Chapter nine: "What are you fucking doing?"
Ero tanto spaventata. Cercavo in continuazione di ricompormi. Non ti succederà niente, pensavo mentre l'acqua che scorreva calda sul mio corpo mi dava un senso di sicurezza.
Forse perché ero terribilmente in ansia, forse perché volevo rimanere ancora con i miei pensieri, ma non volevo proprio uscire da quella doccia, fino a quando mi accorsi che erano passati venti minuti buoni.Dopo essermi vestita con una maglietta lunga e dei pantaloncini un po' pesanti, mi sedetti sul letto della stanza di Harry. Arrivò dopo qualche minuto con una bottiglietta di alcol in mano, mi passò per la mente che magari voleva ancora bere, o che magari si fosse completamente ubriacato, ma in entrambi i casi, la fine di questa serata non sarebbe stata a mio vantaggio. Lui era troppo forte per il mucchio di ossa che ero diventata, i muscoli ormai lavoravano poco e la mia forza si era in pratica dimezzata, come dimostrò la corsa fatta poche ore prima, dove lui ci mise un attimo a raggiungermi.
Si avvicinò cautamente al letto e si sedette dall'altra parte, potevo sentire il suo sguardo bruciare sulla mia schiena. Evitai di girarmi per il semplice fatto che non avevo affatto voglia di guardarlo negli occhi.
"Non voglio correrti dietro mai più." Parlò dopo qualche istante di puro silenzio. I miei respiri erano incredibilmente regolari, mentre lui era sempre e maledettamente calmo. Lui era la calma, quando aveva il controllo, ed era anche difficile che con me lo perdesse. Di nuovo quella sensazione. Quella sensazione di essere una foglia in balia del vento. In balia di Harry."Girati." La sua voce roca riecheggiava per la stanza, e io non potei fare altro che ascoltarlo, dato che era molto incazzato con me. Vedevo dalla finestra l'acqua incessante, dietro la spalla di Harry. Quella stessa acqua che ci aveva bagnati, brutto momento per ricordare che non ero libera. Mi faceva male stare con Harry, era come se...amassi la sua parte dolce, e odiassi la sua parte malvagia. Insomma, io odiavo Harry Edward Styles con tutto il cuore, ma c'era qualcosa di lui, in lui, che mi affascinava terribilmente. Era intrigante, malizioso, odioso, dolce, sexy-tremendamente sexy, scorbutico, agghiacciante e riservato, e in quel momento non seppi spiegarmi perché mi aveva scelto, riuscivo solo a spiegarmi perché ero finita nella sua stanza, mentre mi stava dando degli ordini con una bottiglia in mano e gli occhi furiosi: ero un disastro.
Lui mi si avvicinò, e mi prese la gamba, riuscivo a sentire la scocciatura che provava in quel momento. Esitai, dubbiosa di quello che sarebbe successo al mio povero arto, ma quando mi guardò negli occhi capii che combattere non serviva, e forse perché ero stanca, o forse perché mi faceva paura, la forza abbandonò la mia gamba quando i nostri occhi si guardarono. Prese un panno e ci versò l'alcol sopra, guardai la sua mano e mi pietrificai: una ferita leggermente profonda marchiava il mio ginocchio destro, e il panno bagnato con l'alcol serviva a disinfettarla.
Non appena avvicinò lo straccio al mio ginocchio, temetti davvero molto, ma a pochi centimetri dalla mia ferita si fermò. "Sei stata davvero molto cattiva, mi hai deluso." Commentò, per poi poggiare di colpo quella che mi sembrò una bomba sulla mia gamba. "Cosa cazzo stai facendo?" Urlai, in preda al dolore. Il mio petto si alzava e si abbassava ogni secondo e il cuore pompava all'impazzata. Non trovai altro modo per descrivere precisamente quella sensazione se non puro, vero e semplice dolore. A volte mi sembrava di vedere nel suo volto la disperazione, a volte la felicità, ma non si fermava, superava i momenti di dubbio tenendo quello stramaledetto panno inzuppato di alcol fermo sul mio ginocchio.
Dopo interi minuti di tortura mi abbandonai a Morfeo sul letto di Harry. Non importava né dovè lui fosse, né cos'avrebbe fatto, volevo solo riposare. Aprii gli occhi solo verso le 3 del mattino, non trovando nessuno vicino a me. Da quell'ora in poi, nonostante avessi dormito un paio di ore e gli occhi continuavano ad essere pesanti, non mi addormentai ancora, poiché i pensieri mi avevano assalito. Erano stati giorni pieni di rabbia, risentimento, tristezza, ma soprattutto giornate piene di pensieri: mi soffocavano quando ero cosciente e mi torturavano quando non lo ero. Appena trovavo un momento per stare da sola, i pensieri mi riempivano la testa e lo stomaco.
Quando la mattina successiva Harry entrò non avevo ancora chiuso occhio, ed era una cosa che mi aveva fatto impazzire. Non riuscivo a dormire e mangiavo poco, questo era il vuoto che aveva caratterizzato il mio inizio con Harry. Inizio. Dove sarei andata a finire con lui?
"Cloe." Sorrise, nonostante tutti i torti subiti mi si illuminò il viso non appena lo vidi. In quel momento i miei occhi si chiusero, forse la mia testa mi voleva dare un po' di tregua ora che lo avevo visto. "Ehi, rimani con me." Mi accarezzò dolcemente la guancia, ed era di nuovo quel tocco. "Ti ricordi cos'hai fatto ieri sera?"Stava per staccare la sua mano dal mio viso, ma con uno scatto poggiai il mio palmo sul suo dorso, evitando così che si staccasse definitivamente. Sorrise, riprendendo il moto rotatorio del suo pollice sulla mia guancia. "Non precisamente." Forse per via del sonno, forse per fargli un torto, risposi così.
"Ma almeno qualcosa hai imparato?" Sorrise ancora. Ricambiai il suo sorriso, con un altro sincero. Ero fiera di me, ero davvero forte, sì cavolo, ero fortissima! Il mio fisico non dimostrava niente in confronto alla mia anima. Avevo superato tutto ciò che Harry mi aveva messo davanti ai piedi. Sorridevo a me stessa, come per incorraggiarmi, per sorreggermi, per dirmi che avevo fatto un ottimo lavoro fino a quel momento."Sì. Qualcosa ho imparato." Risposi vaga, anche se quello che pensai di aver imparato era più su me stessa che sui suoi insegnamenti. Era come se stando con lui avessi conosciuto meglio Cloe Susan Ray che Harry Edward Styles, che cosa assurda no?
"Hai fame?" Mi porse la sua mano, ma vedendo che facevo perfino fatica a sorreggermi in piedi, mi prese in braccio e mi portò giù lui dalle scale.
"Sì, ma ho più sonno." Mi poggiò sul divano che era parallelo alla porta della cucina e lui si sedette sul tavolo.
"Facciamo una cosa: tu dormi un pochettino sul divano così che io possa guardarti, poi quando ti sveglierai mangerai, va bene?"Certo, il mio stomaco chiedeva pietà, ma i miei occhi avevano già avuto l'idea di cominciare a sviluppare delle gambe per andarsene in una stanza a dormire. Avevo fame, ero molto affamata, ma ero comunque stanca, nonostante avessi dormito molto in quei giorni. Gli sorrisi, facendo un lieve cenno di approvazione con la testa, dopodiché chiusi gli occhi, il sonno mi rapì mentre un pensiero mi torturava la testa: Harry.
W.S. : Harreh alias Arcangelo Gabriele.
Okay, so che si comporta da stronzo, ma Cloe vede nelle sue azioni da stronzo una specie di luce, gli sembra che possa risalire in superficie.Nel prossimo capitolo comparirà il mio fidanzato oltre ad Harry [per informazioni leggete la bio ;)] e tra due circa invece arriveranno i sexy-beautiful amici di Harry, quelli veri. (voi sapete di chi sto parlando) ;)
STAI LEGGENDO
His Prey //H.S.//
FanfictionSNEAK PEEK: "Hai una pistola puntata alla testa, fossi in te non mi muoverei." "Allora sparami prima che io riesca a spogliarti." "Sei solo uno psicopatico." "E tu ammetti di amarmi alla follia, come non hai mai amato nessuno in tutta la tua vita." ...