Cap.26 - i vestiti buttati per aria

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La visita nella cittadina di Hatfield permise a Jane di conoscere meglio mrs Dorothy e apprezzarne il carattere schietto, la riservatezza e la grande umanità. Dopo aver lasciato la carrozza e Charles in un luogo spazioso e facilmente rintracciabile, la governante, già esperta frequentatrice del posto, condusse Jane nelle viuzze e nei negozietti più forniti e abbordabili per le sue magre finanze. Col suo aiuto la ragazza riuscì in breve tempo ad acquistare due vestiti decenti da poter sfruttare in più occasioni e un po' di biancheria intima. I soldi le furono sufficienti anche per l’acquisto di due paia di scarpe, di cui uno molto comodo e robusto per poter camminare all' esterno in luoghi non proprio pianeggianti. L' unico neo fu la sua cicatrice che come aveva previsto catturò l' attenzione rigida e inquieta delle commesse. Tuttavia nessuna si permise di farle commenti o domande indiscrete, forse per il cipiglio e la solerzia di Mrs Dorothy che, costringendole a sbrigarsi, impediva che si concentrassero su di lei. Una preoccupazione faceva capolino di tanto in tanto nel cervello di Jane: lo zio la stava ancora cercando.  Se fosse arrivato ad indagare in quella cittadina, qualcuno sicuramente si sarebbe ricordato di lei e della sua guancia sfregiata. All' inizio cercò di ignorare la vocina insistente che le suggeriva la prudenza ma poi cedette e per quel che poté si sforzò di evitare di mostrare al mondo il suo lato sfigurato.
Al rientro al castello domandò di poter pranzare con la servitù piuttosto che da sola e dopo le proteste motivate della governante che preferiva mantenere le distanze sociali, la sua preghiera ostinata fu esaudita. A principio ci fu un comprensibile imbarazzo per la nuova commensale, ma la socievolezza e cortesia di Jane in breve tempo conquistarono tutti i domestici che si rallegrarono della sua presenza in mezzo a loro. Solo mrs Dorothy era perplessa, temeva un rimprovero del marchese.

-Non abbiate questa preoccupazione -la rassicurò la ragazza -Se il marchese dovesse venirlo a sapere, sarò io a spiegare di avervi quasi costretto a tenermi compagnia.

Dopo il pasto decise di ritirarsi nella sua stanza per cambiarsi d’abito in attesa della lezione pomeridiana con i ragazzi. Aveva lasciato la porta con la chiave nella serratura quando rientrando da Hatfield era salita nella sua camera limitandosi a depositare le scatole sulla trapunta del letto per poi scendere immediatamente per il pranzo. Dalla porta socchiusa notò subito che era successo qualcosa. Le sue scatole erano state aperte e una di esse era rovesciata per terra. Sconcertata Jane si precipitò all’interno e girò intorno al letto per capire cosa fosse accaduto ai suoi nuovi acquisti. I suoi abiti, la biancheria intima e le scarpe erano sparpagliati per terra, stropicciati e ricoperti di polvere.

-Oh no!- esclamò disperata portando le mani alla testa. -Chi è stato? Chi può aver fatto una cosa così cattiva?

La rabbia impotente le gonfiò gli occhi di lacrime. Era costretta ad indossare lo stesso abito ancora una volta! Sentì bussare alla porta che aveva lasciato aperta e scorse la figuretta sorpresa di Mandy che la scrutava con aria interrogativa.

-Miss Julie - chiamò -Che è successo?

Jane le corse incontro .
-Sei stata tu?- gridò. -Perchè?

Mandy sgranò gli occhi marroni cercando di capire qualcosa.

-Io?- si difese piccata.-Cosa avrei fatto io?

Jane si spostò perché la cameriera vedesse lo scempio dei suoi abiti sul pavimento.

-Santo cielo!-esclamò Mandy. -Ma cos’è tutta questa polvere! Ho spazzato così bene questa mattina!

Si chinò per terra a raccogliere gli indumenti quasi bianchi e cercò inutilmente di scuoterli dalla sabbia finissima che vi era attaccata.

-Oh miss Julie!- strillò corrucciata -Come potete pensare che io abbia fatto una cosa del genere? Che strega quella donna! Non avete ancora capito chi è stata?

Jane la fissò stralunata. Sapeva che non poteva essere stata la servetta ma non voleva pensare a quell' altra.
Ma Mandy non aveva la sua stessa riluttanza.

-È stata Eleanor!-esclamò dando voce ai pensieri peggiori di Jane.

-Perchè?- la ragazza scosse il capo desolata.-Perché mi odia?

-Perché è un' anima dannata!-replicò la cameriera stizzita.- Che motivo avrebbe di tormentare il padrone altrimenti? Un uomo così buono e gentile! Non credete anche voi? Quanto ha sofferto, poveretto! Quella megera gli ha distrutto la vita! E continua ad  apparirgli tutte le notti ma a volte anche durante la giornata! Un altro sarebbe già impazzito di paura ma il padrone le resiste. Per questo è così arrabbiata con lui!

-Oh Mandy!-esclamò Jane -Cosa posso fare? I miei vestiti nuovi sono tutti rovinati!

La cameriera allungò un sorriso. Raccolse ogni capo e lo poggiò sull’avambraccio.

-Non preoccupatevi, miss Julie,- disse. -Basterà lavarli con un po' di attenzione. Ci penso io. Domani saranno come nuovi, vedrete.

Mandy uscì col suo mazzo polveroso sul braccio e Jane fissò quel che restava del disastro.
Raccolse le scatole, le chiuse e le poggiò sulla seduta di una sedia. La trapunta e il pavimento erano imbrattati di quella finissima polvere che il fantasma aveva portato da chissà dove. Sperò che Mandy tornasse a ripulire la stanza nel tempo in cui lei svolgeva la lezione ai bambini. Spolverò le scarpe che ritornarono lucide e le posò sulla pila delle scatole.
Si specchiò rassegnata, si spalmò un po' di unguento sulla gota e poi si pettinò. Con un impeto di dignità decise di lasciare i capelli sciolti sulle spalle: le stavano meglio e camuffavano leggermente la cicatrice. Pazienza se sarebbe sembrata meno professionale.
Quando scese in biblioteca, i ragazzi la aspettavano seduti ai soliti posti. Jane notò subito che erano agitati ma appena la videro si alzarono e le andarono incontro.

-Oggi non ha legato i capelli, miss Julie- le disse Cécile -sta bene così, è molto carina.

Jane le sorrise. Il complimento, anche se lo riteneva esagerato, le recò sollievo.

-Vogliamo iniziare con la canzoncina di stamattina?-suggerì pensando di distrarre i bambini dai loro tristi pensieri.-E poi cominceremo lo studio della grammatica.

Dopo poco più di un’ora di lezione considerò che l’umore dei suoi due studenti non era molto cambiato: i bambini apparivano mogi e nervosi.

-Stasera avete un' espressione contrita- disse - La lezione è stata molto noiosa? Mi farebbe piacere che condivideste le vostre opinioni con me.

Glenn diede una gomitata alla sorella perché parlasse e Cécile inchinò il capo imbarazzata.

-Siamo preoccupati, miss Julie,-spiegò -per lo zio.

-Il marchese?-replicò lei allarmata.
Si accorse di un battito anomalo nel suo cuore.

Perché? Sta male di salute?

Il pensiero che il suo nuovo datore di lavoro fosse in pericolo di vita la spaventò.

Ho solo paura di dover ricominciare a cercare un posto. È difficile trovare un uomo così accogliente.

-Che cos' ha -mormorò tentando di mantenere la voce calma,-è malato?

-Si tratta del fantasma, miss Julie. Lo perseguita tutte le notti. Lo zio non dorme quanto vorrebbe ed è sempre più stanco. Io e Glenn abbiamo paura che muoia.

-Oh non dovete! Vostro zio è un uomo forte.

-Se muore io e Glenn resteremo soli.

Jane si commosse. Quei due poveri bambini avevano perso tutte le figure di riferimento e avevano paura di perdere l' ultima persona al mondo che potesse occuparsi di loro, il fratello della madre.

-Vostro zio vi vuole molto bene, non vi lascerà mai.

Jane sentì crescere nuovamente la rabbia contro il fantasma. Decise che avrebbe fatto qualunque cosa per impedire a quella donna malvagia di continuare a perseguitare quella famiglia i cui componenti le stavano diventando sempre più cari.

🙆Eleanor comincia a tormentare Jane... perché?
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Il fantasma di Hatfield CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora