Chapter thirty-two: "Sorry."
Mi dispiace aggiornare da una settimana all'altra, così...sorpresa!
Avevo in mente anche io di fare un Ask Characters (sarei troppo curiosa di sapere le vostre domande), ci stareste? Cioè, fareste qualche domanda?
Se dovessi collegare le sensazioni che giravano stabilmente nella mia testa ad un episodio vissuto da ragazzina, quello era forse il viaggio che avevo fatto a Manaus, la città più popolosa della regione amazzonica.
Avevo la libertà, la foresta, la natura, lì fuori, eppure preferivo starmene per i fatti miei.
Però il problema è che non sapevo se collegare Harry alla libertà e al pericolo della foresta o alla parte meno esaltante ma con la quale convivevo comunque.
Kyle mi aveva spaventato a morte con la storia del Big Foot, e io non riuscivo a mettere naso fuori dalla porta del villaggio.
In compenso gli indios sembravano abbastanza affascinati dagli uomini, tant'è vero che a volte ci scrutavano da dietro i cespugli o sopra gli alberi.
Inutile dire che i libri sull'Amazzonia sarebbero serviti: infatti provavo ad interagire con queste persone, ma poco dopo che me ne andai scoprii che non sapevano scrivere né avevano inventato la ruota.Sorrisi, mi ricordavo perfettamente quel viaggio e a volte mi dimenticavo perfino di mettere il sale nella pasta, la mia coerenza non ha mai avuto limiti.
Mi ricordavo perfettamente anche di ciò che era successo da quando Harry era con me, o meglio, da quando io ero con Harry.
Lui se n'era appena andato nella sua stanza leggermente adirato, mentre io ero rimasta nella stessa posizione.
Cosa avrei dovuto fare?
Il mio cervello mi avrebbe consigliato di vivere Harry come la parte meno esaltante, ma c'era qualcosa di più, proveniente dal cuore, qualcosa di astratto, che a immaginarselo sembrava una luce bianca e aveva un gusto dolce, come il caramello.
E io presi la strada del pericolo.
"Hey, perché te ne sei andato via così?"
A volte mi sembrava di parlare con un bambino, ma, nel momento in cui il bambino dentro di noi si fa vedere, manda un chiaro segno: si ha ancora voglia di vivere.Lui sembrava offeso.
"Vattene."
Mi correggo, lui era offeso."Beh, se non mi vuoi parlare, io resterò qua finché non ti deciderai ad aprire bocca."
Poteva essere testardo, ma io ero proprio di coccio.Faceva il piccolo viziato ed imbronciato?
Bene, io stavo nel mio ruolo impassibile e irremovibile.Ma, aspetta, io non ho mai avuto un ruolo preciso, è Harry che mi ha costretta, a recitare in questa stupida e oscena storiella alla quale non saprei nemmeno assegnare un genere.
Storia d'amore?
No.Horror?
Non credo proprio.Thriller?
Non avevo più molta paura, tranne nei momenti in cui William era a meno di cinquecento metri da me.Forse, questa era solo e solamente una grande farsa, una trama illogica e alla quale nessuno avrebbe applaudito, e forse nemmeno assistito.
Perché io ed Harry non ci amavamo, eravamo costretti ad amarci, no?
A volte mi sembrava di vederci qualcosa in più, tra di noi, ma poi aprivo gli occhi e tutto ciò che mi era stato inflitto veniva risucchiato dentro di me facendomelo ricordare con lo stesso dolore con cui lo avevo vissuto.
STAI LEGGENDO
His Prey //H.S.//
FanfictionSNEAK PEEK: "Hai una pistola puntata alla testa, fossi in te non mi muoverei." "Allora sparami prima che io riesca a spogliarti." "Sei solo uno psicopatico." "E tu ammetti di amarmi alla follia, come non hai mai amato nessuno in tutta la tua vita." ...