11 - CARA

21 1 0
                                    


La mattinata a scuola passa relativamente in fretta. Prendo appunti durante la lezione di storia e seguo distrattamente il libro di geografia. All'ora di pranzo mangio con la solita compagnia e poi andiamo fuori in cortile a fumare e prendere una boccata d'aria prima delle ore pomeridiane.

Sto parlando con le altre, quando Alan, il belloccio della classe, ci raggiunge.

Ha l'aria eccitata, e ne ha tutte le ragioni, dato che è diventato maggiorenne. A me tocca aspettare ancora più di un mese.

Mi allunga la sigaretta elettronica. In realtà non fumo mai, tranne in alcune occasioni, mentre le altre ne accendono una dietro l'altra come delle turche. Se mamma dovesse scoprirlo, chi mai la sentirebbe...

«Gracias» dico, soffiando fuori il fumo. «Finalmente maggiorenne, eh?»

«Sì, è una bella sensazione. Pronta per stasera, Cara?»

«Direi di sì» rispondo in tutta tranquillità,

«Stasera vorrei parlarti» aggiunge, in tono più serio.

Annuisco, ignorando il significato nascosto della sua frase. Alan è un buon amico, ma so bene che lui vorrebbe di più da me... E dire che io non sono la più figa della scuola. Certo, cerco di curarmi l'aspetto e di tenermi in forma, ma questo posto è comunque pieno di ragazze single molto più belle e disponibili di me. E tutte quante filerebbero volentieri dietro a un guapo come Alan.

Le mie amiche mi prendono spesso in giro, dicendo che mi devono mancare un paio di venerdì per fare la difficile con lui.

In realtà sono consapevole che uno come Alan capita una o due volte nella vita al massimo. Ma nemmeno lui mi ha mai attratta abbastanza. Forse perché non mi ci vedo bene assieme. O perché non è ancora abbastanza maturo. E sarebbe troppo facile perderlo.

In ogni caso, spero proprio che capisca l'antifona: siamo solo amici.


Quando torniamo in classe, il professor Muñoz di spagnolo chiama Chico alla cattedra e gli chiede di collegare il proiettore al computer.

«E vai!» dice Nuri accanto a me.

Quando il professore chiama Chico, sappiamo tutti cosa significa: passeremo la lezione a guardare un film. Ci voleva proprio. Sono già stanca e stressata, e altre due ore di spagnolo sarebbero il colpo di grazia. Senza contare che stasera dobbiamo anche andare alla festa di Alan.

«Ragazzi, ho dei compiti arretrati da correggere» spiega il professore, sedendosi alla cattedra. «Guardate pure il film, ma senza far volare una mosca.»

Chico torna al suo posto accanto ad Alfonso, davanti a me e Nuri.

Rivediamo di nuovo Vicky Cristina Barcelona. Ho il sospetto che questo film piaccia particolarmente al professore, visto che è la terza volta che lo rivediamo, nello stesso anno. Per fortuna è un film che apprezzo, anche se preferirei comunque qualcosa di più adatto a degli adolescenti, invece di un intreccio amoroso fra due ragazze e un pittore, nel quale ci si infila pure la ex moglie pazza dell'uomo. Non è esattamente la più bella delle storie d'amore, ma almeno è veritiera. Io non credo all'amore scritto nelle stelle. Piuttosto penso che sia solo la più elementare delle casualità.

Nuri mi dà un colpetto col gomito, riportandomi alla realtà.

«¿Qué?» sussurro, per non farmi sentire dal professore, chino a correggere compiti alla cattedra.

«Dobbiamo decidere cosa metterci per stasera!» risponde.

Decido di assecondarla. Pensare ai vestiti da mettermi è di certo meglio che elaborare questi pensieri cinici.

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora