Cap.18 - ricordi dolorosi

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Il grande portone in ferro si aprì lentamente e un uomo alto e magro vestito impeccabilmente di nero e dai capelli bianchissimi apparve sulla soglia.
La fissò con curiosità e un leggero sorriso.

-Miss Cawley?- domandò.

Jane rimase piacevolmente sorpresa di essere attesa. Giudicò che quell’uomo fosse il maggiordomo e le piacque il suo sguardo bonario. Ricambiò il sorriso e abbassò leggermente il capo.

-Si, sono Julie Cawley- confermò.

-Il marchese la sta aspettando- disse l’uomo e le fece cenno di seguirlo. Si trovò in una sala enorme e lussuosa; Jane le diede una rapida occhiata mentre si affrettava dietro l’alto maggiordomo che si era infilato tra due colonne di marmo grigio sormontate da capitelli dorici. Percorsero un largo corridoio in cui si aprivano diverse porte finché giunsero ad un’ampia stanza rettangolare dove l’uomo le fece cenno di accomodarsi su una poltrona imbottita.
-Il marchese la raggiungerà subito- disse; s’inchinò, si voltò e uscì. Jane riempì d’aria i polmoni. Si sentiva ansiosa e inquieta. Approfittò della solitudine per asciugare ancora una volta la guancia e contemplò preoccupata il fazzolettino bagnato di un liquido giallognolo con striature di sangue. La piaga era molto infiammata e le doleva. Ragionò che doveva seguire il consiglio del cocchiere e farla vedere da un medico prima che peggiorasse troppo. Il rischio era che le venisse la febbre e fosse costretta un’altra volta a restare a letto per molti giorni. Per un attimo il volto maligno del giudice Colbert le riaffiorò nella mente. Ricordò la gioia di quel giorno di tanti anni fa in cui era riuscita ad uscire dalla sua stanza prigione per la prima volta e l’angoscia di non riuscire ad aprire la porta di casa per fuggire. La signora Addams, la governante, si era fermata a guardarla senza dire una parola. Ricordò le sue grida accorate e inutili:

-Per favore, apritemi! Fatemi uscire!

Poi il rumore della chiave che girava nella serratura aveva soffocato la sua speranza: il visconte Colbert stava rientrando! Ricordò la fuga precipitosa nella cantina, la botte vuota in cui si era rinchiusa e il sudore freddo che le ricopriva il corpo. Il terrore le impediva di respirare. Poi quella mano! L’aveva afferrata per i capelli e tirata fuori dall’otre rovesciandolo e trascinandola sul pavimento senza nessuna pietà per le sue grida che imploravano perdono. Aveva continuato a trascinarla su per le scale come uno straccio fino al salone dove delle fiamme sanguigne infernali consumavano la legna nel camino. Aveva preso un ferro, lo aveva immerso nel fuoco e le aveva bruciato la guancia per marchiarla.

-Tu. sei. mia!- Il suo tono fermo e crudele le ribadiva che lei era una sua proprietà. Jane aveva perso i sensi, il dolore era intollerabile e poi le era salita la febbre. La piaga si era infettata, ma lui non aveva chiamato il medico, no. E Jane ne era stata lieta perché il suo unico desiderio era di morire; solo la morte poteva liberarla dall’orribile mostro che la teneva prigioniera.
Si liberò dei ricordi pesanti con un nuovo respiro più affamato d’aria. Il marchese tardava. Come mai?
La stanza in cui era stata portata era enorme. Le pareti più lunghe erano suddivise da un pannello di legno con modanature nella parte inferiore e tappezzate di quadri nella parte superiore. Nelle due pareti più corte il pannello ricopriva interamente il muro. Il soffitto era grandioso, decorato con bassorilievi e dipinti. Jane meditò su quanto dovesse essere ricco il marchese di Hatfield.
D’un tratto sentì delle grida.
-Vattene! Vattene via! Non ti basta quello che mi hai fatto? Perché sei tornata?

Era un uomo che urlava. Poi uno strillo di donna.
Jane rabbrividì e si alzò in piedi. Che cosa succedeva in quella casa?

-Oh! Siete la nuova istitutrice?- Una ragazza si affacciò sulla soglia. Indossava una pettorina bianca e un grembiale candido che la rivelavano come domestica. Jane la squadrò turbata e non rispose. La ragazza ripeté:
-Siete la nuova istitutrice? Siete coraggiosa.

-Che significa?- replicò Jane confusa.

-Siete la prima in tre mesi che ha risposto all’annuncio. Scommetto che non siete di queste parti.

Jane annuì senza capire.
-Perché mi dite queste cose?

-Dopo la morte della precedente istitutrice, nessuno si è più presentato al castello per prendere il suo posto.

-Non vi capisco signorina- insistè Jane scuotendo più volte il capo.-Cosa state cercando di dirmi?

-Oh, io sono Mandy, miss Cawley. E voi sicuramente non sapete che il castello è infestato.

-Infestato?

-Sì, miss Cawley, c’è un fantasma. La precedente istitutrice l’ha visto ed è morta dallo spavento.

Jane accennò un sorriso ironico. Non che non credesse agli spiriti ma non era mai stata terrorizzata dall’idea di incontrarne uno. Lei temeva i mostri in carne e ossa. Quasi sicuramente l’istitutrice aveva avuto un malore e la servitù l’aveva attribuita alla paura del fantasma.

-Non mi credete, miss Cawley?- domandò Mandy piccata.-é tutto vero! Hanno anche fatto un libro sul fantasma di Hatfield Castle e se volete potete trovarlo nella biblioteca di Hatfield!

Jane stava per replicare quando una nuova figura si delineò sulla soglia, una donna matura, di bell’aspetto, che si affrettò ad entrare con aria corrucciata.

-Mandy!- esclamò con tono di rimprovero -Ritorna subito in cucina!

La giovane cameriera sollevò le spalle e obbedì dopo aver fatto una riverenza per salutare la nuova arrivata e l’ospite.

-Sono mrs Dorothy, la governante - si presentò la donna -Vi prego di scusare Mandy, miss Cawley; non fatele caso, è una grande chiacchierona e spesso parla a sproposito. Spero non vi abbia importunata ma la punirò comunque per la sua impertinenza! Il marchese vi chiede perdono per l’attesa ma ha avuto un imprevisto. Tra pochi minuti sarà da voi. Posso offrirvi una tazza di tè?

Jane avrebbe voluto approfondire le informazioni avute dalla cameriera e soprattutto chiedere che cosa fossero quelle grida che aveva udito, ma era solo un’estranea e non voleva in nessun caso apparire indiscreta.

-Vi ringrazio- rispose -accetto volentieri.

-Bene, ve lo porterò subito.
In meno di cinque minuti la governante tornò e poggiò il vassoio con la teiera e le tazzine sul tavolino di fronte al divanetto. Mentre versava la calda e profumata bevanda nelle scodelle, un uomo imponente fece il suo ingresso nella stanza. Jane si alzò subito in piedi ma Dorothy terminò la sua opera di servizio prima di sollevare lo sguardo.
Allora la ragazza capì che la seconda tazzina non era per la governante ma per il padrone.

-Grazie Dorothy - disse quest' ultimo -lasciaci soli.

La governante sorrise e si affrettò ad uscire.

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Il fantasma di Hatfield CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora