto.

Apro la porta e sbatto le palpebre in preda alla confusione.

«Chandler?»

«Fammi entrare, coglione».

Mi sposto di lato e lo guardo entrare in casa mia e togliersi il giubbotto. È molto cambiato rispetto all'anno scorso, ha smesso di bere e si sta curando con i farmaci giusti dopo essere stato in una clinica psichiatrica. La sua depressione l'ha quasi ucciso, ma è ancora qui e sembra più sano che mai.

«Cosa ci fai qui di prima mattina?» borbotto.

«Josh, sono le tre del pomeriggio».

Lancio uno sguardo all'orologio alla parete e soffoco un'imprecazione. Non mi ricordo granché di quello che ho fatto quando me ne sono andato da Mitch, credo solo di aver vagato per la città fino a stamattina poi il mio cervello ha avuto un blackout, come un abbassamento di tensione. Mi avvicino al lavello della cucina e apro il rubinetto, mi lavo la faccia e me la asciugo con uno strofinaccio.

«Va' a farti una doccia, così poi possiamo parlare».

«Non sei mio padre, Chandler».

«No, ma ti prenderò a calci nel culo se dovrò farlo».

Stringo le mascelle e me ne vado perché non ho la forza di litigare. Mentre salgo le scale, lo sento trafficare in cucina con padelle e posate. 

Mi infilo in bagno e apro l'acqua della doccia, mi butto sotto il getto e mi sento subito meglio quando l'acqua calda mi scioglie i muscoli. Mi passano per la testa le immagini di ieri sera e arriccio le labbra in una smorfia. 

Il sesso con Billie, la polvere, Betty che mi parla... non sono soddisfatto di nessuna di queste cose, ma non so come gestire questa situazione e non voglio neanche farlo a dire il vero. Continuare così è molto meglio, più sicuro. Devo solo cercare di non far notare a nessuno che c'è qualcosa che non sta funzionando in me, mantenere alto il mio rendimento in campo. 

Chiudo l'acqua ed esco dalla cabina, mi avvolgo un telo intorno ai fianchi e vado in camera a vestirmi. Mi infilo una tuta in fretta e torno al piano di sotto, i capelli ancora bagnati. Il profumo di uova mi giunge alle narici da metà scala, trovo Chandler intendo a cucinare. 

Spegne il fornello e sistema nel piatto quelle che sembrano uova e pancetta, mi versa un bicchiere di succo d'arancia e spinge il piatto verso di me insieme a una forchetta.

«Mangia».

«Piantala di darmi ordini» borbotto.

«Non sei nella posizione di poter protestare, ti stai comportando come un idiota».

«Grazie, è un piacere sapere di avere la tua stima».

Mi concentro sul piatto e quando metto in bocca il primo boccone quasi gemo di piacere, non mi ero reso conto che stavo morendo di fame. Chandler si china sul bancone, i gomiti poggiati sul ripiano e gli occhi fissi su di me.

«Sei inquietante» .

«Che cazzo stai combinando, Josh?»

Il tono è dannatamente serio. Chandler è sempre stato un po' criptico durate il suo anno alla Weston High, aveva un sacco di segreti e di problemi, ma questo tono glaciale non è una sorpresa. Di solito mette a disagio chiunque, compreso me.

Because Of HerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora