15 - CARA

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«Senti...» borbotto. «Non ci riesco, scusa.»

Abbandono l'amico di Alan sul divano, tornando a ballare con le altre.

«Allora?» mi chiede speranzosa Nuri, ma vedendo il mio sguardo, perde tutto l'entusiasmo. Ormai è il quarto ragazzo che mi presentano; il quarto che ho respinto, limitandomi a qualche scambio di parole.

La guardo lanciare uno sguardo alle mie spalle. «Che ne dici di quello?»

Mi volto e vedo un tipo che si sta versando una vodka al tavolo degli alcolici. È palestrato e sembra tranquillo e sicuro di sé, ma a parte il fisico, non c'è niente di lui che mi attragga particolarmente. Inoltre, ha l'aria un po' acerba, tutto muscoli e niente cervello.

Guardo la mia amica e scuoto la testa. Di colpo, lei mi prende per mano e mi trascina fuori dalla calca. Mi porta fuori nel terrazzo che dà sulla città. Questa sua reazione mi lascia perplessa.

«Cara, mi dici che ti prende?» esclama lei. «Ti stiamo presentando tutti i ragazzi della festa, ci stiamo facendo un mazzo così, ma tu continui a scaricarli. ¿Qué tienes, hermana?»

«Te l'avevo detto che non ero qui per rimorchiare» dico. «E comunque, non è colpa mia se non mi piacciono.»

«Ma se sono tutti dei fighi da paura?!»

«Sono dei ragazzini, Nuri. Stupidi, immaturi, dei bambini troppo cresciuti, buoni solo a far festa e a curarsi il fisico. Non è ciò che voglio...»

«E allora chi vorresti?»

«Ora come ora, nessuno.»

«Se fossi in cerca, che tipo vorresti?»

Sollevo lo sguardo. Le stelle sono così luminose nel cielo notturno.

«Es difícil...» faccio. «A me piacciono i veri uomini, capisci? Nel senso: uno con cui parlare, confidarsi davanti a una birra, ma che sia anche sexy, spiritoso, affascinante. Che sia in grado di aiutarmi e sostenermi nel momento del bisogno. E soprattutto, che mi sorprenda sempre e che sappia come farmi stare bene. Uno con cui posso andare a ballare al Tito's, o a vedere il tramonto a Cap de Formentor senza alcuna differenza, divertendoci allo stesso modo. Capisci quello che voglio dire?»

Nuri mi guarda apprensiva. «Hai appena descritto l'uomo ideale» mormora. «Ma a volte, sai, devi anche imparare ad accontentarti. Andiamo, Cara, guardaci! Abbiamo diciassette anni! Godiamocela, no? Poi il vero amore arriverà, certo. Ma per ora, viviamo la vita, spacchiamo tutto, divertiamoci! Non ti piace l'idea?!»

«È quello che dico da sempre!» rispondo. Ma non so se pensarla esattamente come lei. Perché dovrei accontentarmi? Nella mia vita mi sono sempre dovuta accontentare...

«E allora forza!» Mi dà una pacca sulla spalla. «Diamo un po' di ritmo a questa serata!»

Ridacchio. «Vai pure, io prendo un po' d'aria. Arrivo subito.»

Lei sorride e torna dentro. Mi appoggio al parapetto. Palma brilla davanti a me. La luna e le stelle fanno da sfondo a migliaia di luci scintillanti. Case e palazzi. Le file di alberi. Un motorino che passa nella strada di sotto. Una nave che attracca in porto. Dagli alberi sulla destra proviene l'acuto richiamo di un assiolo. In lontananza si sente la musica pulsante di una delle tante discoteche della città.

«Che fai qui da sola?» La voce familiare di Alan alle mie spalle mi fa sussultare.

«Prendevo un po' d'aria.»

Si appoggia al parapetto accanto a me. Nessuno dice niente. Io non ho niente da dirgli, e probabilmente lui non sa cosa dire.

«Ti vedo un po' giù...» mormora dopo un po'.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora