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Mi ritrovo a cercare Tom, determinata a chiarire le cose una volta per tutte. Lo trovo nel cortile del castello, circondato dall'atmosfera solenne della sua presenza. "Tom," chiamo, il mio tono carico di urgenza. Tom si gira verso di me, il suo sguardo freddo e distante. "Cosa vuoi?" domanda, la sua voce tagliente come il ghiaccio. "Tu lo sapevi, sapevi tutti e non mi hai creduta. Perchè?" chiedo infastidita. "Volevo conoscere l'essere più oscuro del pianeta e capire come fosse possibile che sua figlia fosse una rammollita"

Le sue parole mi feriscono profondamente, come pugnali inferti al mio cuore. "Come hai potuto?" sussurro, l'amarezza avvolge ogni parola che esce dalla mia bocca. "Come hai potuto trattarmi così, Tom? Io ti ho sempre considerato un amico."

Tom mi guarda con freddezza, il suo sguardo penetrante come lame affilate. "Non c'è spazio per la debolezza nel mondo magico, Lilibeth," risponde con voce tagliente. "Io cerco il potere, la grandezza. E se tu non sei disposta a seguirmi lungo questa strada, allora sei solo un ostacolo."

Le mie lacrime scorrono senza freno, il dolore mi avvolge La mia voce trema di rabbia mentre affronto Tom con fermezza. "Se il potere è tutto ciò che ti importa, allora sei tu il vero debole," gli urlo, le parole sprizzano fuori come frecce infuocate. "Non hai il coraggio di guardare oltre te stesso, di vedere che c'è di più nella vita che il potere e la grandezza!"

Tom si irrigidisce, il suo sguardo diventa ancora più freddo. "Tu non capisci, Lilibeth," ribatte con voce dura. "La grandezza è tutto ciò che conta. E se non sei disposta a lottare per essa, allora sei destinata a essere dimenticata nella storia."

Il silenzio cade pesante tra noi mentre le mie parole si dissolvono nell'aria. Tom mi guarda con uno sguardo cupo, un misto di rabbia e amarezza dipinto sul suo volto. "Non sai nulla di me, Lilibeth," mormora, la sua voce carica di un'ombra di dolore. "Non hai idea di cosa significhi essere cresciuto nell'ombra di un segreto, di un'identità negata."

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco, il peso della sua verità mi schiaccia. "Tutto quello che ho sempre saputo è che non appartenevo a nessuno," sussurra. "Tom, siamo cresciuti insieme, siamo stati abbandonati entrambi" sussurro. Il suo sguardo si abbassa per un istante, come se il mio ricordo dei nostri legami d'infanzia lo avesse toccato in modo profondo. Poi, con determinazione, solleva lo sguardo e mi fissa dritto negli occhi. "Non voglio più essere associato al nome di mio padre," dichiara con voce ferma. "Quel nome rappresenta tutto ciò che odio e tutto ciò che voglio superare."

Le sue parole risuonano nell'aria, cariche di una determinazione feroce. Posso vedere la sua risolutezza riflessa nei suoi occhi, il fuoco di una determinazione che brucia dentro di lui. "Allora come vuoi essere chiamato?" chiedo, il mio tono morbido nella speranza di trovare un filo di comprensione tra noi. Tom si prende un momento per riflettere, il suo sguardo perso nei pensieri che lo tormentano. Poi, con un'espressione risoluta, risponde: "Voglio essere chiamato per il mio vero nome, quello che ho scelto per me stesso: Lord Voldemort."

Le sue parole risuonano nell'aria con un'aura di potere e determinazione. Posso percepire la sua volontà di affermarsi, di superare il suo passato e di conquistare il suo destino. Tuttavia, nel profondo del mio cuore, sento una fitta di preoccupazione per quello che questa scelta potrebbe significare per lui e per il nostro futuro.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora