54 - HACHE

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Mi sveglio completamente intontito. Dalle fessure delle tende non entra un filo di luce. Tasto il comodino accanto al letto alla ricerca del cellulare e inclino lo schermo. Le tre e quarantadue del mattino.

«Che palle...» biascico. Ho dormito piuttosto male tutta la settimana, tra quattro ore mi dovrò svegliare per andare al lavoro, e stanotte tornerò di sicuro alle prime luci dell'alba. Di questo passo mi verrà un attacco di cuore.

Vado in salone. Apro l'armadietto degli alcolici. Forse una bevuta veloce mi aiuterà a riprendere sonno. Prendo la bottiglia di Gin Mare e un bicchiere, ma dopo un attimo di ripensamento, lascio il bicchiere al suo posto, assieme al tappo della bottiglia.

Senza nemmeno arrivare in terrazzo, ho già attaccato le labbra al collo. Mi serve ricorrere a misure drastiche, se voglio riaddormentarmi in fretta. Spero solo di non arrivare al lavoro con i postumi della sbronza...

Mi appoggio al parapetto del terrazzo. Palma è ancora nel pieno della vita notturna. Questa città non dorme praticamente mai, per questo mi piace così tanto. E finalmente è arrivata l'estate! Le giornate si allungano. I locali restano aperti fino a orari impensabili. Il caldo fa girare mezze nude tutte le ragazze della città. Le studentesse universitarie smettono di studiare e pensano a godersi le vacanze. E l'umore generale migliora. Tranne il mio... Almeno in questo momento.

La vacanza è finita solo dieci giorni fa. Eppure, sembra passato un mese. Il tempo si è come dilatato, e non sembrano esserci soluzioni. Né il lavoro, né la palestra, né le uscite con fiumi di alcol. Niente sembra far scorrere più in fretta i minuti.

Non mi sento più lo stesso di prima. In questi giorni non ho avuto voglia di attaccare bottone con nessuna ragazza. E dire che le occasioni non mi sono mancate. Al lavoro sono sempre distratto, e ho rallentato il mio ritmo abituale.

Cazzo, perché dovevo finirci io in questa situazione? Tutto ciò che volevo era riprendere il rapporto con Vane. E in effetti, forse, ci sono riuscito. Ma a quale prezzo?

Il vero problema è che non ho mai smesso di pensare del tutto a Cara, in questi giorni. Al suo corpo. Al suo viso. Alla sua risata meravigliosa. Ogni volta ho provato una centrifuga di emozioni. Belle, certo; ma anche dolorose. Quanto vorrei rimandare indietro il tempo a poche settimane fa, quando tutto questo mi era completamente estraneo. Ripensandoci, forse, mi sarei comportato diversamente. Ma ormai il danno è fatto.

Non volevo ferire Cara. Mi sono sentito una merda, quando l'ho vista piangere... Ma che altro potevo fare? Tra poco sarà maggiorenne, ma è pur sempre una mia famigliare. E io le voglio bene. Ho fatto tutto questo per proteggere anche lei. Non posso permettermi di farla soffrire per le mie scelte. E la vita che ho scelto non fa decisamente per lei. Merita veramente qualcuno che sappia metterla al primo posto. Che la renda il centro del proprio universo. Forse avrei potuto farlo io, in una situazione diversa...

Porto di nuovo la bottiglia alle labbra, ma del gin non ne è rimasta neanche una goccia. Ce n'era più della metà, quando l'ho aperta. Domani lo sentirò sullo stomaco con gli interessi. I miei pensieri iniziano ad allentare i freni inibitori.

È difficile ammetterlo, ma questi giorni con Cara, nonostante la sua perenne ostinazione, sono stati bellissimi. È forse l'unica ragazza con cui avrei voluto condividere di più di una scopata. L'unica che mi abbia spinto ad aprirmi di più. A non tenere le mie idee e i miei pensieri solo per me. E poi il sesso... Indescrivibile. Nella sua inesperienza, credo di aver creato con lei un legame ben più intenso di tutte le mie volte precedenti. Un sentimento più profondo del carnale.

Quello con lei è stato il primo sesso della mia vita ad avermi, davvero, lasciato qualcosa. Ad avermi fatto desiderare di rifarlo con la stessa ragazza, ancora e ancora.

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