Il dolore iniziò ad avvolgermi come un'onda travolgente, mentre il mio corpo si contorceva in preda alle contrazioni. "Tom..." gemetti, cercando di trattenere le lacrime di dolore e paura. "Mi fa male..."
La servitù corse verso di me con sguardi preoccupati, pronti ad assistere. "Signorina, tutto andrà bene," mi rassicurarono con voci gentili, ma la paura si leggeva nei loro occhi.
Le contrazioni si intensificarono, lasciandomi senza fiato. "Devo... avvisare Tom," mormorai con voce flebile, la mia mano cercando un supporto mentre cercavo di reggere il dolore.
Un altro lacerante spasmo attraversò il mio corpo, e la mia mente era un turbine di emozioni. Avevo bisogno di Tom accanto a me, ora più che mai. Ma lui era lontano, a Hogwarts, e non c'era modo per me di raggiungerlo.
La paura mi strinse il cuore mentre il travaglio proseguiva implacabile, e mi aggrappai alla speranza che Tom sarebbe tornato in tempo per l'arrivo del nostro bambino.
Il dolore mi avvolse come un'incudine, mentre l'assenza di Tom pesava come un macigno sul mio cuore. Ogni contrazione sembrava un pugno, e io lottavo con tutte le mie forze per portare avanti il travaglio da sola.
La servitù era al mio fianco, cercando di confortarmi con parole gentili, ma il vuoto lasciato dall'assenza di Tom era incolmabile. Ogni minuto senza di lui sembrava un'eternità.
E poi, finalmente, le gemelle vennero al mondo, portando con sé una miscela di gioia e tristezza. Le stringei al mio petto con amore, ma una parte di me desiderava ardentemente la presenza di Tom in quel momento speciale.
Mentre la fatica mi avvolgeva come una nebbia densa, mi chiesi se Tom sarebbe mai arrivato a conoscere le nostre figlie, e il pensiero mi spezzò il cuore. Ma per ora, ero sola con le mie piccole, desiderando ardentemente che il mio amato fosse lì con me.
Le osservai con amore, sentendo un misto di emozioni fluire attraverso di me mentre le tenevo tra le braccia. "Merope," sussurrai alla prima, sorridendo teneramente mentre la guardavo. "Come tua nonna, la madre di Tom."
La piccola mi guardò con occhi curiosi, come se comprendesse il peso del nome che le avevo dato. Era un tributo, un legame con il passato di Tom che volevo preservare per sempre.
Poi, mi rivolsi alla seconda bambina, accarezzandole dolcemente la guancia. "Seraphina," dissi con una voce morbida, sentendo una stretta al cuore mentre pronunciavo il nome di mia madre. "Come te, mia dolce angelo."
Le loro manine afferrarono le mie con forza, e mi sentii commuovere di fronte alla loro bellezza. Erano il riflesso del nostro amore, del nostro dolore e della nostra speranza, e nulla avrebbe mai potuto separarci.
Con un sospiro, le avvolsi entrambe in una coperta calda, proteggendole dal freddo e dalla durezza del mondo esterno. Erano il mio tesoro più prezioso, e avrei fatto qualsiasi cosa per proteggerle.
Lucifero apparve nel castello con un bagliore improvviso, la sua presenza annunciata dal freddo improvviso che riempì la stanza. I suoi occhi si posarono subito su di me e sulle gemelle che tenevo in braccio. Un sorriso sarcastico si formò sulle sue labbra mentre si avvicinava.
"Ah, le mie nipotine," disse con voce suadente, chinandosi leggermente per osservare meglio le piccole. "Sono davvero splendide, Lilibeth. Un vero capolavoro."
Le bambine lo guardarono con curiosità, i loro occhi scuri identici a quelli del padre. "Le hai chiamate Merope e Seraphina," notò, sollevando un sopracciglio. "Un omaggio toccante, devo ammettere."
Mi limitai a un cenno, tenendo le bambine più vicine a me. "Sono i nomi che meritano," risposi con calma. "Sono il riflesso delle nostre storie e delle nostre speranze."
Lucifero rise leggermente, ma il suo sguardo si fece più serio mentre guardava intorno. "Ma dimmi, cara figlia, dove si trova il tuo amato Tom? Non è qui per vedere il frutto del suo amore?"
Sentii un nodo allo stomaco al pensiero. "Tom è ancora a Hogwarts," dissi con voce bassa, cercando di non mostrare la mia delusione. "Non è ancora arrivato."
Lucifero scosse la testa, una scintilla di disappunto nei suoi occhi. "Ah, il giovane Riddle. Sempre così ambizioso, sempre così assente quando conta davvero. Non sei preoccupata, Lilibeth? Non temi che il suo amore per te e le bambine non sia così forte come il suo desiderio di potere?"
"Tom ama le sue figlie," risposi con fermezza, stringendo Merope e Seraphina con più forza. "E so che tornerà da noi. Solo, ha i suoi doveri da compiere."
"Doveri," ripeté Lucifero con sarcasmo. "Sì, capisco. Ma ricorda, mia cara, che i doveri possono facilmente diventare catene."
Lo guardai dritto negli occhi, determinata a non lasciarmi sopraffare. "Non ho bisogno delle tue lezioni, padre. So cosa ho e cosa devo fare per proteggere le mie figlie."
Lucifero mi osservò per un momento, poi annuì lentamente. "Molto bene, Lilibeth. Ricorda solo che sono qui, sempre pronto a... intervenire, se necessario."
Passarono le settimane e ogni giorno attendevo con ansia il ritorno di Tom. La fine di giugno arrivò finalmente, portando con sé un misto di eccitazione e apprensione. Le bambine crescevano rapidamente, e ogni volta che le guardavo, sentivo un misto di amore e preoccupazione per il futuro.
La sera del 30 giugno, finalmente, sentii il rumore di passi familiari avvicinarsi al castello. Mi alzai in fretta, il cuore battendo forte nel petto, e mi diressi verso l'ingresso. Le porte si aprirono con un tonfo, rivelando Tom e il suo seguito di Mangiamorte.
"Tom!" esclamai, correndo verso di lui con Merope e Seraphina in braccio. "Finalmente sei tornato."
Tom mi accolse con un sorriso stanco ma sincero. "Lilibeth," disse, prendendo le bambine tra le braccia e guardandole con un misto di orgoglio e tenerezza. "Sono splendide."
"Ti sono mancate le loro prime settimane," dissi, cercando di non far trapelare la mia delusione. "Ma ora sei qui, e questo è tutto ciò che conta."
I Mangiamorte si dispersero nella sala, lasciandoci un momento di intimità. "Sono felice di essere tornato," rispose Tom, accarezzando dolcemente la guancia di Merope. "E felice di vedere che stanno bene. Grazie per averle protette."
"Non avrei potuto fare altrimenti," risposi con un sorriso. "Sono la nostra famiglia."
Tom si girò verso i suoi seguaci, alzando la voce. "Questa sera celebriamo il nostro ritorno e la nascita delle mie figlie. Che sia una notte di festeggiamenti!"
I Mangiamorte risposero con entusiasmo, e la sala si riempì presto di musica e risate. Tuttavia, mentre osservavo Tom e i suoi seguaci, non potei fare a meno di sentire una lieve inquietudine. Il mondo che stavamo creando per le nostre figlie sarebbe stato sicuro?
Tom tornò da me, notando la mia espressione pensierosa. "Cosa c'è che non va?" chiese, avvolgendomi in un abbraccio.
"Niente," risposi, cercando di rassicurarlo. "Solo pensieri di madre. Voglio solo che le nostre figlie siano al sicuro e felici."
"Saranno al sicuro," disse Tom con determinazione. "E farò tutto ciò che è in mio potere per garantire che crescano in un mondo dove non dovranno mai temere nulla."
Annuii, stringendomi a lui. "Lo so, Tom. Lo so."
La festa continuò fino a tarda notte, ma alla fine, mentre la luna alta nel cielo illuminava il castello, ci ritirammo nelle nostre stanze. Tom tenne le bambine tra le braccia, mentre ci addormentavamo finalmente insieme come una famiglia.
La presenza di Tom riempì un vuoto che avevo sentito profondamente durante la sua assenza, e quella notte, nonostante tutte le incertezze, mi sentii finalmente completa.
STAI LEGGENDO
La figlia del diavolo
FanfictionLa figli del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.