9 - CARA

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Quando mi sveglio, la luce del sole entra violentemente nella mia camera. Ieri mi sono scordata di chiudere la tapparella, così ho dormito mezz'ora in meno del solito. Inutile provare a riprendere sonno.

Sbadiglio e metto giù i piedi dal letto, alzandomi. Spengo la sveglia del cellulare. Il gruppo della classe è già pieno di messaggi di auguri per il compleanno di Alan.

Abbasso la maniglia della porta del bagno.

«Occupato!» esclama mamma appena apro uno spiraglio.

«Scusa!» Richiudo subito la porta. Avrei dovuto immaginarlo: all'ora in cui mi sveglio di solito, mamma si è già preparata.

«Sei già sveglia, tesoro?» chiede.

«Non avevo sonno.»

Meno di cinque minuti dopo esce dal bagno, fresca di giornata.

«Buenos días, querida.» Mi bacia la fronte e va di là in cucina.

Stamattina mi sistemo un po' alla meglio, visto che stasera dovrò comunque tirarmi a lucido per la festa.

Torno in camera, infilo i vestiti per la giornata e raggiungo i miei in cucina.

«Buongiorno, piccola.» Pablo, chino a leggere le notizie sull'iPad, solleva lo sguardo e mi sorride.

«Buongiorno» sorrido a mia volta.

Mi verso una tazza di latte e Kellogg's Extra e prendo le mie vitamine gommose.

«Tesoro, stamattina devo essere al lavoro prima, quindi ti porto io a scuola» mi annuncia Pablo. «Se sei d'accordo.»

«Certo, grazie.»

«A che ora esci, stasera?» domanda mamma.

«Verso le otto. Comunque, passa a prendermi Nuri.»

«Noi andiamo a cena dai Rivola. Torneremo un po' tardi, ma se ci sono problemi, fai uno squillo.»

Finito di fare colazione, io e Pablo prendiamo la nostra roba e salutiamo mamma. Pablo odia fare le scale, quindi prendiamo l'ascensore fino al garage. Pochi minuti dopo siamo in strada. Mi ha accompagnato pochissime volte a scuola, visto che esce di casa più tardi di me.

Mi volto a guardarlo. Il suo volto serio e sicuro, i baffi scuri e lisciati. L'uniforme da ufficiale di polizia.

Voglio molto bene a quest'uomo. Lui e mamma stanno insieme da sei anni, e da meno di uno sono sposati. Sono stata contenta, quando è venuto a vivere da noi. È la cosa più vicina a una figura paterna che abbia mai avuto in vita mia. Del mio vero padre non ho mai saputo niente. Se mamma sapeva qualcosa di lui, probabilmente l'ha dimenticato, o non ne vuole parlare. Da tempo ho rinunciato a farle domande a riguardo. Pablo è stato un buon sostituto, ma certe volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita, se fossi cresciuta in una famiglia con entrambi i genitori. Vedere le mie amiche che hanno sempre avuto una famiglia normale, spesso mi ha riempito di tristezza...

«Tutto bene, Cara?» mi chiede.

«Sì, perché?»

«Sei silenziosa.»

«Alle otto e mezza di mattina sono sempre silenziosa.»

Ridacchia. «In effetti, ne hai tutte le ragioni.»

Pochi minuti dopo arriviamo a scuola. Lo bacio sulla guancia, prendo lo zaino poggiato ai miei piedi e scendo.

«Ci vediamo dopo» dico.

«Ehi, Cara?» mi ferma, prima che chiuda la portiera.

«Sì?»

«Ti voglio bene» sorride.

"Oh..." «Anch'io, Pablo» sorrido, chiudendo la portiera. Guardo il suo SUV Seat infilarsi per strada e mi volto, raggiungendo le altre. Sono sedute sugli scalini davanti all'entrata. Appena mi vedono mi salutano e si fanno da parte per lasciarmi uno spazio libero.

«Pronta, Cara?» Nuri mi guarda sbarazzina. «Stasera ci si sballa!»

«Certo!»

L'idea mi rende felice, ma in ogni caso, ora non ho tempo per pensarci. La campanella è appena suonata. È ora di finire quest'ennesima, noiosissima settimana di scuola.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora