Cap.29 - un'idea geniale

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-Dormire nella stanza dei miei nipoti?-trasecolò John Risewell -Vi rendete conto, miss Julie, di cosa significa? Non posso e non voglio che Glenn e Cécile partecipino al mio travaglio notturno! I bambini non devono spaventarsi per ciò che potrebbe accadermi!

-My Lord,- spiegò Jane per nulla scossa dalle sue obiezioni -Voi stesso mi avete raccontato che il fantasma vuole vendicarsi dei discendenti maschi dei Risewell. I bambini sono figli del conte Rochester. Eleanor è anche una madre, non li toccherà. E per riguardo a loro lascerà in pace anche voi, se dormirete nella stessa stanza.

John Risewell la fissò con stupore. L'entusiasmo e la determinazione di quella ragazza erano ammirevoli. Tutto ciò che scopriva di lei mam mano che la conosceva aggiungeva virtù alle doti professionali che aveva già individuato. Cominciava a stimarla come persona degna della sua considerazione e non solo. Quella ragazza gli piaceva e molto, anche d'aspetto. Nonostante la cicatrice, che grazie all'unguento mostrava un evidente miglioramento, con le guance accese dal fervore, gli occhi ardenti di luce, era bella, bella e intrepida. Sospirò e cacciò via le elucubrazioni che stava facendo su di lei.

-Voi vi illudete su quella donna, miss Julie.-riprese- Verrà a farmi visita in qualsiasi parte del castello io vada a riposare. E mi distruggerà come ha fatto la notte scorsa. Non voglio che i miei nipoti assistano a ...

Jane lo interruppe con la brama di persuaderlo sulla veridicità del suo ragionamento. Prima di parlare con lui aveva discusso la sua idea con i bambini e sia Glenn che Cécile erano stati entusiasti. Volevano con generosità difendere lo zio dal fantasma.

-My Lord, i vostri nipoti hanno sentito le grida e vi hanno trovato in quelle condizioni! Come potete evitare loro tutto questo! Avete provato, ma Eleanor vi ha sconfitto.

Vi prego, My Lord, -supplicò Jane -Provate! Una notte! Se ho torto, vi chiederò perdono in ginocchio! Ma sono certa che Eleanor vi risparmierà per riguardo ai piccoli! E badate che sono i vostri stessi nipoti che mi hanno chiesto di convincervi.

-Come?- protestò il marchese -Avete parlato con loro di questa faccenda?

-Eh sì, My Lord, dovevo scoprire se fossero favorevoli ad accogliervi nella loro stanza. In caso contrario non vi avrei proposto nulla. I bambini si sono subito resi disponibili. Vi vogliono molto bene, My Lord.

John Risewell capitolò. La fissò senza parole annuendo appena col capo e Jane arrossì per l' intensità benevola del suo sguardo.

-Farò un tentativo, miss Julie,-disse infine.-Spero di non pentirmi di questa decisione.

-Io sono fiduciosa, My Lord. Andrà tutto bene.

***

La giornata era fresca e soleggiata. Dopo il breve dialogo con il marchese, Jane indossò il paio di scarpe robuste che aveva acquistato ad Hatfield e portò i bambini a passeggiare nei giardini. Ordinò loro di osservare con curiosità il paesaggio circostante e di fermarsi su qualche dettaglio perché al rientro a casa avrebbero dovuto descrivere su un foglio di carta ciò che avevano notato. Il compito inedito piacque molto a Glenn e Cécile. Il primo disegnò dei fiori e cercò di imitarne i colori con le matite colorate. Jane gli mostrò come mescolarli per ottenere tonalità diverse o altri colori. Quando Jane vide il disegno di Cécile restò stupefatta: la bambina aveva ritratto se stessa e il fratello presi per mano in mezzo alle farfalle, ma nel disegno c'erano altri due personaggi che svolazzavano in mezzo ai lepidotteri: una donna circondata da un alone giallo sospesa tra terra e cielo e un bambino molto piccolo sopra la sua testa. La donna aveva le braccia scheletriche rivolte verso l'alto e cercava di afferrare il bimbo.

-Chi sono queste persone, Cécile?- domandò la ragazza perplessa indicando con il dito indice le due figure.

Possibile che Cécile avesse dipinto Eleanor con suo figlio? Non l' aveva mai vista! Eppure la donna ritratta con tratti ingenui dalla bambina aveva lo stesso abito nero e i capelli tirati sul capo della persona che lei aveva incontrato più volte e scoperto essere il fantasma del castello.

Cécile alzò gli occhi celesti verso di lei. Restò in silenzio per degli attimi eterni tanto che Jane ripeté la domanda.

-Cecile, chi sono queste persone?

-Eleanor ed Edward, miss Julie- la ragazzina riabbassò gli occhi sul foglio e continuò a colorare le farfalle.

-Tu hai mai visto il fantasma, Cécile?-insisté Jane decisa a capirci qualcosa sulla faccenda. Forse stava esagerando, forse la bambina aveva descritto lo spettro sulla base del sentito dire dai domestici o dallo zio.

-Sì, miss Julie -rispose Cécile senza smettere di colorare -l'ho vista in sogno diverse volte.

-Come sarebbe "in sogno"?

-L'ho sognata.

-Vuoi dire mentre dormivi?

-Sì.

Jane ammutolì stupita. La bambina aveva visto davvero il fantasma in sogno? Ed era realmente un sogno senza alcun legame con la realtà?

-Mi racconti che cosa hai sognato, Cécile?-la pregò dolcemente.

-Eleanor, miss Julie, e anche Edward. Il sogno è sempre lo stesso... Edward vola sempre più in alto e Eleanor cerca di prenderlo, salta sempre più su ma non ci riesce mai.

Jane annuì pensierosa.

-Puoi descrivermi il fantasma? Hai mai visto il volto di Eleanor in un quadro, Cécile?

-No, miss Julie. Gliel'ho detto, l' ho vista solo in sogno.

Jane era perplessa. Se ciò che la bambina aveva sognato era stato influenzato dal fantasma qual era il significato di tutto questo? E se Eleanor stesse cercando ancora il suo figlioletto?

La sera, rientrando dalla cena, scoprì che nella stanza dei bambini era stato aggiunto il letto del marchese. Le venne il dubbio che adesso avrebbe dovuto chiudere a chiave la porta di comunicazione tra la sua stanza e quella adiacente. Si spogliò e indossò la camiciola da notte e la vestaglia, poi si specchiò. La cicatrice era migliorata molto con l'unguento all' aloe e la pelle appariva grinzosa ma asciutta.

Si pettinò i capelli biondi e si accinse a coricarsi. In quel momento sentì bussare alla porta interna.

-Miss Julie, sono Glenn. Posso entrare?

Jane sorrise tra sé. Glenn amava le sue fiabe. Gli consentì di accedere e il bambino aprì la porta.

-Venite a raccontare una storia, miss Julie e a darci la buonanotte?-domandò Glenn.

Jane avrebbe volentieri risposto di sì. Era una gioia per lei essere ricercata e apprezzata dai bambini ma soprattutto sperava con la sua presenza di attenuare il dolore del distacco dai genitori. Tuttavia non poteva farlo. Nella loro stanza avrebbe dormito lo zio e sarebbe stato imbarazzante e sconveniente per lei entrare dove c'era un uomo.

-Credo che oggi mi sostituirà lord Risewell - rispose con un dolce sorriso.-Sono sicura che sia molto abile a raccontare le fiabe.

-Sono spiacente di smentirvi, miss Julie-disse il marchese comparendo alle spalle del nipote in vestaglia da camera. -Temo che la vostra presenza sia necessaria.

Jane arrossì con violenza. Non si aspettava che lui osasse presentarsi nella porta interna e per un breve istante il viso arcigno dello zio Willard le soggiogò la mente.

Non è lui! Non è lui!

Lo fissò per convincersi che non era il conte Corbeld che si introduceva di soppiatto nella sua stanza per farle del male. Era il suo datore di lavoro, Lord Risewell!

-Credete che sia opportuno, My Lord?- domandò imbarazzata.

-Assolutamente sì, miss Julie. Non mi sono mai cimentato nel racconto di favole e non ricordo che lo facesse mia madre. Ecco, vedete, non saprei cavarmela in alcun modo.

Jane ridacchiò per superare l'ansia di oltrepassare quella porta. Sarebbe mai guarita dalla paura? Eppure la sua coscienza continuava a ripeterle che non tutti gli altri uomini erano come zio Willard: aveva l'esempio dell' avvocato Ferguson, c'era sir Dwyer. Perché non riusciva a superare l'angoscia di trovarsi sola con un uomo in situazioni di intimità?

Ci sono i bambini, non sono sola con lui; non ha scopi malvagi, è un uomo buono.

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Il fantasma di Hatfield CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora