XVI

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Chapter sixteen: "You know I love you."

(Le fossette di Harry, aww. :3) Guardate le informazioni della storia, ho aggiunto una parte in fondo, ditemi se vi piace caccole (❤).

La mattina successiva già alle 8, i ricordi iniziarono a spremersi nella mia testa quando James mi chiamò. Siccome era il mio migliore amico, non fraintendete, lo avevo salvato 'Dear Love' e appena Harry vide comparire quel nome mi fece una faccia disgustata e scioccata, come per dire che avesse sbagliato la sera prima. "Pronto?" Misi il vivavoce. "Ciao bellissima!" La sua voce era stanca, forse si era svegliato da poco. Rinnegavo nella mia testa i pensieri che stavano tornando a galla. Non volevo stare ancora male, non volevo pensare al passato, per poi accorgermi di non essere lì. Ero semplicemente con Harry, era questa l'unica cosa alla quale dovevo pensare per non straziarmi la mente.

"Come stai?" Misi un piatto nello scolapiatti. Ero particolarmente felice, quella mattina, e forse neppure il passato poteva rovinarmi l'umore, anche se sapevo che presto lo avrebbe fatto. "Ho studiato fino alle due, ma il risultato è ottimo, sto passando gli esami con un buon voto." Sorrisi, era ancora stressato dagli esami. "Non hai sonno?" Aggrottai le sopracciglia, è sempre stato un ghiro. "In effetti sì, credo che mi riposerò stamattina e oggi pomeriggio dovrò studiare Medicina, ho il test domani. Volevo solo sapere come andava."

"Mh, tutto bene, credo che anche io stamattina mi riposerò." Dissi guardando un Harry incuriosito che mi fissava negli occhi. "Allora torni il primo di Dicembre, giusto? Ho saputo da tua madre che hai fatto colpo ai Caesar's con quel Brad." Mia madre, un'odiosa pettegola. "Io non conosco quel Brad e sì, dovrei tornare il primo." Sempre che Harry me lo permetta.
"Ciao piccola." Sorrisi. "Ciao."

"Chi è questo amore che si permette di chiamarti piccola, piccola?" Sembrava un po' arrabbiato, ma non lo biasimai. Il suo piccola era pieno di emozioni, di parole tra le righe, mentre il piccola di James non sapeva di niente, non aveva significato, era semplicemente una parola formata da sette lettere, che unite avevano un significato. E questo lo capivo. "Il mio migliore amico." Risposi con non-chalance. Lo vidi fare una strana faccia, ma non gli diedi molta importanza.

"Ehi." Si avvicinò a me. Mi lasciai portare al suo viso, senza dire niente. Mi diede un veloce bacio sulla bocca, morsicchiando un pochettino il labbro inferiore. "Tutto bene?" Appoggiò la sua fronte sulla mia, guardandomi negli occhi. Non volevo dirgli che non era giusto che io e lui stessimo insieme, nonostante non avessi smesso di lottare. "Sì." Risposi semplicemente, sorridendo forzatamente. Sembrò non accorgersene.

[...]

Sentii dei sussurri provenire dalla stanza di Harry. Non è che volessi sentire i suoi affari, volevo solo sapere con chi stesse parlando. "Piccola Gem." Lo sentii parlare non appena avvicinai l'orecchio al muro, la sua voce era più dolce rispetto al normale e questo mi fece rabbrividire. Con me non aveva mai parlato così. Guardai il pavimento, provando ad immaginare le facce che avrebbe fatto. "Dai, vieni che mi manchi!" Rise leggermente. "Non accetto un no!" La sua voce ora era leggermente più alta. "Sì, dai, okay." Non era poi andata così male, tranne quel piccola Gem. Nonostante cercavo di allontanare Harry da me, mi dava fastidio che altre ragazze gli stessero intorno, dannata me e la mia coerenza.

"Lo sai che ti amo." Rimasi a bocca aperta. Non ci potevo credere. No, stava fingendo, mi hanno preso tutti in giro, perfino Louis. Non poteva essere. Uscii di fretta dalla mia stanza, andando al piano di sotto e uscendo di casa. Come sentii la porta aprirsi mi girai, notando un Harry calmo che veniva verso di me. Mi sorrise, prendendomi per le bretelle della salopette, si avvicinò ancora. Era come diventata un ossessione baciarmi. Misi le mani sul suo petto, allontanadolo da me. "Ma con che coraggio?!" Urlai, mentre lui faceva una faccia stranita. Mi stava tradendo, lo sentivo. "Piccola cos-"
"Non mi chiamare piccola! Non sono la tua piccola!" Feci due passi indietro. Lui fece un passo avanti. Quello era il momento per allontanarlo definitivamente da me. Mi si spezzò il cuore, ma era fondamentale.

"Ti odio."

Mi guardò per lunghi istanti, dopo fece una faccia disgustata. Mi guardò sprezzante, poco prima di parlare. "Sei uguale a tutte le altre." Si voltò e andò verso la sua macchina. "Tutte puttane!" Urlò, andandosene di tutta fretta. Sapevo che sarebbe tornato, ma vederlo andare così infuriato mi fece pena. Nemmeno il mio stomaco aveva retto quel momento. Corsi in bagno per rimettere. Avrei voluto morire, avevo appena rivelato all'uomo che amavo sentimenti contrari a ciò che provavo realmente.

Avrei voluto sprofondare, nel pavimento, avrei voluto corrergli dietro, urlargli che non lo odiavo affatto. Come si poteva odiare un essere così fottutamente indifeso?
Dopo qualche minuto il mio stomaco si era completamente svuotato, e io al posto di sentirmi meglio, mi sentivo una persona cattiva. Cattiva per avergli detto una bugia, cattiva per averlo illuso la sera precedente, cattiva per aver mentito a me stessa. Perché non riuscivo ad accettare il fatto di amare Harry. Non riuscivo ad accettare Harry, mentre lui aveva appena detto ti amo ad un'altra persona.

[...]

Era la quinta volta in tutto il giorno che vomitavo. E di una traccia di Harry neanche l'ombra. D'un tratto sentii qualcuno che raccolse i miei capelli mentre vomitavo ancora. Mi girai di scatto, pensando fosse Harry. Ma mi sbagliavo. Era il mio peggior incubo dopo l'inizio del sogno, che ora era infranto. Non ci potevo credere che Harry lo avesse fatto. Che Harry lo avesse portato da me. Non potevo credere che la figura davanti a me fosse così familiare, eppure così odiata. Sì, perché non avevamo iniziato bene io e la persona che avevo davanti agli occhi in quel momento. A dirla tutta non avevamo nemmeno iniziato. Sorrise, mentre dei brividi percorsero interamente tutto il mio corpo. Ci fissammo per istanti interminabili. Solo adesso riuscivo a scorgerne perfettamente i lineamenti, i suoi occhi, neri, i suoi difetti, come il naso un po' lungo. Poi aprì la bocca, parlando.

"Ti sono mancato, piccola?"

W.S. : Stato di shock per voi tra 3, 2, 1...Via!

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