13 - CARA

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Mi sfilo il telo dalla testa, accendo il phon alla velocità massima e inizio ad asciugarmi i capelli. Il rumore e il calore mi rilassano, aiutandomi a liberare la mente.

«Cara, noi andiamo.» Mamma spalanca la porta di camera mia, facendomi sobbalzare.

«Ehi, si bussa!» esclamo spegnendo il phon, anche se mi avrà vista nuda migliaia di volte.

«Oh, scusa» ridacchia. «Dicevo, noi andiamo. Massimo alle due siamo a casa; chiamaci se ti dobbiamo venire a prendere.»

«Va bene, divertitevi» sorrido.

«Anche te, tesoro.» Mi bacia sulla fronte ed esce.

«Ciao, Pablo» saluto dalla camera.

«Ciao, Cara, divertiti» risponde dal salotto.

Apro il mio armadio. A scuola io e Nuri abbiamo parlato per metà del film di cosa metterci e quali accessori abbinare (ormai conosce quasi a memoria tutto il contenuto del mio guardaroba). Lei vorrebbe che mi mettessi qualcosa di sexy, che mi lasciasse scoperta quanta più pelle possibile... ma non è ciò che ho in mente io. Sto andando alla festa per divertirmi, non per rimorchiare.

Decido di ignorare i suoi consigli. Punterò su qualcosa di più classico, ma comunque carino.

Frugo tra le gonne, trovando quella attillata di pelle nera. Starà bene con la maglietta nera di paillettes a maniche corte. Ai piedi infilo gli stivaletti scuri alla caviglia. Hanno i tacchi comunque alti, ma larghi e comodi, considerando che ballerò e starò in piedi tutta la notte. Poi scelgo un trucco che stia bene con questo outfit. Sono già un po' abbronzata, quindi il fondotinta non mi serve. Metto il mascara, l'ombretto e mi allungo gli occhi con l'eyeliner, tracciando due linee larghe e affilate. Il rossetto ciliegia completa l'opera.

Mi guardo allo specchio, girandomi e rigirandomi più volte. Sono soddisfatta, ma mi accorgo che i capelli non stanno bene come vorrei con i vestiti. Tiro fuori un elastico nero dalla scrivania e me li lego in una coda alta, allargandoli alla base. Molto meglio. Vestita così ho un'aria quasi da teppista, ma mi piace, considerando anche che negli ultimi tempi le chicas malas sembrano andare così di moda.

Mentre mi spruzzo il profumo, sento il bip della notifica sul cellulare. È Nuri:


Siamo qui, scendi❤️


Subito❤️


Mi infilo il giacchetto scuro di jeans, lasciandolo aperto davanti. Oltre a ripararmi dal vento di stasera, mi donerà un'aria ancora più da dura.

Prendo le chiavi di casa e mi chiudo la porta alle spalle.


«E il vestito che avevamo detto?» è la prima cosa che mi chiede Nuri quando salgo nella macchina di sua mamma.

«Stai molto bene anche te» ribatto ironicamente. «Salve, signora Rojas.»

«Ciao, Carmen» sorride lei. «Come stai?»

«Non mi lamento. Lei?»

«Tutto bene. Come va il trasloco?»

«Finito, siamo sistemati.»

«Buon per voi. E tua mamma?»

Per tutto il tragitto chiacchieriamo del più e del meno. Domani andremo al mare, come d'abitudine ogni fine settimana, quando a Maiorca inizia a fare caldo. Ventidue minuti dopo ci fermiamo nel parcheggio sotto il palazzo di Alan.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora