Cap.20 - una servetta ciarlona

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Jane seguì Mandy mentre saliva gli ampi gradini della sontuosa scalinata di marmo che portava al primo piano. 

-Questa è la vostra stanza, miss Cawley.

Mandy entrò, ritirò le tende in modo che il sole morente illuminasse l’ambiente e gli arredi, poi s’inchinò.

-Desidera qualcos'altro, miss Cawley?

-Sì.

Jane decise di approfittare della presenza della servetta per conoscere la storia del castello e del suo proprietario. Mandy si era dimostrata molto ciarlona ed ella pensò che fosse semplice con qualche domanda innocente scoprire qualche dettaglio in più.

-Se non ti dispiace -sorrise-mi piacerebbe sapere qualcosa sul fantasma.

La servetta apparve lieta di essere interpellata su quella faccenda perché subito rispose:

-Eleanor! È il nome del fantasma.

-Vuoi dire che lo spettro è una donna?

-Sì, miss Cawley. Eleanor è, o meglio era, la moglie del marchese George Risewell vissuto più di seicento anni fa.

-E perché il suo spirito vagherebbe nel castello senza pace? C’è un motivo?

-Oh sì, miss, la marchesa morì suicida e la sua anima dannata iniziò subito a tormentare il marito che dopo pochi mesi si suicidò anche lui.

Jane era sempre più incuriosita. Stava per fare un’altra domanda quando dalla porta rimasta aperta apparve la governante che sbirciò la servetta con la solita aria di biasimo.

-Oh mrs Dorothy!- esclamò Mandy -stavo solo spiegando a miss Cawley…

-Ci penso io, adesso -la interruppe la nuova venuta e muovendo la mano le fece cenno di sgombrare, al che la ragazza s’affrettò ad uscire.

-Mi dispiace -intervenne Jane preoccupata che la cameriera venisse rimproverata a causa sua -Sono stata io a fare qualche domanda a Mandy. Spero non sia un problema.

La governante scosse il capo sorridendo.

-Mandy non ha bisogno di domande per chiacchierare -spiegò. -Il marchese chiarirà tutti i vostri dubbi, miss Cawley. 

Allungò la mano e le porse un barattolino di vetro e attese che Jane lo prendesse.

Di fronte al suo sguardo interrogativo si sbrigò a spiegare.

-Il marchese vi prega di mettere l’unguento nella cicatrice, miss Cawley. È il gel di una pianta grassa chiamata aloe che aiuta a rimarginare le ustioni. Dovete metterne un po' adesso e poi domani mattina. 

Jane assentì lievemente stupita che il marchese fosse così ansioso di aiutarla. Pensò che forse voleva evitare che i bambini si spaventassero troppo.

-La metterò subito- promise.

-Lo riferirò al marchese.

La governante s’inchinò per salutarla.

-Mrs Dorothy!

Jane la richiamò quando già la donna aveva varcato l' uscio.

-Sì, Miss Cawley?

-Vi chiedo scusa ma sono sprovvista di camicia da notte. Quei pochi indumenti che portavo nella valigia purtroppo mi sono stati rubati. 

-Il marchese mi ha già avvisato e ha provveduto-precisò la governante con un sorriso che voleva smorzare l' imbarazzo della ragazza -dopo cena troverete sul letto la camicia da notte che il marchese ha scelto per voi tra il guardaroba della sorella. Lady Jennifer aveva pressappoco la vostra taglia.

Un' altra gentilezza che lasciò Jane a bocca aperta. Un marchese che si preoccupava con tale puntigliosità dei suoi bisogni era cosa non rara ma unica. In fondo lei chi era se non una semplice istitutrice? Certo, sua madre era nobile ma quell' uomo non ne era a conoscenza. E in ogni caso si era presentata a lui come una persona priva di beni, povera insomma. Che avesse qualche scopo nascosto per comportarsi così? E perché un uomo del genere, bello e gentile, non era sposato? 

Volò alla finestra e contemplò all' esterno le distese d’erba rasata del giardino delimitate da alberi d’alto fusto e vegetazione lussureggiante. Il paesaggio era immerso nell’aria grigiolina della sera illuminata ancora dagli ultimi raggi sanguigni del tramonto. Jane si sentì al sicuro. Ragionò fosse difficile per Lord Corbeld riuscire a rintracciarla in quel luogo. Come poteva immaginare che fosse ospite di un illustre personaggio come il marchese di Hatfield? 

La stanza le piacque. Era molto ampia.
Al centro spiccava un caminetto rettangolare delimitato da una cornice di marmo bianco. Tutte le pareti erano rivestite in carta da parati con disegni delicati di fiori su sfondo giallo pastello tranne il soffitto che era dipinto con lo stesso colore. Il letto, addossato alla parete laterale a sinistra della porta, era in legno di quercia corredato da due comodini. Le tendine che cadevano dal sovrastante baldacchino erano in mussola morbida rossa. Jane si  accomodò sulla trapunta color porpora e notò la cassettiera nella stessa parete. Aprì i cassetti uno per uno che trovò naturalmente vuoti. Poi aprì l’armadio alto e stretto nella parete di fronte dove scoprì delle stampelle e una coperta di lana bianca ripiegata. Accanto alla finestra, nella toilette per il trucco, era sospeso un grande specchio dalla cornice barocca dorata. Un tavolo circolare, uno sgabello e due sedie con imbottitura a fiori sulla seduta, completavano l’arredo. Jane pensò di controllare subito la cicatrice e si recò allo specchio con il barattolino dell'unguento. Era dubbiosa sulla  nuova medicina, datagli da un uomo che ancora non aveva ben inquadrato; ne aveva già provate tante, spesso peggiorando la sua situazione. Infine si decise e aprì il piccolo contenitore, infilò l’indice e prese una minima parte di gel, poi lo passò sulla piaga aperta. La ferita iniziò subito a bruciare ma Jane non si spaventò: era abituata.

Quando mrs Dorothy si presentò per avvisarla che la cena era pronta, Jane seguì la governante in apprensione. Come ringraziare il padrone di casa per la sua premura senza eccedere nella confidenza? Poteva fargli delle domande sul misterioso spettro o doveva attendere che fosse lui a parlarne? Come l’avrebbero accolta i ragazzi? E il marchese, cosa aveva detto loro su di lei? 

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Il fantasma di Hatfield CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora