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JOSH

«Ieri hai giocato bene, puoi sempre dare di più. Vale lo stesso per la scuola, tua madre dice che ti stai lasciando andare».

Lancio uno sguardo a mio padre e mi limito a ingozzarmi con il cibo. Si è presentato a casa nostra senza avvisare ieri, prima della partita. Mi ha fatto incazzare così tanto che ho giocato come un animale, sfogando tutta la frustrazione in campo. 

Il coach dice che sono inarrestabile quest'anno, vorrei tanto che fosse lo stesso per ogni ambito della mia vita. Sono un perdente in tutto il resto, l'unica cosa che mi riesce è giocare a football. E mio padre sta cercando di rovinarmi anche questo. Passerà il fine settimana in città e ha portato me e Aimee fuori a cena, mia sorella si sta già addormentando con la faccia nel piatto quindi io sono il bersaglio di tutte le stronzate che gli escono di bocca.

«Non ho bisogno che tutti me lo ricordiate» borbotto.

La scuola ha mandato una lettera a mia madre per avvisarla del fatto che i miei voti fanno schifo, per la maggior parte. Sono stato ampiamente informato della situazione di persona, il fatto che io non ne parli con nessuno non significa che non ne sia consapevole.

«Quindi cos'hai intenzione di fare? Se ti trasferissi a Nashville...»

«Non verrò a vivere con te, ad ascoltarti scopare con la sorella di mamma e gemere come il porco quale sei. Preferisco ripetere l'anno».

«Josh» sibila.

Aimee poggia le manine sul tavolo e la sua testa ci scivola sopra mentre le palpebre si chiudono. L'ha portata in giro tutto il giorno e ora è esausta. Non si degna nemmeno di toglierla dal tavolo, sono io che me ne preoccupo. La sollevo tra le mie braccia e la sua testa è sul mio petto ora.

«Josh» sussurra.

«Sono qui, scricciolo. Dormi, tra poco andiamo a casa».

Papà mi fissa con un'espressione dura, seccato dal modo in cui gli ho rubato la scena.

«Non puoi continuare così, devi studiare».

«Sto già studiando, cosa pensi che faccia?» sbotto.

Odio che tutti continuino a dirmi che basta solo studiare, per me non è così. Sono consapevole che molte persone con i miei stessi disturbi si sono laureate e hanno una carriera di successo, ma questo non fa che farmi sentire peggio. 

Non riesco a concentrarmi, a iniziare a fare anche solo una semplice azione. Non riesco a leggere in modo fluido, a volte non capisco un cazzo di ciò che leggo perché la mia mente si disconnette, e all'ultimo anno il carico di studio è troppo elevato. 

Si sta accumulando così tanto che sta diventando una montagna. Vorrei solo spegnere tutto, smetterla di sentirmi inadeguato. Sono buono solo a giocare a football e rischio di perder anche questo perché sono troppo stupido.

«Posso pagarti un tutor, possiamo risentire il dottor Black e chiedere di ricominciare con il Ritalin».

«Lascia perdere».

«Josh».

«Ho trovato un tutor» mento. «Una ragazza dell'ultimo anno, è molto brava e ha una media impeccabile. Mi aiuterà a studiare».

Betty è sul serio la mia unica possibilità al momento. Mio padre inarca un sopracciglio.

«Scopare e studiare non sono la stessa cosa».

Mi irrigidisco.

«Sei disgustoso. Non siamo tutti viscidi come te, sai?» mi alzo e stringo Aimee tra le braccia. «Riportaci a casa»

Esco dal locale e non gli rivolgo più la parola fino a quando non ci riaccompagna a casa. Metto Aimee a letto ed evito le domande di mia madre, mi infilo le scarpe da corsa e corro al piano di sotto. Sono così nervoso che mi pulsano le tempie.

«Dove vai?»

Mamma mi segue fino alla porta d'ingresso e mi osserva infilare una felpa più pesante. Le temperature stanno calando e, benché di giorno faccia ancora abbastanza caldo, di sera inizia a fare freddo.

«A correre».

«Josh, è buio e inizia a fare freddo. Perché non torni dentro? Guardiamo un film».

«Sto bene, ho bisogno di correre».

Non le do il tempo di rispondere, chiudo la porta e mi allontano, correndo nel buio. Inizio con un'andatura lenta e regolare, oggi non mi sono allenato e ho ancora alcuni dolori dalla partita di ieri. Attraverso alcuni quartieri e osservo le abitazioni con le finestre illuminate dalle luci. 

Mi domando se le persone li dentro siano felici e soddisfatte della loro vita o se come me si sentano inadeguati. Corro e raggiungo il centro, i miei passi rallentano quando sbuco davanti al cinema. Sono sudato e inizio ad avere caldo, non so se la causa sia l'auto di Kane poco distante. 

È sabato sera e lui e Betty sono lì dentro, da soli. Ieri nello spogliatoio ho aspettato che venisse a dirmelo, ma lo stronzo si è comportato come se niente fosse. non ha ritenuto importante informarmi che avrebbe portato la mia ragazza al cinema, la cosa mi ha reso chiare le sue intenzioni. 

Non so come sia possibile, non ci siamo impegnati troppo in questa storia, ma credo che Kane abbia abboccato. Betty è diventata scopabile, improvvisamente ha attirato la sua attenzione e la colpa è solo mia. 

Bravo coglione, ottimo lavoro. 

Stringo i pugni in tasca e mi impongo di allontanarmi da lì, di non comportarmi come uno stalker. Torno indietro e imbocco di nuovo la strada di casa. Mi rendo conto solo quando mi fermo di nuovo che sono stato fuori un'ora e mezza, ma non ho sonno e non sono troppo stanco. 

Decido di andarmi a sedere al ruscello, il mio posto sicuro. La mia oasi di pace. Raggiungo la piccola radura e sospiro di sollievo nel trovarla vuota. Mi abbandono sull'erba umida e mi porto le ginocchia al petto, gli occhi fissi sull'acqua. 

Penso a Betty e Kane e sento lo stomaco stringersi. Prendo il telefono e decido di mandarle un messaggio.

Josh: Sono al ruscello. Non ho sonno e sono uscito a correre. Se vuoi, quando ti riporta a casa, ci vediamo così mi racconti com'è andata.

Aspetto che mi risponda, ma non lo fa. Betty visualizza il messaggio, ma non risponde, e io rimango seduto lì come un povero idiota a fissare l'acqua scura.

***

Buon lunedì! Come state? Vi aspetto come sempre nei commenti e vi ricordo  che potete trovare Dear Willa su Amazon! Devo recuperare ancora un po' di commenti, scusatemi ma purtroppo non sono stata bene, ma li leggo sempre <3

Love, 

Thea

Because Of HerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora