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BETTY

La Weston High perde contro la Royal, anche se Josh ha giocato meglio di chiunque altro fosse in campo. Ha dato tutto se stesso, tentando di tamponare la situazione dove gli altri non riuscivano ad arrivare. 

Ho fatto il tifo per lui dagli spalti, urlando il suo nome e agitando le mani per la frustrazione quando i suoi sforzi venivano vanificati. Aveena mi ha guardata in modo strano per tutto il tempo, come se fossi io quella strana e non lei che trova assurdo che io faccia il tifo per quello che dovrebbe essere il mio ragazzo. 

Non capisco che problemi abbia. Tifare per Josh alle sue partite, tra l'altro, non è uno sforzo. Quando mi sbraccio nella folla per urlare il suo nome, non sto fingendo. Sono la persona più sincera del mondo.

Arriviamo alla festa della Royal quando tutti sono già ubriachi, è a casa di un tizio che pare essere il capitano della loro squadra e si tiene in una villa così grande che per muovermici dentro devo usare Google Maps. 

Certa gente ha una vita così privilegiata da essere nauseante, mentre guardo i pavimenti in marmo e i soffitti alti con i lampadari di cristallo riesco solo a pensare a quanto freddo sia questo posto.

«Vado a prendermi una birra».

Mi volto verso Josh e inarco un sopracciglio. Non beve mai quando siamo in giro insieme, perché sa che deve guidare e che io rompo le scatole. Lo seguo in cucina dove prende una bottiglia di vetro dal ripiano e la apre, ingollandone metà tutto d'un fiato.

«Bevi qualcosa, Betty?»

«L'acqua va benissimo».

Mi ignora e mi spinge la sua bottiglia tra le mani. lo fisso con un sopracciglio inarcato e lui mi sfida a controbattere, cosa che ovviamente faccio.

«Cosa stai facendo?»

«Bevi, lasciati un po' andare».

«Come torniamo a casa?»

Mia madre è a casa stasera, il che dovrebbe rendermi felice, ma sono così preoccupata che non sia in grado di prendersi cura dei suoi figli da non riuscire a calmarmi. Continuo a controllare il telefono ossessivamente.

«Guidi tu».

«Non ho la patente, Josh».

«Suppongo che ti toccherà chiamare un taxi o dormire qui con me» mormora. «Ora bevi, Bets».

Gli strappo la bottiglia dalle mani con rabbia e me la porto alle labbra, è di pessimo umore e lo posso capire dato che so quanto si allena per ottenere quella borsa di studio, ma non c'è bisogno di fare lo stronzo indisponente. 

Mi pulisco la bocca con il dorso della mano e i suoi occhi si incatenano alle mie labbra, le stesse che ho posato proprio dove lui aveva messo le sue per bere. Quando me ne rendo conto, arrossisco violentemente. 

Gli restituisco la bottiglia e lui la afferra, beve il resto del contenuto e i suoi occhi restano su di me. I miei, invece, non si staccano dalla sua gola. Vedo il pomo d'Adamo ondeggiare ogni volta che deglutisce e mi si stringe lo stomaco. 

Quando finisce di bere, prende un'altra bottiglia e la stappa, poi mi prende per mano e mi porta fuori dalla cucina. Stringo il suo palmo nel mio e la facilità con cui mi sto abituando a farlo mi fa venire il mal di stomaco.

«Andiamo a cercare gli altri».

«Hai intenzione di ubriacarti stasera, vero?»

Alza le spalle e non si volta nemmeno a guardarmi. Quando raggiungiamo un salone che da su un giardino illuminato, troviamo alcuni membri della squadra che parlano con altri ragazzi della scuola che non conosco. 

Because Of HerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora