6 - HACHE

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Vane e Pablo firmano il contratto. Procedo subito ad aprire il loro conto corrente e a inviare la richiesta di trasferimento del conto alla sede centrale della banca.

Ammetto che non è stato facile convincerli. Un incontro di questo genere non mi avrebbe tenuto più di mezz'ora, ma con loro è stata necessaria quasi un'ora. Non si sono risparmiati neanche una domanda. Sono stati sospettosi e perplessi di ogni cosa. Non riuscivano a credere agli infiniti vantaggi della nostra banca rispetto alla loro attuale (o meglio, precedente), ma alla fine sono riuscito a convincerli. Guido sarà molto contento di saperlo.

«Dopodomani arriveranno le vostre nuove tessere bancomat e i codici» spiego. «Ricordatevi di scarica l'app per l'home banking. Se ci sono problemi o ritardi, fatemi uno squillo.»

«Muchas gracias, Hache; è fantastico.» Vane sorride.

«Non immaginavo tutti questi interessi...» commenta Pablo.

«Quasi tutti i clienti con cui ho avuto a che fare non ci hanno creduto» dico. «Ma aspettate un paio di mesi e vedrete che non ve ne pentirete. Sono tuo cugino, Vane. Potrei mai consigliarti qualcosa che non ti porterebbe vantaggi?»

«Hai ragione.» Scuote la testa. «Quante cose dobbiamo raccontarci...»

«Stasera verrò volentieri, promesso. Ma ora scusatemi, devo proprio scappare.» Mi alzo in piedi tendendo la mano. «È stato un piacere.»

Vane mi accompagna alla porta e mi abbraccia. «Sono stata così felice di rivederti, cugino. Mi sei mancato tanto.»

«Anche tu. Non deve più succedere di non vedersi per così tanto.»

«Sono d'accordo» sorride. «Ti avrei cercato, ma negli ultimi mesi sono stata così impegnata. Sai, il trasloco e tutto...»

«Sei perdonata. Ora devo proprio andare, tra un paio d'ore sarò di ritorno.»

«Perfetto. A stasera.»

Prima ancora di raggiungere la macchina, mando un messaggio a Guido per avvertirlo della buona riuscita dell'incontro. Tempo di mettermi al volante e mi arriva una sua chiamata. Premo il pulsante di risposta sul volante.

«Hola, hermano» saluto.

«Mi stai prendendo in giro, Hache?» La mia musica è interrotta dalla sua voce carica d'ansia.

«Datti una calmata, Guido» rispondo, «tutto apposto, hanno già firmato.»

«Sei mitico, fratello!» Il tono della sua voce cambia istantaneamente. «Domani si festeggia!»

«Certo che sì! Ti racconterò poi, ora sto andando in palestra; poi ho una cena.»

«Te la offrirei io quella cena! A domani.»

«Buona serata. E prenditi un calmante.»

«Sì, divertente...» Riaggancia.

Sono proprio contento di avergli evitato un infarto.


Torno a casa, mi preparo un frullato proteico e mi cambio per l'allenamento.

La palestra è comodissima, al piano terra del palazzo. Nonostante il lavoro che mi porta via molto tempo ed energie e la mia intensissima vita sociale, trovo sempre tempo da dedicare alla cura del corpo. In fondo, è uno dei motivi per cui riesco a portarmi a casa una chica nuova quasi ogni settimana...

Oggi, stranamente, non c'è nessuna bella chica ad allenarsi. Nemmeno la bellona che ho incontrato prima in ascensore. Solo signore un po' anziane a fare il corso di pilates. Non importa, in ogni caso non mi spingerei mai oltre con quelle che vengono nella mia palestra. Per loro vale la stessa regola della tipa dell'ascensore: niente avventure con quelle che frequentano abitualmente i miei posti. Il rischio che mi si attacchino addosso è troppo elevato.

Tre volte la settimana di palestra mi aiutano a scaricare la tensione e a svuotare la mente, se non ci pensa il sesso. Eppure... Oggi un pensiero continua a ronzarmi in testa.

Carmen... Chi l'avrebbe mai detto... Come è possibile che in sette anni sia cambiata così tanto? E ha solo diciassette anni, cazzo! Su di me dicono che il tempo non ha quasi avuto effetto, ma su di lei è stato l'esatto contrario! Mi ricordo ancora quando da piccola l'aiutavo a fare i compiti, mentre Vane era al lavoro. Poi sceglievamo con lei i vestiti da mettersi e la accompagnavamo dai nonni, prima di iniziare la nostra folle serata tra cugini, assieme a mia sorella Felipa. È proprio vero ciò che si dice: i tempi cambiano.


Parcheggio in orario sotto casa di Vane.

«¡Hola!» risponde una voce femminile al campanello, che non è di Vane. Oh, Carmen è già tornata. Chissà, magari potrò tirare fuori una bella conversazione anche con lei.

Salgo le scale e suono al campanello. Carmen mi salta in braccio. Deve essersi appena fatta la doccia, nessuno è così asciutto e fresco dopo una corsa.

«Non ci cambiamo i vestiti, dopo il lavoro?» fa, squadrandomi dalla testa ai piedi.

"Che sfacciata!" penso, meravigliato.

«Dov'è finito il rispetto verso i più grandi?» ribatto.

Mi rifila un colpetto sul petto. «Dai, vieni dentro.»

«¡Buenas tardes a todos!» saluto.

«Ciao, Hache, vieni pure» dice Vane.

Entrando in cucina, la vedo versare la paella in una terrina di terracotta. Resto sorpreso: non l'ho mai vista cucinare in vita mia.

«Da quando cucini?» domando.

«Da quando è nata quella che ti sta accanto» ridacchia. Carmen sorride.

Pablo stappa una bottiglia di vino rosso e me ne versa un bicchiere.

«Brindiamo a qualcosa?» faccio.

«A noi, direi» propone Carmen.

Sì, direi che suona bene.

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