46 - HACHE

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Spingo via Cara, facendola cadere seduta in acqua.

«Ma che fai, sei impazzita?» La fisso scioccato.

«Una medusa...» fa, palesemente per finta, uscendo dall'acqua.

Mi passo le dita sul labbro. "Merda, no..." penso. "Questo no..."

Allora era tutto come credevo, e ho sempre negato l'evidenza. Avrei dovuto capirlo da un pezzo... Ora sì che siamo nei guai.

La raggiungo sulla piattaforma delle moto d'acqua. È seduta con le braccia conserte sulla pancia. Mi guarda come mortificata.

«Non puoi fare così, Cara» dico, scuotendo la testa.

«Lo so, scusami...» mormora. «È solo che sono così confusa. Sai, la scuola, i miei genitori, cose mie personali... Non capisco più niente, in tutti i sensi...»

«Va bene, però...» Non so nemmeno cosa dirle. «Non si fa, ecco. Non siamo nella situazione ideale.»

«Tu mi dai stabilità, Hache. Mi sono affezionata, capisci?» Mi guarda, gli occhi lievemente lucidi.

Mi siedo accanto a lei. «Cara...»

«Ho freddo...» Si appoggia a me. «Mi tieni stretta?»

"Cazzo..." «Va bene, vieni qui.» Le avvolgo le spalle con un braccio. «Scusami. Però non fare più così, chiaro? Mi hai fatto prendere un colpo!»

«Ti è piaciuto, almeno?»

Mi prenderei a schiaffi da solo, ma l'alcol e la situazione generale mi fanno rispondere: «Non è stato male.» La guardo. «Ma è la prima e l'ultima volta, mi raccomando!»


Sono in terrazza, appoggiato con i gomiti sul parapetto, fresco di doccia, ma con la testa ancora confusa. Il viaggio di ritorno è stato terribilmente imbarazzante. Un silenzio tombale, interrotto solo da alcuni sguardi di sottecchi reciproci. Per non parlare di quando siamo entrati in casa: Vane e Pablo erano già a dormire, e noi abbiamo dovuto sgattaiolare in silenzio come due fidanzatini che non vogliono farsi scoprire insieme dai genitori.

Ho la sensazione che le cose non saranno più le stesse. E come potrebbero, dopo questa serata? Dovremo trovare una soluzione, al più presto.

«Ci voleva.» Cara mi raggiunge. Indossa solo l'accappatoio. I capelli sono asciugati e lisci, lo sguardo lievemente assonnato. È troppo bella, ma devo ignorare la cosa.

«Che fai?» chiede.

«Niente. Pensavo. Dopo quello che è successo, non so...»

«Mi dispiace. Non volevo metterti in imbarazzo.»

«È stato inaspettato, non imbarazzante.»

«Perché sono una ragazzina acerba e inesperta?» ridacchia.

«Per un sacco di cose, non ho voglia di discuterne.»

«Dai, scusami...» Mi abbraccia. Inizialmente penso di respingerla, ma alla fine cedo e ricambio l'abbraccio.

All'improvviso sento le sue mani che iniziano a toccarmi in un modo che mi fa venire i brividi. Le sue labbra si posano sulla mia guancia, poi all'angolo della bocca.

"Mierda..." «È uno scherzo?» Mi ritraggo, ma lei continua a baciarmi.

«Cara, basta...»

Mi ignora, e le sue labbra sono di nuovo sulle mie. A quel punto non ci sono più. Sono troppo eccitato e sbalordito per pensare lucidamente. Ricambio il bacio. La afferro per le cosce, appoggiandola contro il muro e mordendola sul collo. Il suo debole gemito mi risveglia qualcosa di primordiale dentro.

Mi afferra i lati del viso, affondandomi la lingua in bocca.

«Andiamo a letto» sussurra. «Ti prego...»

Cazzo, allora fa sul serio...

"È minorenne, Hache; e figlia di tua cugina..." mormora il mio subconscio, troppo flebilmente.

Probabilmente me ne pentirò, ma... Al diavolo, ha ragione lei! Si vive una volta sola! E viviamola questa cazzo di vita!

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora