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Se Dio me lo permetterà,
Parlerò nuovamente di lei.

Dante,Vita Nuova, 1298 ca.


Mi svegliai frastornata e totalmente stanca dalla sera precedente, sentivo il mio viso sporco e i capelli come paglia, mi sentivo sporca, sia dentro che fuori.

quando mi alzai e mi osservai allo specchio ciò che vidi era esattamente coincisa con la descrizione fatta orientativamente.

decisi immediatamente di entrare nel bagno e di accendere l'acqua della doccia e quando si fece calda mi spogliai ed entrai di scatto.

Pensai al giorno precedente e sospirai, Mattheo mi definì come una delle tante ma poi la sera si scusò baciandomi, e come la sottona che ero ci ricascavo sempre come una stupida, era l'effetto che mi faceva, quell effetto fatale.

Anche se non potevo guardarlo desideravo sempre il suo tocco, desideravo sempre la sua dimostrazione d'amore, desideravo sempre lui.
Ma dovevo smetterla, io e lui non potevamo essere più nulla, in nessuno modo, neanche se avesse combattuto ci sarei ritornata, moralmente era sbagliato e avrebbe fatto male ad entrambi, pesantemente.

Ma dio se non lo pensavo.

le sue iridi nere mi facevano traboccare come un vaso e la propria goccia, avrei tanto voluto leccargli la pelle o stringergli quei ricci maledetti, ogni suo riccio era una mia maledizione, mi facevano ardere nelle fiamme del diavolo.

finita quella doccia mi asciugai sia corpo che capelli e mi misi una maglietta corta e uno dei miei soliti jeans, una pettinata di capelli, le mie solite scarpe e uscì da quella stanza recandomi alla ricerca di qualche amico.

ma come se dio mi odiasse lo vidi.

vidi mattheo.

Mille farfalle attraversavano il mio corpo, una volata di vento faceva rabbrividire il mio corpo creando milioni di pallini sulla mia pelle e mi feci rossa come un estate al sole.

aveva una maglia a maniche corte attillata che faceva ardere ogni ragazza che si trovava in quella stanza e dei jeans semplici, semplicità erotica.

ricci cadenti sul viso e sguardo da uomo.
avambracci con vene che scorrevano sulle sue mani, su quelle dita che avevano inscritto tutta la mia intimità bagnata.

anelli così freddi da ustionarti, ustionarti come il suo fottuto sguardo.

mi incamminai con senza pensarci al divanetto di fronte a lui, come se non mi fossi ripromessa di non avvicinarmi più a lui.

era un magnete vivente quel ragazzo.

le mie mani si toccavano e si torturavano per la troppa pressione e i miei occhi osservavano solo quello, per non guardare colui che avevo di fronte,
non mi sentivo per nulla una persona seria.

< perché non mi guardi? > la sua voce si fece viva.

alzai il capo e lo vidi osservarmi con calma,
< devo per forza?.. > alzai le sopracciglia come mio solito

sospirò e si alzò sedendosi di fianco a me.

sentivo un calore e una pressione smisurata in quel momento.

judas || Mattheo Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora