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La mattina successiva, mi sveglio con una sensazione di pesantezza che grava su di me. I ricordi della notte precedente mi assalgono mentre mi siedo sul letto, cercando di raccogliere i pensieri. La luce del sole filtra attraverso le tende, portando un senso di normalità che contrasta violentemente con l'orrore che ho vissuto nella foresta. Decido di andare a fare colazione nella Sala Grande, sperando che un po' di normalità mi aiuti a schiarirmi le idee. Mentre entro nella sala, noto che molti studenti sono già seduti ai tavoli, chiacchierando e ridendo come se fosse un giorno qualsiasi. Mi siedo con le mie amiche, ma il mio sguardo continua a vagare verso l'entrata, aspettandomi di vedere Tom.

Finalmente, lo vedo entrare, il suo volto è serio mentre si dirige verso di me. Mi alzo e lo incontro a metà strada, lontano dalle orecchie curiose degli altri studenti. "Tom," inizio, la mia voce tremante. "Possiamo parlare?"

Tom mi osserva con attenzione, poi annuisce. "Se proprio vuoi. Andiamo in un posto più tranquillo." Mi guida fuori dalla Sala Grande e ci dirigiamo verso un angolo appartato del castello, lontano da occhi indiscreti. Una volta che siamo soli, Tom si gira verso di me. "Allora?"

Prendo un respiro profondo, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. "Ieri sera ho seguito Asmodeo nella foresta," inizio, le parole mi escono a fatica. "E lì... ho incontrato un uomo. Ha detto di essere mio padre, ma... ha detto anche di chiamarlo papà. Era... terrificante. Sembrava il diavolo in persona."

Tom mi guarda incredulo, ma non dice nulla. Mi lascia continuare. "E poi sono scappata. Non sapevo cosa fare. Mi ha detto che ciò che ho visto nei miei sogni... è reale, e che accadrà presto."

Tom mi guarda a lungo, la sua espressione impenetrabile. "Lilibeth, stai parlando di cose impossibili. Non posso credere che tu abbia incontrato il diavolo."

Mi sento sopraffatta dall'angoscia, e le lacrime minacciano di scendere. "Tom, non sto inventando niente. C'è qualcosa di terribilmente sbagliato in tutto questo. Perché dovrei sognare l'inferno? Perché dovrei vedere un uomo spaventoso che dice di essere mio padre?"

Tom scuote la testa, il suo volto segnato dal dubbio. "Forse è solo la tua immaginazione, o forse è una sorta di incantesimo. Non può essere reale."

Cerco di trovare una spiegazione razionale, aggrappandomi a qualsiasi cosa possa avere un senso. "I miei occhi, Tom. Sai che sono sempre stati rossi. Da quando sono nata. C'è qualcosa di strano in tutto questo, e non può essere solo una coincidenza."

Tom mi guarda intensamente, cercando di trovare una traccia di verità nei miei occhi. "Non significa necessariamente che sei figlia del diavolo, Lilibeth. Potrebbe esserci un'altra spiegazione."

"Voglio tornare nella foresta stanotte" affermo. Tom alza un sopracciglio, sorpreso dalla mia decisione. "Tornare nella foresta? Lilibeth, è pericoloso. Non sai cosa potresti incontrare lì."

Ma la mia determinazione è incrollabile. "Devo sapere, Tom. Se c'è una verità nascosta nella foresta, devo trovarla. Non posso vivere con questo dubbio."

Tom sospira, ma annuisce lentamente. "Va bene. Ma non andrai da sola. Verrò con te."

Quando la notte cala, ci incontriamo di nuovo, pronti a intrufolarci fuori dal castello. Le ombre avvolgono Hogwarts mentre ci muoviamo furtivamente attraverso i corridoi, cercando di non attirare l'attenzione di nessuno. "Sei pronta?" mi chiede Tom sottovoce, mentre ci fermiamo davanti alla porta che conduce alla foresta proibita. Annuisco, il cuore che batte forte nel petto. La foresta è silenziosa, solo il rumore dei nostri passi interrotto dal lontano canto degli uccelli notturni. Ogni ramo spezzato sotto i nostri piedi sembra amplificato nel silenzio opprimente. Asmodeo, il serpente, ci guida silenziosamente avanti, i suoi movimenti sinuosi appena visibili nella debole luce della luna.

Dopo quello che sembra un'eternità, arriviamo in una radura. L'aria è carica di una strana energia, e il mio cuore accelera mentre ci fermiamo. All'improvviso, dall'oscurità, emerge la figura imponente e sinistra dell'uomo che avevo visto la notte precedente. I suoi occhi rossi brillano con un'intensità terrificante, e il suo volto è scolpito con lineamenti affilati e regali. "Vedo che sei tornata, figlia" dice con una voce che sembra risuonare dentro la mia testa. "E vedo che hai portato un amico."

Tom si irrigidisce accanto a me, ma non si tira indietro. L'uomo sorride, un'espressione che è tutto tranne che confortante. "Sono conosciuto con molti nomi," risponde, L'uomo sorride, un'espressione che è tutto tranne che confortante. "Sono conosciuto con molti nomi," risponde, la sua voce profonda e risonante. "In alcune culture, mi chiamano Satana. In altre, Beelzebub. Sono il tentatore, il re dell'oscurità, il principe delle tenebre. Ma tra tutti questi, il mio nome preferito è Lucifero."

Le sue parole pesano nell'aria, e il mio cuore batte forte nel petto. Tom stringe i pugni, la sua espressione è un misto di sfida e curiosità. "E perché dovrei credere a te?" domanda, la sua voce carica di un'autorità che non avevo mai sentito prima. "Perché dovremmo credere che Lilibeth sia tua figlia?"

Lucifero ride, un suono freddo e senza gioia. "Oh, Tom," dice, "la tua incredulità è comprensibile. Ma la verità è evidente a chi ha occhi per vedere. Guarda bene, e vedrai il marchio della mia eredità nei suoi occhi, nella sua anima."

"Se sei davvero mio padre perchè mi hai abbandonata in un orfanotrofio?" gli chiedo con voce tremante. Lucifero mi guarda con uno sguardo penetrante, i suoi occhi rossi brillano con un'intensità che mi fa rabbrividire. "Ah, mia cara figlia," dice con un sorriso sardonico, "ci sono misteri più profondi di quanto tu possa comprendere. Il mio abbandono è stato un atto di amore, un modo per proteggerti. Lascia che ti mostri la verità," continua Lucifero, con un gesto elegante della mano.

Un'immagine si materializza davanti a noi, mostrando una bambina in fasce rosse giace abbandonata, il suo pianto disperato soffocato dal suono del vento che sibila tra gli alberi. Una donna dai capelli infiammati la lascia lì senza voltarsi indietro, il suo viso privo di emozioni mentre si allontana, lasciando dietro di sé solo il vuoto e l'abbandono.

Riesco a malapena a trattenere le lacrime di fronte a questa visione dolorosa, il mio cuore straziato dal senso di abbandono e disperazione. "Perché?" chiedo con voce strozzata, le lacrime che solcano il mio viso bruciante. "Perché hai fatto questo?"

Lucifero osserva la scena con un'aria di indifferenza, come se il dolore di quel momento fosse solo una flebile eco nel vento. Mi aggrappo a Tom, cercando conforto nella sua presenza, nella sua solidità. "Non è giusto," sussurro, la mia voce infranta dal dolore. "È incredibile," mormora, la sua voce carica di un'emozione che non riesce a nascondere completamente. "Tutto questo potere."

Le mie mani tremano mentre mi aggrappo a lui, cercando conforto nella sua vicinanza. Tuttavia, posso percepire una sottile tensione nel suo abbraccio, come se una parte di lui fosse attratta da quell'oscurità, anche se non vuole ammetterlo. Lucifero si ritira lentamente nell'ombra, la sua figura imponente si dissolve nella penombra della foresta proibita. La sua presenza, così potente e oscura, svanisce gradualmente, lasciando dietro di sé solo un eco di potere e mistero. Il suo passaggio lascia un senso di inquietudine nell'aria, come se la foresta stessa stesse ancora tremando sotto il suo influsso.

Guardo la sua figura scomparire nell'oscurità, il mio cuore ancora pesante per tutto quello che ho visto e sentito. Tom si volta verso di me, il suo sguardo riflette ancora l'ammirazione e l'inquietudine che ha provato durante l'incontro con Lucifero.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora