59 - CARA

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La settimana vola più in fretta del previsto. Ormai siamo a un passo dalla fine dell'anno. Da tre mesi di pacchia totale. Sole. Mare. Relax e divertimento.

L'arrivo dell'estate sembra portare positività anche in famiglia. Tra il trasloco e le ultime pratiche da sistemare sia a casa che al lavoro, i miei sembravano sempre andare di corsa. Ma ora che è tutto sistemato, sono visibilmente più rilassati e tranquilli. Sono contenta per loro.

Con mamma non ho più parlato della mia uscita con Hache.

«Ci siamo divertiti» mi sono limitata a dirle.

«E tu che hai deciso?» mi ha chiesto.

«Ci penserò su» è stata la mia risposta, e non abbiamo più ripreso l'argomento, in questi giorni.

E in effetti, ci sto pensando seriamente. Ormai mancano un paio di giorni al mio compleanno. Al momento in cui dovrò parlare con Hache della mia decisione. Una decisione che si sta rivelando più difficile del previsto. In effetti, ha ragione: anche se non ci costerebbe nulla provarci, se mi buttassi in una relazione del genere, e poi scoprissi che non fa per me, probabilmente ci rimarrei davvero di merda. Solo ora che non sono in sua presenza, me ne rendo davvero conto.


Dieci minuti. Dieci minuti soltanto ci separano dall'estate. Ogni pochi secondi guardo l'orologio, come se potessi accelerare il tempo. Il professor Muñoz ci ha risparmiati dall'ultima ora di lezione dell'anno, che abbiamo passato a chiacchierare e organizzarci per la mia festa di domani. E anche per i prossimi mesi di vacanza.

Stranamente, sono meno eccitata del solito. Ho ancora la testa piena di pensieri. Ho come il bisogno di fumare, forse. O di bere qualcosa di forte.

«Dai che ci siamo!» Alfonso guarda lo schermo del cellulare, agitandosi sulla sedia.

Pochi secondi, ormai. Mi tappo un orecchio, preparandomi al rumore che presto mi farà esplodere il cervello.

La campanella finalmente suona. Quasi contemporaneamente seguita da un boato che fa tremare l'intera scuola.

«LIBERI!» urla Nuri.

"Liberi" penso. E finalmente mi concedo di sorridere.

Uscire dalla scuola si rivela un'impresa. Gli studenti affollano i corridoi, schiacciati gli uni contro gli altri. Perdo il conto di quanti piedi pesto, di quante spinte mi becco. Sembra di essere all'encierro.

Quando arriviamo in cortile, posso finalmente riprendere fiato. Mamma mi ha già inviato un messaggio:


Libera, amore❤️


Siii❤️


Anche Hache mi ha inviato un messaggio:


Buone vacanze:)


Sorrido debolmente.


Grazie:)


Ci vediamo domani😉


Certo😇


Già, domani... Il momento è sempre più vicino. Sento il bisogno di andare al mare, ora. Con le mie amiche avevamo già deciso di andarci, per festeggiare. Forse un po' d'aria salata mi aiuterà a riflettere meglio...


Siamo sedute sopra i nostri zaini sulla sabbia di Platja de Can Pere Antoni. Stavolta ci siamo tutte, il gruppo femminile della classe al completo. Una delle non tanto comuni volte in cui riusciamo davvero a vederci tutte quante insieme.

Io do le spalle alle altre, rivolta con il viso verso il mare. Ho bisogno di pensare un po' per i fatti miei, senza farmi distrarre dalle conversazioni. La mia bottiglia di birra è quasi vuota. Me l'hanno data senza nemmeno prendersi la briga di chiedermi i documenti.

Non vedo l'ora che arrivi domani. Finalmente avrò diciotto anni. Potrò bere ovunque tutto l'alcol che vorrò. Prendere la patente della macchina. Andare dove mi pare senza autorizzazioni. Iniziare a viaggiare per il mondo con i miei amici senza sorveglianza. E, soprattutto, sarò l'unica responsabile di tutto quello che farò.

Fa uno strano effetto pensare di essere diventata un'adulta. Mi sembra di essere cambiata un sacco, nelle ultime settimane.

Do una tirata alla sigaretta, guardando l'orizzonte. Domani. All'improvviso mi sembra una parola così importante...

«¿Todo bien?» Nuri si volta, appoggiandomi la tempia sulla spalla.

Annuisco, continuando a fissare l'orizzonte.

Lei mi toglie la sigaretta di mano e tira una lunga boccata.

«È l'ultima che ho...» borbotto.

«Da domani potrai comprarle per conto tuo.» Me la ripassa, soffiando fuori una nuvola di fumo. Do un'ultima tirata, buttando poi il mozzicone dentro la bottiglia ormai vuota.

«A che pensi?» mi domanda lei.

«A domani. Sono un po' in ansia...»

«Non devi. Fidati, non senti niente di diverso» ridacchia.

«Non è per quello...» Raccolgo le ginocchia al petto.

«Parli di Hache?»

Annuisco.

«Non hai ancora deciso cosa fare?»

«Non è così semplice...»

«Se già la pensi così, forse dovresti dirgli di no.»

«Per te è facile dirlo» mormoro. «Non sei mai stata innamorata davvero. E neanche io, in effetti. Almeno, prima di conoscerlo...»

Rimane in silenzio alcuni istanti. Non mi ha mai sentito dire queste cose, e chiaramente è sorpresa che provengano dalle mie labbra. Io stessa lo sono.

«È davvero così speciale?» Il tono della mia amica suona quasi scioccato.

«Vorrei che lui fosse il mio per sempre...»

Rendermene conto mi scava quasi un buco nel petto. L'amore è tanto bello quanto doloroso, me ne sono resa conto già da un pezzo.

«Dios, hermana...» sussurra.

«È così. Vorrei solo che fosse più facile...»

«Sono certa che saprai prendere una decisione da sola. Cosa dicono sempre? Ascolta il tuo cuore.»

«Forse dovrei ascoltare anche la mia testa...»

Mi bacia sulla guancia. «Il punto è questo: nessuno può decidere al tuo posto. Solo tu puoi sapere cosa è meglio per te.»

"È la mia vita; devo decidere io" mi dico.

Ripenso involontariamente a tutto ciò che è successo negli ultimi tempi. E improvvisamente, ogni cosa mi è chiara.

Ricordo ogni singola emozione che ho provato. Ogni esperienza nuova che ho vissuto. Ma anche tutti gli insegnamenti di cui ho fatto tesoro. Mi rendo conto di essere davvero cresciuta. Ed è il momento di non ragionare più come una ragazzina, ma come una giovane donna.

Ora so cosa fare. Ho finalmente preso la mia decisione.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora