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Nei giorni e nelle settimane seguenti, Tom si rivelò essere un padre affettuoso e devoto. Passava ogni momento possibile con Merope e Seraphina, coccolandole e cantando loro dolci ninnananne. Spesso lo trovavo a cullarle delicatamente tra le sue braccia, sussurrando parole di amore e promesse per un futuro luminoso.

"Loro sono tutto per me," mi disse una sera, guardando le bambine che dormivano serenamente. "Non permetterò a nessuno di far loro del male."

"E io sarò sempre al tuo fianco per proteggerle," risposi, stringendo la sua mano.

Nonostante l'amore che ci univa e l'armonia che cercavamo di mantenere nella nostra famiglia, Tom non aveva affatto ammorbidito il suo atteggiamento verso i suoi seguaci. Il suo controllo sui Mangiamorte diventava sempre più feroce e implacabile. Ogni giorno si univano a lui nuovi adepti, giovani e ambiziosi maghi che speravano di guadagnare il favore del potente Riddle.

Una sera, poco dopo il tramonto, sentii urla provenire dalla sala principale del castello. Sapevo cosa significava e, con il cuore pesante, mi avvicinai per vedere cosa stesse accadendo. Tom stava rimproverando severamente un giovane Mangiamorte, il cui volto pallido mostrava la paura e la sofferenza.

"Come osi fallire il compito che ti ho assegnato?" gridò Tom, i suoi occhi brillavano di una collera incontrollata. "Ti ho dato un'istruzione semplice, e tu hai osato deludermi!"

Il giovane, tremante, balbettò delle scuse, ma Tom non mostrò pietà. Con un movimento rapido della sua bacchetta, inflisse una Cruciatus al ragazzo, che cadde a terra contorcendosi dal dolore. La scena era agghiacciante e mi costrinsi a non intervenire.

Quella notte, mentre le bambine dormivano, parlai a Tom nel tentativo di placare la sua rabbia. "Tom, non pensi che dovresti moderare un po' i tuoi metodi con i Mangiamorte?"

Tom mi guardò, i suoi occhi ancora scintillanti di rabbia. "Tu sei troppo buona, amore mio. Il mondo che voglio costruire per Merope e Seraphina non ha spazio per la debolezza. Loro devono crescere forti, in un ambiente dove nessuno oserà minacciarle."

Presi un respiro profondo, cercando di mantenere la calma. "Capisco, Tom. Ma dobbiamo anche considerare l'effetto che questa brutalità può avere su di loro. Voglio che crescano in un ambiente sicuro, ma anche amorevole."

Tom si avvicinò a me, prendendomi il viso tra le mani con una tenerezza che contrastava con la sua durezza di poco prima. "Lilibeth, il mio amore per te e per le nostre figlie è immenso. Farò tutto il necessario per proteggerle, anche se significa essere spietato."

Sentii un nodo formarsi in gola, ma non insistetti oltre. Ero stanca e sentivo il peso di un altro segreto che avevo tenuto dentro di me. Decisi che era il momento giusto per dirglielo.

"Tom, c'è qualcosa che devo dirti," dissi, cercando di mantenere la voce ferma. "Sono di nuovo incinta."

Tom mi fissò, sorpreso. Poi un sorriso lentamente si aprì sul suo viso. "Davvero?" chiese, la sua voce più morbida. "Un altro bambino?"

Annuii, sentendo le lacrime bruciare dietro i miei occhi. "Sì, Tom. Un altro bambino."

Mi strinse forte, il suo abbraccio avvolgente e protettivo. "Questo è meraviglioso, Lilibeth," sussurrò nel mio orecchio. Passammo il resto della notte stretti l'uno all'altra, condividendo sogni e speranze per il futuro. Nonostante le ombre che incombevano sul nostro mondo, ci aggrappavamo alla luce del nostro amore e alla promessa di una famiglia sempre più grande.

Quella notte, mentre le bambine dormivano serene nelle loro culle, Tom e io ci tenemmo stretti, la sua mano che accarezzava dolcemente il mio ventre, già protettivo verso il nostro nuovo bambino. Sentivo il calore del suo amore avvolgermi, e per un momento, il mondo sembrava perfetto nonostante tutte le sue oscurità.

All'improvviso, Tom si allontanò leggermente, i suoi occhi penetranti incontrarono i miei con una profondità che raramente mostrava. Con un gesto lento e deliberato, tirò fuori un piccolo scrigno di velluto nero dal suo mantello. Il mio cuore iniziò a battere più forte mentre lo osservavo, incapace di parlare.

"Lilibeth," iniziò Tom, la sua voce bassa e intensa, "hai significato tutto per me. Sei stata la mia forza, la mia ispirazione e la madre dei miei figli. Ora, voglio che tu sia anche la mia sposa."

Aprì lo scrigno, rivelando un anello che riconobbi immediatamente: l'anello dei Gaunt. Un antico cimelio di famiglia, con il suo simbolo serpentino incastonato in una pietra nera. Era un anello carico di storia e di potere, un simbolo delle sue origini e del suo lignaggio.

Tom prese l'anello e lo tenne davanti a me. "Lilibeth, vuoi sposarmi e diventare ufficialmente mia moglie? Costruiremo insieme il nostro regno e daremo ai nostri figli il futuro che meritano."

Le lacrime mi riempirono gli occhi mentre guardavo quell'anello. Le parole mi mancavano, ma la mia risposta era chiara. Annuii con forza, incapace di trattenere l'emozione. "Sì, Tom," sussurrai infine, la mia voce rotta dall'emozione. "Sì, voglio sposarti."

Tom sorrise, un sorriso genuino e pieno di amore, mentre scivolava l'anello sul mio dito. Poi mi baciò, un bacio che prometteva amore eterno e una vita insieme, nonostante le difficoltà che sapevamo di dover affrontare.

Passammo il resto della notte a parlare dei nostri sogni per il futuro, delle speranze che nutrivamo per i nostri figli e delle sfide che avremmo dovuto affrontare. La proposta di Tom aveva portato una nuova luce nella nostra vita, un faro di speranza in un mondo spesso oscuro e pericoloso. E mentre le prime luci dell'alba filtravano attraverso le finestre del castello, sapevo che insieme avremmo potuto superare qualsiasi cosa.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora