XXXIII

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Chapter twenty-three: "I dreamt you."

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Giovedì mattina, ovvero il giorno dopo che mi sentii male, mi trovai sdraiata sulle gambe di Harry, che a sua volta era sdraiato sul divano.

Non lo volevo svegliare.
Lo volevo solo guardare, nella sua perfezione, nella sua dolcezza, eleganza, armonia che aveva con il mondo.

Sembrava avesse fatto un patto con il diavolo, tutti i pregi erano reincarnati in quel ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi.

Mi alzai, ma non si svegliò.

Sembrava dormire profondamente, sorrideva leggermente.

Mi sarebbe piaciuto molto sapere cosa stesse sognando, cosa lo rendesse felice.

Sorrisi, guardando il suo volto angelico, incorniciato da un sorriso.

Vorrei baciarlo.

Dovevo farmi perdonare, ma non prima di aver fatto una cosa.

Avvicinai la mia testa al suo petto, poggiando l'orecchio all'altezza del suo cuore.

Battiti regolari sovrastavano tutto, il suo respiro, il vento e la pioggia che imperversavano fuori dall'abitazione, il forte profumo di Harry e i ricordi che questo mi suscitava. Tutto spazzato via.

Pum pum.

E pensare che questo cuore poteva essere mio, se io non fossi stata così egoisticamente autolesionista.

Entrai in cucina e cominciai a cucinare.

[...]

Il dolce e accogliente odore dei pancakes aleggiava in tutta la cucina, mentre poggiavo la padella sul lavandino.

Il tavolo era cosparso da un velo di farina, uscita fuori dal pacco.

Poggiai tre pancakes su un piatto e due in un altro, spruzzandoci sopra dello sciroppo d'acero.

Pulii successivamente il tavolo, quando Harry entrò strofinandosi gli occhi.

"Buongiorno."
La sua voce roca di prima mattina mi fece sobbalzare.

Mi guardava, innocente, inconsapevole.
E io mi sentivo come se mi avesse scoperto nell'intento di sentire il suo cuore.

Mi limitai a sorridergli.
In fondo non c'era molto da dire.

Si avvicinò a me mentre io cercavo il piatto dietro la mia schiena, coperto dalla sua visuale.

Si fermò davanti a me.

Forse mi voleva baciare.

Ma io mi sentivo come Romeo e Giulietta al momento del bacio, le sue labbra erano così pure ed innocenti, mentre le mie peccaminose.

Non potevo baciarlo, non prima del suo perdono, della purificazione.

"Harry, t-ti ho preparato i p-pancakes."
Balbettai, volendo le sue labbra sulle mie ma imponendomi di averle.

Lui era il mio peccato, la mia tentazione sotto forma di angelo.

E io, nonostante dovessi essere assolta da tutti i miei errori, desideravo ardentemente il suo tocco.

Sollevai il piatto dei suoi pancakes, all'altezza delle nostre bocche.
Lui abbassò lo sguardo, vedendo la scritta che gli avevo fatto.

Mi perdoni?

Rialzò gli occhi, puntandoli sui miei.
"Lo hai fatto tu?"

Sorrisi.

Abbassò il piatto e lentamente mi baciò.

His Prey //H.S.//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora