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I servi entrarono nella stanza con un leggero bussare, interrompendo la nostra tranquillità. "Signore, Signora, la colazione è pronta," annunciarono con rispetto, il loro respiro visibile nell'aria fredda.

Alzandoci dal letto, sentimmo il freddo del pavimento di pietra sotto i piedi nudi, un contrasto piacevole con il calore dei nostri corpi avvolti nelle coperte. Ci vestimmo rapidamente, con abiti pesanti mentre la neve continuava a cadere oltre le finestre.

Indossavo un elegante abito in velluto blu scuro, ornato di ricami argentati lungo l'orlo e le maniche. I miei capelli erano raccolti in un morbido chignon, con alcune ciocche sciolte a incorniciare il mio viso. Tom, invece, era impeccabile come sempre, con un completo nero su misura che accentuava la sua figura slanciata e i suoi lineamenti affilati. Le sue scarpe lucide riflettevano la luce del sole, mentre camminavamo mano nella mano attraverso il giardino del castello.

Ci fermammo di fronte alle due imponenti statue, le cui figure sembravano emergere dalla neve con una presenza quasi eterea. L'angelo e il diavolo erano ritratti in un abbraccio intimo, le loro ali estese quasi a proteggere il loro amore dall'eternità.

"Che strane statue," commentò Tom, il suo sguardo scivolando da una figura all'altra.

Annuii lentamente, il mio cuore balzò nel petto al pensiero dei miei genitori, di cui sapevo così poco. "Sono... intriganti," dissi, cercando di mantenere la calma nonostante il tumulto di emozioni che si agitava dentro di me.

Tom mi strinse la mano con dolcezza. "Forse rappresentano qualcosa di importante per il padrone di casa," suggerì, i suoi occhi grigi scrutandomi con preoccupazione.

Con un sospiro, annuii nuovamente. "Forse," ammisi, ma dentro di me bruciava la curiosità di scoprire di più sulla mia famiglia e sulle mie radici.

Il mio respiro si bloccò nel petto mentre la mia mano si avvicinava all'angelo con un misto di trepidazione e curiosità. Un brivido corse lungo la mia spina dorsale quando la mia mano toccò la superficie fredda della pietra, e improvvisamente tutto intorno a me sembrò sfumare.

Davanti ai miei occhi si materializzò una figura luminosa, avvolta in un bagliore dorato che illuminava il giardino innevato. Era una donna di straordinaria bellezza, con ali di luce che si estendevano dietro di lei come un mantello di luce.

"Chi sei tu?" chiesi, la mia voce tremante mentre la figura fluttuava delicatamente davanti a me.

La figura sorrise dolcemente, i suoi occhi luminosi fissi su di me. "Sono Seraphina," rispose con una voce che sembrava il suono di una melodia. "Tua madre, Lilibeth."

Il mio cuore si fermò per un istante, il mio respiro sospeso nell'aria gelida. Mia madre. La donna che avevo sempre desiderato conoscere, ma di cui sapevo così poco. Una marea di emozioni mi travolse mentre fissavo quella figura luminosa, incapace di dire una parola.

Seraphina mi guardò con tristezza, la sua luce divina che emanava una calma rassicurante. "È vero, mia cara," confermò con un sospiro. "Come angelo custode, non posso allontanarmi senza un invito."

Il peso delle sue parole mi colpì come un pugno nello stomaco. Avevo invocato sua presenza, ma ora mi rendevo conto che non potevo chiederle di rimanere. "Ma... non voglio che tu vada via," sussurrai, le lacrime rigando il mio viso.

Seraphina mi prese delicatamente la mano, il suo tocco leggero come una piuma. "Io sarò sempre con te, anche se non puoi vedermi," disse con dolcezza. "Ogni volta che avrai bisogno di me, sarò lì, nel tuo cuore

Lucifero apparve improvvisamente, il suo sorriso sarcastico sempre presente. "È giunto il momento, Seraphina," disse con voce fredda ma rispettosa. "Il tuo compito è qui finito."

Seraphina annuì con tristezza, il suo sguardo pieno di compassione per me. "Addio, mia cara," sussurrò con dolcezza, prima di scomparire lentamente nella luce dorata che la avvolgeva.

Mi sentii persa e sola mentre guardavo Seraphina svanire. Lucifero si avvicinò a me, il suo sorriso un misto di malizia e soddisfazione. "Non ti preoccupare, Lilibeth," disse con una voce velenosa. "Ci incontreremo di nuovo. Prima o poi."

Poi, con un'ultima occhiata, anche lui scomparve, lasciandomi sola con i miei pensieri confusi e il cuore pesante. Mi ritrovai circondata dal silenzio del giardino, il morbido strato di neve soffice sotto i miei piedi. Un brivido mi percorse la schiena mentre osservavo il luogo dove Seraphina era appena scomparsa, il vuoto nel mio cuore diventava sempre più grande.

Tom si avvicinò a me con passo deciso, il suo sguardo pieno di preoccupazione. "Sei okay?" chiese con voce gentile, le sue mani cercando le mie.

"Non lo so," risposi sinceramente, il mio respiro affannoso nel freddo mattutino. "È stato così... surreale."

La nostra conversazione fu interrotta da un rumore di lotta proveniente dalla distanza. Tom e io ci scambiammo uno sguardo di preoccupazione mentre ci precipitavamo verso il suono.

Arrivati sul posto, trovammo i mangiamorte che si aggredivano vicino a un albero spoglio. Le loro voci rabbiose si mescolavano al suono dei pugni che si schiantavano l'uno contro l'altro.

"Che cosa sta succedendo qui?" chiese Tom, la sua voce autoritaria tagliando l'aria gelida della mattina.

I mangiamorte si fermarono, guardandosi l'un l'altro con occhi pieni di odio. "È colpa sua!" gridò uno di loro, puntando un dito accusatore verso un altro ragazzo.

Tom serrò la mascella, la sua espressione diventando più seria. "Andatevene tutti nelle vostre stanze, adesso," ordinò, la sua voce non ammettendo disobbedienza.

Mi sentii stringere il cuore mentre Tom si allontanava con passo deciso, pronto ad affrontare i ribelli con la sua autorità implacabile. L'aria intorno a me sembrava pesante, carica di tensione e di anticipazione per ciò che sarebbe successo.

Non potei fare a meno di rimanere immobile, osservando Tom con una mistura di ammirazione e timore mentre si preparava ad affrontare i ribelli. Il suo sguardo freddo e determinato trasmetteva un senso di potere che non potevo ignorare, anche se sapevo che quello che stava per fare era crudele e spietato.

Quando finalmente si voltò verso di me, il suo volto era duro e privo di emozioni. "Stai al sicuro qui," disse con voce dura, prima di allontanarsi senza nemmeno guardarmi.

Rimasi sola, con il peso dell'incertezza che incombeva su di me. Avrei dovuto essere grata per la protezione di Tom, ma al contempo il suo lato oscuro mi faceva paura. Mi chiesi cosa sarebbe successo ai ribelli e cosa ciò avrebbe significato per il nostro futuro.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora