33 - CARA

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Di certo non dimenticherò facilmente questa serata. Ci mancava solo questa: un raduno clandestino di macchine, appena fuori città. Speriamo proprio di non finire nei guai. E se dovessero sequestrare l'auto ad Hache, sono certa che dovrei rimediargli una brava psicologa... O forse un paio di mie amiche in piena tempesta ormonale!

Sentiamo, prima ancora di vederlo, l'Elefante Azul. Dal finestrino aperto entra della musica ad alto volume. Bassi potenti, ritmati. E un sacco di luci accecanti. Svoltato l'angolo, vediamo un paio di cartelli di deviazione che chiudono il rettilineo davanti. Forse li hanno piazzati quelli del raduno, per non avere in mezzo altri automobilisti. Comunque non hanno particolare utilità. Nessuno penso voglia protestare contro un branco di appassionati di motori...

Bruno fa una manovra mezza azzardata per superare i cartelli, passando sopra il marciapiede.

L'autolavaggio è pieno di auto sportive. Ce ne saranno almeno una decina. Abarth. Subaru. Audi... A prima vista, una più modificata dell'altra.

Bruno si infila nel parcheggio, e Hache accanto a lui.

Di solito non sono timida, ma quando scendiamo mi sento un po' a disagio, nonostante ci siano altre ragazze in giro. Hache, al contrario, sembra superiore a tutto e tutti. Si guarda in giro come se niente di tutto questo fosse nuovo per lui.

«C'è poca movida, stasera...» commenta Bruno.

«Non è male comunque, per essere un raduno clandestino» aggiunge Hache.

«Forse hai ragione. Comunque...» Bruno indica un ragazzo più o meno della sua età, appoggiato allo sportello di un'Audi visibilmente modificata. «Lui è il campione in carica, per così dire. La sua auto è ancora imbattuta...»

«Lo dici come se ne sapessi qualcosa...» dico io.

«Ho perso venti euro, contro di lui. Due volte. Mi ha lasciato sulla linea di partenza.»

«Interessante...» Il tono di Hache, al contrario, sembra incuriosito.

Gironzoliamo per un po', salutando alcuni amici di Bruno. All'improvviso qualcuno si aggiunge al gruppo. Il ragazzo dell'Audi.

«Oh, guarda chi si rivede!» dice.

«Ehi!»

«L'hai potenziata? Come va, ora?»

«Non è ancora pronta, la prossima la porterò da un nuovo preparatore.»

«Posso darti il numero del mio.»

«Non importa, ne ho trovato uno bravo.»

«Il mio» spiega Hache.

Il ragazzo lo guarda accigliandosi. «Qual è la tua macchina?»

Hache indica la Cupra.

«Che hai fatto?»

«Filtro e rimappatura. Non farti ingannare dalle apparenze. Vuoi sentire?»

Lui alza le mani come per dirgli: "Prego, fai vedere."

Un'accensione del motore e un paio di sgasate bastano a farlo rimanere a bocca aperta.

«Un'ibrida...» mormora, come se non credesse alle sue orecchie.

«Te l'ho detto: mai giudicare dalle apparenze.»

«Pazzesco. Puoi darmi il numero di chi te l'ha modificata?»

«L'avevamo detto che era bravo!»

«¡FUERA DE AQUÍ!» sentiamo urlare all'improvviso. In sottofondo sento un altro suono acuto. Un suono che ho sentito molte volte, ma che mai mi ha messo paura come stavolta.

«¡LA POLICÍA!»

«Merda, in macchina, subito!» urla Bruno, afferrando il polso della ragazza e correndo verso la macchina. Il tipo dell'Audi lo imita.

Hache chiude subito lo sportello, e io salto al posto del passeggero. Appena preme l'accensione, un paio di volanti della polizia si stanno infilando dentro l'autolavaggio, accecandomi con le luci azzurre.

"¡Mierda!" penso, in preda all'ansia. Pablo impazzirebbe, se dovesse venirmi a prendere alla centrale.

Hache schiaccia l'acceleratore e, con una derapata, manca di appena un metro lo sportello della volante. Ci sono altre cinque macchine dietro di noi, forse per quello non si prendono la briga di inseguirci. La Cupra di Bruno è poco più avanti a noi, sul rettilineo, assieme alle poche altre che sono sfuggite alle volanti.

Con una manovra evasiva evitiamo i cartelli di deviazione alla fine del rettilineo. Hache lo supera e mette la freccia su una strada laterale. Andiamo avanti ruggendo per forse un altro chilometro, poi ci accostiamo al lato della strada. Il suono delle volanti è appena udibile in lontananza.

«Che cazzo!» mormora Hache. Io sono talmente agitata che lo abbraccio di colpo. Il suo braccio mi circonda la vita, calmandomi quasi istantaneamente.

«Bocca chiusa con i tuoi genitori, mi raccomando!»

«Non mi era mai successa una cosa simile...» Bruno sta ansimando.

«Direi che li abbiamo seminati. Dubito che abbiano preso le targhe.»

«E ora che facciamo?» domanda la ragazza di Bruno. «Andiamo a casa?»

«Più tardi. Dopo questa, non so voi, ma ho proprio bisogno di bere» dice Hache. «Offro io, ragazzi.»


Facciamo tintinnare i bicchieri di sangria, ridendo ancora come dei matti al pensiero della nostra fuga dalla polizia. In mezzo a noi c'è una caraffa da due litri, ma siamo talmente presi che credo finirà presto.

Chiacchieriamo tra di noi animatamente, più di quanto non abbiamo mai fatto in tutta la serata, come se si fosse sbloccato qualsiasi freno inibitore. E mi rendo conto che anche io li ho persi del tutto.

Ormai ho occhi e orecchie solo per Hache. Non ci sono più per nessuno, se non per lui.

In realtà sto semplicemente accettando quello che ormai covavo dentro da diversi giorni. Non mi è mai piaciuto nessuno, prima d'ora. E non credevo sarebbe stato così... Così... Semplice.

Pensavo che sarebbe stato un vero e proprio colpo di fulmine, che sarebbe arrivato dal niente e sarebbe esploso di punto in bianco come una vera e propria bomba.

E invece è stato tutto il contrario. È sì arrivato di colpo, ma non è stato un evento che mi ha sconvolto la vita. È stato graduale, e del tutto inaspettato, così come sono stati inaspettati i sentimenti che ho iniziato a provare per lui. È uno dei pochissimi uomini che mi abbiano approcciata non per provarci. Mi ha semplicemente trattata come una ragazza normale, come un'amica, direi. Senza vedermi come una da scopare, o comunque senza avere quel palese intento, che tutti hanno avuto prima di lui.

Per la prima volta sento di provare qualcosa di simile per una persona. E non pensavo sarebbe stato così bello. E così spaventoso.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora