4 - HACHE

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Io e la ragazza continuiamo a guardarci. Non ricordo di averla mai vista in vita mia, ma se mi guarda in quel modo, devo averle ricordato qualcuno... Molto strano.

Di una cosa sono certo, però: è una gran guapa. Una vera spagnola, dalla testa ai piedi: alta, slanciata, con la pelle già lievemente abbronzata e curve di tutto rispetto. Lunghi boccoli corvini le incorniciano il viso sul quale spiccano un paio di labbra carnose e scarlatte, assieme a due grandi occhi simili a perle nere. Valutare la sua età è difficile, ma direi sui diciotto o diciannove.

Mi allento il colletto della camicia. Stranamente, inizio a sentire caldo...

«Be'?» fa Vane. «Non vi salutate?»

«Ehi...» fa lei.

«Salve...» rispondo io, con lo stesso tono dubbioso.

«Tutto qui?» continua Vane.

«Probabilmente non ricordano ancora» aggiunge Pablo.

«Vane, puoi spiegarti, per favore?» faccio, cercando di non sembrare seccato.

«Mamma, chi è questo?» domanda lei.

"Cosa?" Mamma? Come sarebbe, io...

Poi, all'improvviso, ci arrivo.

"Oh... Mierda."

«Piccola, non ti ricordi di lui?» Vane sorride. «È Horacio!»

La ragazza mi lancia un'altra occhiata. E sgrana gli occhi.

«Hache?»

«Carmen!» Scatto in piedi. «Come stai, piccola?!»

Lei si getta fra le mie braccia, stringendomi forte. Io faccio lo stesso con lei.

Non posso crederci. La piccola Carmen. Ora ricordo tutto. Accidenti, quanto è cambiata...

Quando era bambina giocavamo sempre insieme, nonostante i quindici anni di differenza. Vane l'ha partorita a vent'anni, ma ciò non mi ha impedito di continuare a vedere la mia migliore amica, anche perché il padre è morto prima ancora di poterlo conoscere. Non ricordo nemmeno il suo nome, o il suo aspetto. Vane non ne ha parlato quasi mai. E probabilmente nemmeno lo ricorda... o non vuole farlo.

«Hache, che bello vederti!» esclama.

«È reciproco.» Mi tiro indietro. «Accidenti, come sei cresciuta! L'ultima volta che ti ho vista avevi, quanto? Undici anni?»

«Dieci» precisa Vane.

«È passato molto, cazzo! Quanti anni hai, ora?»

«Diciassette, quasi diciotto» sorride. «Tu, invece? Trenta...»

«Trentadue.»

«Come stai?»

«Molto bene. Sembri stare bene anche te.»

«Non mi lamento.»

«Possiamo finire, Hache?» si intromette Vane. «Così poi parleremo di tutto.»

«Non posso restare, mamma» dice Carmen, «devo andare a correre.»

«E se ti fermassi a cena da noi, stasera?» mi propone Pablo.

«Dopo devo andare in palestra, ma se siete disposti ad aspettare...»

«Come no?»

«Andata!»

«Io vi lascio, allora» dice Carmen. Bacia entrambi i genitori e mi abbraccia. «A stasera.»

«Stavi dicendo, Hache?» fa Vane, rimasti da soli.

«Eh? Oh, sì, certo...» Torno a sedermi, cercando di riprendere il discorso. Per qualche ragione, sento che ora non sarà più così facile concentrarsi...

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora