17 - CARA

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Guardo il cellulare:


Scendi, 10 min😘​


Bene, finalmente i miei sono arrivati. È stata una bella serata, tutto sommato, ma ora voglio proprio andare a casa.

«Alan, io vado» lo saluto. «Tanti auguri, di nuovo. A lunedì.»

«Ti accompagno giù» dice lui.

«Non importa, i miei stanno arrivando.»

«Lo faccio volentieri» sorride.

Roteo gli occhi, ma sono troppo stanca per ribattere.

Usciamo di casa e lui fa per andare all'ascensore, ma io mi dirigo verso le scale, nonostante i tacchi e il male ai piedi. Ci manca solo di restare da sola in ascensore con Alan...

Arrivati fuori dal portone principale mi abbraccia, ignorando i due ragazzi che chiacchierano poco distanti sui gradini dell'ingresso.

«Mi dispiace per prima, scusa» mormora. «Non voglio che questo rovini il nostro rapporto, capisci? Ci tengo a te.»

«Farò finta di niente.» Sorrido debolmente.

«Gracias» Sorride anche lui.

«Ehi, voi due?» Uno dei due ragazzi, vedendoci, si avvicina. Ricordo di averlo visto di sfuggita alla festa.

«Avete una sigaretta?» chiede.

«Elettronica» dice Alan, «va bene lo stesso?»

«Me la farò bastare, passa qui.»

L'altro si avvicina.

"Merda..." penso. È lo stesso cazzone che è venuto a importunarmi.

«Chi non muore si rivede!» osserva.

«Purtroppo» aggiungo.

Lui si mette a ridere, ma in un modo che non mi piace affatto.

«L'hai sentita?» fa al suo amico. «Questa troietta ha voglia di scherzare!»

Sollevo le sopracciglia. «Che ha fatto di male tua madre?»

«Ah, passiamo alle offese pesanti...» Fa un passo in avanti.

«Lasciala stare.» Alan si piazza davanti a me, ma lui lo scansa di lato con una spinta violenta. Alan barcolla di lato e inciampa, finendo a terra. Quello che gli ha preso la sigaretta gliela getta davanti come se avesse buttato via un rifiuto.

«Alan!» Mi inginocchio a terra, aiutandolo ad alzarsi. Si massaggia la testa.

«Non provarci di nuovo, stronzo!» ringhia quello che l'ha spinto.

«¡Pendejo!» ringhio. Il suo amico mi piomba alle spalle, abbracciandomi da dietro.

«Lasciami, ¡malparido!» esclamo, divincolandomi.

«Mollala!» Alan gli molla un calcio all'inguine, facendolo piegare ululante in avanti, con le mani strette alla zip dei pantaloni. Il primo gli si scaraventa addosso, tempestandolo di schiaffi sulla faccia. Alan arretra all'indietro coprendosi con le braccia. All'improvviso lo vedo scappare verso il portone d'ingresso, richiudendoselo alle spalle.

Guardo nella sua direzione, sconvolta. Non riesco a credere a ciò che ho visto. Alan, il mio amico, quello che poche ore fa ha detto di amarmi... Mi ha abbandonata. Da sola. Con questi due teppisti!

«E ora che fai?» Quello davanti a me inizia ad avvicinarsi.

Con la mano cerco le chiavi dentro la tasta. Le infilo tra le dita, stringendo il pugno. Una mossa che ho imparato con l'esperienza. L'adrenalina ha preso a scorrermi dentro come un fiume. Se vorrà avermi, si farà molto male.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora