19 - CARA

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Le mani mi tremano ancora.

Non posso credere a ciò che è appena successo. La cosa più vicina a una rissa in cui sia mai stata coinvolta.

Alan... Quello che ha fatto è inaudito. Alla faccia del suo amore nei miei confronti! Se prima aveva ancora una piccola possibilità di andare a buon fine con me, con questa bravata se l'è appena giocata del tutto! Penso che non lo guarderò più allo stesso modo. Almeno Hache era nei paraggi. A proposito...

«Come mai sei qui?» gli domando.

«Tua mamma mi ha chiesto di venirti a prendere» risponde.

«Sono ancora fuori?» chiedo, sorpresa. Si vede che hanno deciso di fare più baldoria del solito. Buon per loro.

«Le ho fatto un favore» dice. «Avrà diritto di divertirsi anche lei, no?»

«Sei di ritorno a casa?»

«Veramente, ho interrotto la mia serata per questo. Anzi, facciamo in fretta, che devo tornare al Tito's entro un'ora.»

«Il Tito's?» faccio. «Vi trattate bene, eh?»

«Be', in fondo è venerdì sera.»

Attraversiamo il parcheggio, debolmente illuminato da alcuni lampioni. Vedo sbloccarsi le portiere di una Cupra Leon ultimo modello. Avevo visto alcune foto di questa macchina sul suo profilo Instagram, ma anche se non le avessi viste, sarebbe comunque il tipo di auto che assocerei a uno come lui.

Il sedile a guscio è comodissimo, molto più basso di quelli a cui sono abituata. Quello di Hache lo è ancora di più. Il cruscotto è rivestito in alcantara. L'interno profuma di deodorante per auto, ed è immacolato, senza una briciola o una cartaccia.

«Allacciati la cintura, non guiderò piano.» Hache si sporge verso il mio lato, apre il portaoggetti davanti a me e ci infila dentro lo scaldacollo, richiudendolo. Poi preme il pulsante dell'accensione.

Il motore emette un rombo simile a quello di un aereo da caccia in decollo. Sullo schermo del navigatore appare l'indirizzo di casa. Dallo stereo esce della musica latina.

«Allora, come è andata la serata?» mi domanda.

«Molto bene. E a te?»

«A parte questa interruzione, una favola!» sorride.

Imbocchiamo un viale e la Cupra schizza in avanti, schiacciandomi contro il sedile. Mi sa che abbiamo svegliato un buon numero di persone addormentate. Non è certo un'auto che passa inosservata. D'altronde nemmeno il suo proprietario...

Non avrei mai immaginato Hache in queste vesti. Dietro alla maschera del consulente finanziario elegante e professionale, è nascosto un giovane uomo che guida auto sportive sicuramente modificate e sa fare a cazzotti. Sono sorpresa e impressionata.

«Grazie, per prima...» mormoro.

«Non dirlo nemmeno» sorride. «Nessuno deve permettersi di toccare la mia famiglia.»

«Comunque, ce l'avrei fatta anche da sola.»

«Ah, sì?»

«Avevo le chiavi infilate tra le dita, e stavo per colpirlo. Tu mi hai solo anticipata.»

«Non male!»

«Solo perché sono una ragazza, non significa che non sappia fare a botte. Piuttosto, non avrei mai immaginato di vedere te fare a botte...»

«Perché? Perché sono un consulente finanziario?» fa. «Sto per strada da quando avevo tredici anni. Certe cose le ho imparate per forza.»

In realtà gli sono davvero grata. Nessuno era mai intervenuto per difendermi, me la sono sempre dovuta cavare da sola. E mi ha anche fatto un sacco di piacere.

Sbadiglio. Solo adesso che sono tranquilla e al sicuro in macchina mi rendo conto di quanto sia stanca. Mi appoggio con la tempia al finestrino e chiudo gli occhi.

Sento la sua mano posarsi sul mio ginocchio. La toglie poco dopo per girare il volante, ma quel breve contatto basta a causarmi un inspiegabile brivido lungo la schiena...


«Sveglia, Carmen. Sorgi e splendi!»

Apro intontita gli occhi, mettendo lentamente a fuoco l'ambiente. Sono ancora in macchina. Riconosco il parcheggio sotto casa mia.

«Grazie» gli sorrido, «per tutto.»

«Figurati, piccola» sorride a sua volta. «Se i tuoi non sono su, avvisali. Sennò, tua mamma...»

«Certo, ci penso io. Spero di non averti rovinato la serata...»

«Sono perfettamente in orario.»

«Allora, divertiti.» Lo abbraccio.

«Stai bene?» mi chiede.

«Sì, scusa.» Mi stacco. «Vai pure, dirò alla mamma che ti deve un favore.»

«Ci siamo già organizzati.» Mi fa l'occhiolino. «Buenas noches.»

Guardo la Cupra raggiungere l'uscita del parcheggio. Si infila nel rettilineo, allontanandosi rombando come un aereo.

Sono così stanca che, invece di fare le scale come sempre, prendo l'ascensore. L'ingresso è buio, ma so che mamma e Pablo sono già tornati: il russare che proviene dalla loro camera è inconfondibile. Devono aver preso proprio una bella sbronza...

Appendo all'attaccapanni e mi tolgo le scarpe, infilandole nella scarpiera. Attraverso il corridoio a passi felpati fino in camera mia, per non svegliare i miei. Mi spoglio, infilo la roba per dormire e vado in bagno. Verso l'acqua micellare sopra un dischetto di cotone e mi strucco il viso. Poi mi lavo i denti. Mi guardo allo specchio. Ho l'aria stanca, ancora un po' scioccata.

Mi stendo sul letto, spegnendo la luce. Resto sveglia a fissare il soffitto buio. Non ho nemmeno voglia di masturbarmi.

Che nottata assurda. Quante cose sono successe.

Eppure, non mi pento di niente. Soprattutto dell'ultima parte...

PROBLEMI IN PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora