49 - CARA

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«Siete sicuri di non venire?» domanda mamma, infilandosi le scarpe.

«Andate pure, ci divertiremo!» sorrido.

Che bello, anche stasera uscirò da sola con Hache! Ed è stato lui a propormelo! La giornata è iniziata fin troppo bene (ne ho ancora il ricordo nel basso ventre), e si prospetta di finire altrettanto bene.

«Tienila d'occhio, mi raccomando.»

«Come sempre.» Hache rotea gli occhi.

Li salutiamo dal cancello, poi saliamo in macchina anche noi. Sono così eccitata!

«Allora, che hai in mente per la serata?»

Lo prendo per mano, ma lui me la stringe appena.

«Qualcosa di tranquillo» risponde, e la sua voce è piatta. «Dobbiamo parlare, Cara. E seriamente stavolta.»

«Non mi piace quel tono...» replico, ora decisamente meno eccitata.

«Ne parliamo dopo.» E alza il volume della musica, a un tale livello da impedire una normale conversazione. Il suo modo per finire il discorso.

Le prospettive si sono improvvisamente fatte meno rosee...


Palmanova è bellissima, stasera. Con il sole che inizia ad abbassarsi sul mare, il vento tiepido nelle palme sul lungomare e la gente del sabato sera in giro, sembra proprio la serata e il luogo ideale per un'uscita piacevole.

Io e Hache ci confondiamo perfettamente tra le persone. Hache, con la sua camicia a maniche corte, i bermuda di jeans, le sneakers e i Ray-Ban, sembra ancora un adolescente. Forse non della mia età, ma potrebbe passare per un coetaneo di Bruno, che non è tanto più grande di me. Non sono riuscita a prenderlo per mano, quindi mi limito a tenerlo a braccetto. Sembriamo proprio una coppia di fidanzatini che si gode una serata insieme.

Stiamo passeggiando sul lungomare, guardando la gente che ride e festeggia a suon di musica e bevute. In spiaggia stanno allestendo un piccolo cinema all'aperto. E più tardi andremo a vedere il film, anche se non so quale sarà. Sembra proprio che stiamo avendo un vero appuntamento. Non potrei desiderare di meglio.

«Il posto è questo» annuncia Hache. Dato che conosce la zona meglio di me, ho lasciato scegliere a lui dove cenare assieme. Tanto mi interessa solo poter passare del tempo con lui.

Abbiamo un tavolo all'aperto, proprio accanto alla strada e alla spiaggia. La cameriera arriva poco a prenderci le ordinazioni. Stasera mangeremo pesce.

Il posto è già abbastanza affollato, e infatti Hache si guarda spesso attorno, irrequieto. Ma nessuno ci sta guardando. Solo una dolce coppia di anziani sorride nella nostra direzione.

«Hai avuto un'ottima idea» sorrido.

«Te l'ho detto: Maiorca è il mio regno.»

«E io la tua regina.» Gli faccio l'occhiolino.

«Non correre...» borbotta.

«Guardati attorno, Hache. Nessuno ci fissa. Quei due vecchietti lì dietro hanno sorriso. È normale, non capisci?»

«Di certo non ci immaginano come una coppia» replica. «Probabilmente pensano tutti che io sia uno zio, un fratello, o un cugino. Il che è la verità, dopotutto...»

Gli prendo al volo la mano. Lui la tira via, ma lo fa lentamente, così sembra un gesto naturale.

«Visto?» faccio. «I parenti non ti tengono per mano in questo modo. E non passano tutto il tempo a guardarti.»

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora