Capitolo 43

19 7 0
                                    

RUBY

Dolore. Paura. Morte. Sono tre parole che le persone associano spesso. Chissà il perché. Sentivo la morte aleggiarmi in testa.

Infatti, così mi sentivo ad osservare la macchina infernale di fronte a me. Già morta.

"Quella non è per voi" quando sentii la voce di mio padre pronunciare quelle parole mi rilassai.

In effetti, finire garrotata era l'ultima delle mie idee

"Questi sono per voi" e mi fece vedere tre strumenti che riconobbi immediatamente.

"No" sussurrai.

"Potete scegliere" lo guardai stranita, però presi l'unica cosa che non mi pareva molto pericolosa: la maschera di ferro.

"La maschera di ferro" dissi "voglio la maschera di ferro."

"No" mi si ghiacciò il sangue nelle vene.

Alzai gli occhi spaventata e incrociai quelli di Jughead che mi dicevano in silenzio di stare calma. Nello stesso momento Derek cercò di contattarmi via pensiero ma lo scacciai via.

"Ruby. Sarebbe molto più semplice se tu mi dicessi cosa siete venuti a cercare."

"Col cazzo" mi sentivo andare a fuoco, la voglia di trasformarmi era alle stelle e sentivo i miei occhi baluginare.

La voce di mio padre fu glaciale quando disse: "Mettetele un collare come quello di suo fratello. Così almeno non rischiamo che si trasformi in un lurido cane."

"Lurido cane lo dici a qualcun altro bastardo!"

Ero leggermente fuori di me, ma sinceramente non me ne fregava un emerito cazzo.

"Sarò clemente con te oggi, non userò il collare contro di te."

Sospirai vedendo che metteva via l'arma utilizzata solitamente per lanciare le persone contro il muro.

"Ma la frusta non te la risparmi."

"No!" Jughead tirò un urlo smorzato a metà.

"Forse... forse" capii immediatamente quello che voleva fare mio padre.

"Non oserai. Padre non lo fare, per favore ti scongiuro" avevo le lacrime agli occhi. Non facevo altro da giorni. Continuavo a piangere.

Ormai anche Jug aveva capito quello che mio padre aveva intenzione di fare e così disse solo, in un sospiro: "Fa lo stesso Ruby. Sono abbastanza forte."

Sapevo che era abbastanza forte, ma non sapevo se lo sarei stata io.

"Non chiamarmi padre."

Sbuffai "E va bene Andrew Lee, le dispiacerebbe fustigare me e non Jughead? E' comunque un reale, pensa quando suo padre lo verrà a sapere..." feci uno dei miei sorrisetti irriverenti sperando di togliergli quel ghigno del cazzo che si era fatto strada sulla sua faccia da schiaffi.

Sperai con tutto il cuore di essere risultata convincente e abbastanza stronza da fargli venir voglia di flagellare me e non Juggy, ma a quanto pare non bastava.

"Ammanettatela al muro" appena lo disse due guardie mi afferrarono malamente per le braccia e mi strinsero due manette attorno ai polsi, che erano collegate al muro.

Poi vidi la sua ombra sgusciare fuori attraverso la porta e non voltarsi mai indietro. Ci aveva condannati. E non gliene era fregato un cazzo.

Solo dopo un paio di secondi di stordimento, mi resi conto che avevano legato Jughead al palo al centro della stanza e che gli avevano fatto togliere la maglietta.

Normalmente vedendo un ragazzo a torso nudo davanti a me, avrei quantomeno detto una frase di apprezzamento, ma non in quel caso.

L'unica cosa che volevo fare era chiudere gli occhi e pensare a qualcos'altro.

Ma non potevo abbandonarlo così. Ero l'unica ancora di salvezza per lui in quel buco di merda e non l'avrei lasciato da solo ad affrontare qualsiasi cosa stesse per succedere.

In quel momento arrivò la prima frustata, e io per poco non mi misi a piangere. Mi ripromisi però di essere forte, almeno per lui, che aveva incastonato i suoi occhi grigi nei miei e vedevo un mare in tempesta smuoversi all'interno di quegli occhi di quarzo.

Poi sorrise... sorrise a me mentre gli arrivava la seconda frustata addosso. Mi sorrise mentre gli infliggevano un male che non meritava affatto. Mi sorrise, e in quel sorriso vidi le stelle che di notte risplendevano in cielo.

Mi misi seduta, sapendo bene che quella tortura sarebbe andata avanti ore, se non giorni... provai a trasformarmi, ma il collare, bloccava i miei poteri.

Mi guardai attorno, qualsiasi cosa, pur di non dover sentire il rumore della frusta che sbatteva sulla carne viva.

Notai che nessuno mi osservava. C'erano solo quattro guardie. Due davanti a Jughead, una davanti alla porta e l'altra con la frusta in mano. Un'uscita era libera... se solo avessi trovato un modo per liberarci...

In quel momento, esattamente mentre stavo guardando la porta, un'ombra strisciò velocemente attraverso l'apertura e iniziò a venirmi incontro.

Nessuno si rese conto di quel fatto, così mi limitai soltanto ad osservare Arya che correva verso di me con in bocca qualcosa.

Mi ritrovai a sussurrare: "Sì sì sì!" sperando veramente che quello fosse il pendente.

Invece, quando mi arrivò di fronte, lasciò cadere ai miei piedi una pallina di vetro.

Osservandola meglio riuscì a notare che era la stessa sulla mia scrivania. Stavo per dire qualcosa ma un urlo mi interruppe.

Mi girai di scattò verso Jug e lui si limitò a guardarmi negli occhi prima che gli arrivasse la frustata. Poi urlò. Un urlo così potente, che temetti per un attimo mi avesse perforato i timpani. Urlò e subito dopo disse: "Ruby... occhi."

Non capii subito, poi mi indicai gli occhi e dissi: "Sono azzurri?"

Lui annuì e mi disse: "Come il cielo dopo la tempesta."

The Pendant of Werewolf's QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora