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Entro nell'ufficio della direttrice Jenkins e subito avverto la tensione nell'aria. Il suo sguardo severo è come un peso che mi schiaccia, facendomi sentire come se avessi appena commesso un errore. Accanto a lei, un uomo con occhiali a mezzaluna si alza dalla sedia, il suo viso serio ma allo stesso tempo pacato. Mi guarda con una curiosità misurata, quasi come se volesse scrutarmi più a fondo.

"È un piacere conoscerti, Lilibeth Morgan," dice con una voce calma, ma con un accento che non riesco a identificare immediatamente.

La direttrice non dice una parola. Senza nemmeno guardarmi, si alza dalla scrivania e lascia la stanza con passo deciso, chiudendo dietro di sé la porta con un rumore sordo. Il silenzio che resta nella stanza è pesante, ma l'uomo, che ora capisco essere un medico o qualcosa di simile, sorride e mi invita a prendere posto.

"Accomodati," dice con un tono che mi sembra quasi rassicurante, ma che non riesce a togliermi la sensazione di disagio. Mi siedo lentamente, le mani che tremano impercettibilmente mentre cerco di nascondere la mia apprensione.

"Sei lo psicologo?" chiedo, cercando di fare luce sulla situazione. "Gli altri bambini pensano che io sia strana," aggiungo, la voce bassa, quasi a voler nascondere una verità che mi fa paura.

L'uomo sorride, ma non in modo di scherno. Piuttosto, sembra compiacersi di una verità che solo lui sembra percepire. "No, Lilibeth," risponde con calma. "Io sono il professor Silente. E immagino tu abbia già ricevuto la lettera, vero?" continua, facendo un cenno verso la mia tasca dove sporge un angolo della lettera sigillata. Non posso fare a meno di fissarlo, quasi incredula di come un uomo come lui potesse sapere così tanto di me senza che io l'avessi mai incontrato prima.

"Si," rispondo finalmente, la voce flebile, mentre tiro fuori la lettera e la porgo verso di lui. Le mani tremano mentre gliela porgo, ma non riesco a distogliere lo sguardo. Il professor Silente prende la lettera con calma, senza fretta, e la legge in silenzio. I suoi occhi scorrono con una concentrazione tale che sembra voler assaporare ogni singola parola scritta. Dopo qualche istante, solleva lo sguardo, e con un sorriso gentile, ma misterioso, dice:

"Ho sempre sostenuto che il mio nome fosse troppo lungo, quindi spesso preferisco abbreviare qualcosa," sorride, come se stesse cercando di stemperare la tensione. Ma il suo sorriso non basta a dissipare la nube di mistero che sembra avvolgerlo.

"Sì, ma... cos'è Hogwarts?" domando, ancora confusa, ma con una curiosità che non posso più nascondere. È come se una porta si fosse appena aperta nella mia mente, ma dietro di essa ci fosse solo buio.

"Una scuola di magia," risponde con naturalezza, come se fosse la risposta più ovvia del mondo. "E tuo padre ti iscrisse appena nacqui." Le sue parole mi colpiscono come una scarica elettrica. Un'informazione che non avevo mai sentito prima, eppure in qualche modo... mi sembra naturale.

Il suo sorriso si affievolisce leggermente quando vedo il mio sguardo sorpreso. "Conoscete mio padre?" chiedo, la mia voce ora piena di interrogativi. Perché nessuno mi ha mai parlato di mio padre? Perché io non lo conosco?

Il professor Silente si fa più serio. Il suo viso, solitamente sereno, ora porta con sé una sorta di tristezza che non posso ignorare. Dopo un lungo silenzio, solleva lo sguardo e, con tono grave, risponde:

"Lilibeth," comincia, la voce calma ma carica di una verità che sembra difficile da digerire, "ci sono molte cose che tuo padre ha lasciato dietro di sé. Molte domande senza risposta. Forse un giorno, se sarà il momento giusto, capirai meglio le sue scelte."

La sua risposta non fa che aumentare il mio turbamento. "Perché?" chiedo, cercando di afferrare almeno una briciola di verità. "Perché non mi ha mai cercata? Perché non è mai stato con me?"

Silente abbassa per un istante lo sguardo, come se stesse riflettendo. Quando parla di nuovo, le sue parole sono piene di una saggezza triste, ma anche di una certezza che sembra superare ogni mio dubbio.

"Tuo padre era un uomo complesso," dice con calma. "Aveva molte responsabilità, e molti segreti. E forse, proprio per i segreti che custodiva, ha scelto di non farti entrare nel suo mondo. Ma è importante che tu capisca, Lilibeth, che non sono le sue azioni a definire chi sei. Ora, ciò che conta è ciò che ti aspetta."

Le sue parole, pur essendo avvolte nel mistero, sembrano darmi un po' di conforto. Non sono mai riuscita a risolvere i pezzi mancanti della mia vita, ma forse è vero che posso guardare avanti. "Capisco," rispondo infine, anche se dentro di me ancora arde la domanda senza risposta: Perché?

Il professor Silente sorride dolcemente, come se volesse rassicurarmi. "Hogwarts sarà un nuovo inizio per te, Lilibeth. Un'opportunità per scoprire chi sei veramente. Ora, preparati. Ti accompagnerò io stesso per procurarti tutto il necessario."

Mi alzo con un misto di eccitazione e apprensione, pronto a lasciare la mia vita precedente, quella che mi ha sempre definito come orfana, per iniziare una nuova avventura. Ma prima di uscire, Silente aggiunge qualcosa che mi fa fermare un attimo.

"Ah, Lilibeth," dice, "penso che ci sia qualcuno che dovresti incontrare prima di andare." Alzo lo sguardo e vedo, con sorpresa, una figura familiare nel corridoio.

"Tom..." mormoro, stupita di trovarlo lì, ma Silente sorride e mi tranquillizza.

"Sì," dice, "anche lui verrà a Hogwarts."

Con Silente che ci guida, ci dirigiamo verso Diagon Alley, il cuore che mi batte forte nel petto. Mentre camminiamo per il vicolo, l'atmosfera cambia completamente. La vivacità delle botteghe, i colori scintillanti e le vetrine cariche di oggetti affascinanti mi fanno sentire come se fossi entrata in un altro mondo. Mi sento piccola, ma anche immensamente eccitata.

Nel nostro percorso, ci fermiamo alla Gringott, e da lì tutto prende una piega inaspettata. La banca dei maghi è immensa, con pareti di marmo che riflettono la luce, e il goblin dietro lo sportello scruta severamente il nostro arrivo.

"Mago o babbano?" chiede, la voce gutturale e curiosa.

"Mago," risponde Silente con un tono sicuro, e ci lascia passare.

All'interno della banca, il professor Silente ci porta in una stanza privata dove mi rivela una verità che mi lascia senza fiato.

"Tom," dice con serietà, "la tua famiglia ha avuto delle difficoltà finanziarie. Purtroppo, non possiamo coprire tutte le spese scolastiche." Un silenzio pesante riempie la stanza.

"Ma Lilibeth..." continua, "tuo padre ti ha lasciato un fondo fiduciario, sufficiente per coprire tutte le tue spese a Hogwarts e molto di più."

Questa notizia mi coglie alla sprovvista. Mio padre, che non avevo mai conosciuto, aveva preparato una via d'uscita per me. Il pensiero di avere finalmente qualcosa di mio, qualcosa di sicuro, mi tocca profondamente. Ma non posso fare a meno di sentire una malinconia avvolgermi mentre il mistero di mio padre si fa più profondo.

Concludiamo la nostra visita, e ci dirigiamo alla prossima tappa: l'acquisto di tutto ciò che ci servirà per il nostro anno a Hogwarts. Tom e io siamo diversi, ma condividiamo lo stesso destino. E mentre mi preparo ad affrontare questa nuova vita, non posso fare a meno di domandarmi cosa mi riserverà davvero il futuro.

La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora