Mentre i giorni passavano nel castello del diavolo, la solitudine si faceva sentire sempre di più. Senza Tom al mio fianco, ogni istante sembrava privo di significato, e la sua assenza pesava come un macigno sul mio cuore.
Tuttavia, non mi ero mai sentita così determinata e concentrata. Avevo un compito da portare avanti, un bambino da proteggere e un futuro da costruire. Così, mi immersevo nel lavoro, cercando di mantenere la mente occupata e il cuore leggero.
Ma nonostante tutti i miei sforzi, la sua mancanza si faceva sempre più dolorosa. Ogni notte, guardavo le stelle dal mio balcone, pregando per il suo ritorno e sperando che il nostro amore fosse abbastanza forte da superare qualsiasi ostacolo.
E mentre il tempo passava e l'attesa diventava sempre più insopportabile, mantenevo viva la fiamma della speranza nel mio cuore, pronta ad accoglierlo di nuovo tra le mie braccia non appena avrebbe varcato la soglia del castello.
Le notti erano silenziose e cupe, interrotte solo dal suono dei miei singhiozzi soffocati. Nelle ombre della stanza, le lacrime scivolavano lentamente lungo le mie guance, riflettendo la luce fioca delle candele che bruciavano nel silenzio. Il mio cuore si sentiva vuoto e spezzato, desideroso di quella presenza che avevo tanto amato.
"Tom," sussurravo nel buio, la mia voce appena udibile. "Perché devi essere così lontano?"
Non c'era risposta, solo il suono del mio stesso respiro affannoso. Le pareti sembravano chiudersi intorno a me, imprigionandomi in un dolore che non conosceva fine.
"Mio amore," sospiravo, stringendo contro il petto il cuscino che avevo preso nella speranza di sentire ancora il suo profumo. "Torna da me."
Ma le parole rimanevano sospese nell'aria, senza risposta, mentre il buio della notte continuava a consumarmi.
Lucifero apparve improvvisamente nel mio letto, il suo sorriso sarcastico danzava sulle labbra come se fosse una maschera di cortesia. "Oh, mia cara figlia," disse con voce melliflua, il suo sguardo ardente scrutandomi con un misto di divertimento e malizia. "Vedo che la tua notte non è così tranquilla come speravi."
Mi sentii irrigidire alla sua presenza, il cuore battendo più forte nel petto. "Cosa vuoi?" chiesi con voce tremante, cercando di mascherare la mia paura.
"Solo fare una visita alla mia dolce bambina," rispose Lucifero, la sua voce carezzevole. "Vederti così affranta mi riempie di gioia, sai?"
Mi tirai indietro leggermente, cercando di nascondere il mio disagio. "Non hai niente di meglio da fare che tormentarmi?" domandai con amarezza.
Lucifero rise, un suono che riecheggiava sinistramente nella stanza. "Oh, ma tormentarti è il mio passatempo preferito," disse con malizia. "Ma questa volta ho anche una piccola sorpresa per te."
"Vuoi del té, padre?" chiesi cerca di di deviare la conversazione. Lucifero accettò con un sorriso sardonico, i suoi occhi scrutandomi con una luce penetrante. "Grazie, mia cara," disse con una finta gentilezza. "Sei sempre così premurosa."
Lucifero prese la tazza di tè tra le mani, il suo sorriso sardonico non diminuiva. "Devo ammettere, figlia mia, che questo posto ha un certo fascino. Un castello diroccato nel mezzo della foresta, abitato da un piccolo tiranno e la sua devota servitù. È un'atmosfera... affascinante, direi."
Arrossii leggermente, sentendomi presa in giro. "Non è che io abbia molta scelta, padre," risposi con un tono di sfida. "Ma almeno ho una casa."
Lucifero rise, un suono che gelò il mio sangue. "È vero, cara mia," ammise con un sorriso tagliente. "Almeno hai una casa, che io ti ho donato"
Lucifero si rilassò leggermente, apprezzando il sapore del tè con un'espressione maliziosa. "Devo ammettere, figlia mia, che hai fatto un buon lavoro con questo posto," disse con un tono di approvazione falsamente gentile. "Non è come l'inferno, ma ha il suo fascino."
Ripresi il mio contegno con orgoglio, ignorando la sua provocazione. "Sono contenta che ti piaccia," risposi con un sorriso affettato. "Dopo tutto, è stata tua l'idea di darmelo."
Lucifero rise, un suono freddo e tagliente. "Oh, sì, è vero," ammise con un guizzo di soddisfazione nei suoi occhi. Lilibeth, nonostante la tensione palpabile, non si lasciò intimorire. "Ma sai, padre," disse con un tono di sfida, "il castello potrebbe essere ancora più affascinante se non fossi qui a rovinare l'atmosfera."
Lucifero la guardò con un sorriso che rivelava la sua malizia. "Ah, ma mia dolce figlia," rispose con una voce che trasudava sarcasmo, "senza di me qui, questo castello non sarebbe altro che un mucchio di pietre vuote. Io gli do vita, lo rendo interessante."
Lilibeth lo guardò negli occhi, senza cedere alla sua manipolazione. "Non mi hai mai dato nulla che non fosse carico di condizioni e ricatti," disse con fermezza. "Quindi non credo che la tua presenza qui renda questo luogo migliore."
Lucifero sorrise, il suo sguardo ardente. "Ma cosa importa la mia presenza," disse con una leggera sfumatura di minaccia, "quando hai già fatto un patto con me?"
Lilibeth serrò le mandibole, la determinazione brillava nei suoi occhi. "Non ho intenzione di restare sotto il tuo giogo per sempre," rispose con fermezza. "E prima o poi, troverò un modo per liberarmi da te e da tutto ciò che rappresenti."
Guardai Lucifero allontanarsi con una miscela di rabbia e sollievo. Il suo sorriso malizioso si dissolveva lentamente nel buio della notte, lasciandomi con una sensazione di oppressione. Respirai profondamente, cercando di scacciare i pensieri oscuri che mi assalivano.
"Finalmente se n'è andato," sussurrai tra me e me, sentendo un peso sollevarsi dal mio petto. La sua presenza era sempre stata opprimente, ma quando se ne andava, lasciava dietro di sé una sensazione di vuoto.
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La figlia del diavolo
FanfictionLa figli del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.