39 - CARA

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Infilo imbronciata l'ultimo libro nello zaino. Che palle, il fine settimana è finito. Uno dei più belli degli ultimi mesi. Spero di rivedere presto Hache. Ora che ho un piano d'attacco, non me lo lascerò sfuggire!

«Cara?» mi chiama mamma. «La cena è pronta.»

Il campanello suona mentre finisco di lavarmi le mani.

«Vai a vedere chi è, tesoro? Ho le mani occupate.»

Sbuffo. Chi sarà mai, a quest'ora di domenica sera.

Premo il pulsante del citofono. «Sì?»

Il tizio davanti alla telecamera solleva la testa. «Cara, ciao!»

«Hache?» "Parli del diavolo..." «Ciao! Che ci fai qui?»

«Sono in visita veloce. Mi apri, che salgo un momento?»

«Certo, vieni!»

Sblocco il portone di sotto e apro la porta di casa. Lo vedo salire i gradini di corsa a due a due.

«Buonasera a tutti!» saluta.

«Hache!» Mia mamma arriva e lo abbraccia. «Qual buon vento?»

«Cugina, apri le orecchie!»

«Vieni, me lo dici in sala.»

Se lo trascina dietro, mentre io raggiungo Pablo al tavolo in cucina.

«Ma che è successo?» gli domando.

«Non chiederlo a me...» Si alza in piedi. «Arrivo, vado in bagno.»

Io tendo l'orecchio, per sentire la conversazione.

«Che vuol dire allungarmi il fine settimana?» domanda mamma.

«Proprio così, Vane!» Hache ha un tono stranamente eccitato. «Dai, partiamo giovedì mattina, vieni a stare da me. Ti ricordi la casa a Portals Nous? L'abbiamo fatta ristrutturare un anno e mezzo fa. Vedrai, sarà bellissimo!»

«Certo, e poi? Una volta che saremo là?»

«Mare, locali, ristoranti... Abbiamo l'imbarazzo della scelta.»

«Io non ci vado in discoteca...»

«Non importa, non dobbiamo andarci per forza. Possiamo andare a bere, magari vedere spettacoli sulla spiaggia. Io e te, dai! Come ai vecchi tempi!»

Sollevo le sopracciglia. Ha già pensato a tutto.

«Non lo so, Hache...» mormora mamma. «Così, dal nulla...»

«Devo ricordarti che mi devi un favore?»

«Un favore? Io?»

«Ascolta qua.» Un attimo di pausa e poi sento: "Se vai a prendere Cara, ricambierò il favore. Farò tutto quello che vorrai."

Suona come una registrazione, e la voce è proprio quella di mamma. Un po' sciupata, ma è la sua. A quanto pare, Hache non scherzava, quando diceva che mamma gli doveva un favore.

«Hostia puta...» borbotta infatti lei.

«Me l'hai promesso, anche se eri ubriaca. E questo è un favore che ti chiedo.»

Sospira. «Tre giorni, non di più. Domenica sera si torna a casa.»

«Dai, cugina! Vedrai che sballo!»

«Chiamo anche Cara e Pablo, va bene?»

A sentire il mio nome, scatto in piedi e li raggiungo.

«Avete chiamato?» domando, come se non avessi la minima idea di cosa si siano detti.

«Cara, inizia a prepararti la valigia.» Mamma ha lo sguardo felice ed eccitato. «Giovedì mattina partiamo, che andiamo a stare con Hache alla casa a Portals Nous, te la ricordi? Poi torniamo domenica.»

"La tua occasione, servita su un piatto d'argento!" penso. Dentro sto facendo i salti di gioia.

«Ma certo che vengo!» esclamo, saltellando come una bambina.

«No, no, Vane, aspetta!» si intromette Hache. «Avevo detto noi due, non tutta la famiglia al completo!»

«Cos'è, non mi vuoi?» Metto il broncio come una bambina.

«Non è quello, è che...»

«Dai, Hache» dice mamma. «Non vorrai mica andare davvero noi due e basta...»

«L'idea era quella...»

«Allora, facciamo che vengo solo a condizione di portare con me la mia famiglia.» Incrocia le braccia al petto. «Prendere o lasciare.»

"E brava, mamma!"

Hache alza gli occhi al cielo. «Cosa devo fare, per godermi una vacanza veloce con mia cugina...» borbotta. «E va bene, porta la famiglia al completo.»

Io batto le mani entusiasta.

Pablo arriva in sala. «Venite a mangiare?»

«Senti che idea, tesoro.» Mamma gli racconta la proposta di Hache, mentre io penso a tutto il tempo e le occasioni che avrò per fare colpo.

«Vorrei tanto venire» dice Pablo, «ma devo sistemare alcune cose al lavoro... Potrei raggiungervi venerdì sera, però.»

«Perfetto. Così potremo goderci almeno una giornata senza tuo marito in mezzo ai piedi!»

«Ti ricordo che sono qui» puntualizza Pablo. «E fai in modo che non succeda niente a nessuna delle due, eh!»

«Non preoccuparti.» Mette un braccio sulle spalle di mamma. «Saranno in buone mani.»

"Non ne dubito affatto..."

«Ti fermi a mangiare da noi, cugino?»

Hache si alza in piedi. «Stavolta declino l'offerta. Mi stanno aspettando e sono anche in ritardo. Passo a prendervi giovedì mattina alle nove. Puntuali.»

Lo salutiamo sulla soglia di casa e lo guardo scendere le scale a passi spediti.

Mi chiedo se correrà altrettanto veloce, quando sarò io a invitarlo fuori.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora