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La notizia della mia gravidanza si diffuse rapidamente per Hogwarts come un incendio. Ogni angolo del castello sembrava mormorare il mio nome, e ovunque andassi, sentivo gli sguardi curiosi e giudicanti degli studenti e dei professori. Era impossibile sfuggire alle voci e ai sussurri.

Una mattina, mentre camminavo nel corridoio, incrociai lo sguardo preoccupato del professor Dippet. Il preside mi fece un cenno di avvicinarmi. "Miss Blackwood, potremmo parlare nel mio ufficio, per favore?" La sua voce era gentile, ma c'era un'ombra di preoccupazione nei suoi occhi.

Seguii il preside attraverso i corridoi silenziosi fino al suo ufficio. Una volta dentro, mi invitò a sedermi su una comoda poltrona di fronte alla sua scrivania. "Ho sentito delle voci, Lilibeth," iniziò lentamente, intrecciando le dita davanti a sé. "Se sono vere, questa è una situazione molto delicata."

Annuii, sentendo un nodo formarsi nella gola. "Sì, professor Dippet. Sono incinta."

Il preside sospirò profondamente, guardandomi con una preoccupazione paterna. "Lilibeth, questa è una notizia molto seria. Hai pensato a cosa farai? La tua istruzione è importante, ma la tua salute e quella del bambino lo sono ancora di più."

Mi morsi il labbro, cercando di mantenere la calma. "Tom e io stiamo cercando di trovare un equilibrio. Non voglio abbandonare i miei studi, ma voglio anche fare ciò che è meglio per il bambino."

Il professor Dippet annuì lentamente. "Capisco la tua posizione, ma devi sapere che ci saranno delle sfide. Voglio che tu sappia che Hogwarts farà tutto il possibile per supportarti. Tuttavia, devo insistere affinché tu prenda delle precauzioni. La tua sicurezza e quella del bambino devono essere la priorità."

Sentii le lacrime bruciare dietro i miei occhi, ma feci del mio meglio per trattenerle. "Grazie, professor Dippet. Apprezzo il suo supporto."

Il preside mi sorrise gentilmente. "Se hai bisogno di parlare o di qualsiasi altra cosa, non esitare a venire da me. Questa scuola è qui per aiutarti, Lilibeth."

Mi alzai e uscì dall'ufficio del preside, sentendomi leggermente sollevata ma anche sopraffatta. La vita a Hogwarts sarebbe stata diversa ora, e il percorso davanti a me sembrava incerto. Ma sapevo che, con Tom al mio fianco e il supporto della scuola, avremmo trovato un modo per affrontare tutto ciò che ci aspettava.

La notte era calata su Hogwarts, avvolgendo il castello in un velo di oscurità e mistero. Nella Sala Comune dei Serpeverde, l'atmosfera era tesa. Tom aveva appena concluso una riunione con i Mangiamorte, e la frustrazione era evidente nel suo sguardo. Io lo osservavo, il mio cuore batteva forte nel petto, sentendo che una tempesta stava per scatenarsi.

Tom si voltò verso di me, il suo sguardo gelido. "Perché hai partecipato a quella riunione, Lilibeth? Ti avevo detto di riposarti e prenderti cura del bambino."

"Non sono un'invalida, Tom," risposi con rabbia, sentendo l'adrenalina scorrere nelle vene. "Ho il diritto di sapere cosa succede. Questo bambino è nostro, e io non intendo rimanere in disparte mentre tu prendi tutte le decisioni."

Tom serrò la mascella, visibilmente irritato. "Lilibeth, capisci quanto sia pericoloso per te e per il bambino essere coinvolta in queste cose? Dovresti pensare prima di tutto alla sua sicurezza, non al tuo orgoglio."

Il suo tono condiscendente mi fece infuriare ancora di più. "Non è questione di orgoglio, Tom. È questione di rispetto. Non posso vivere la mia vita nascondendomi e aspettando che tu mi dica cosa fare. Sono forte e capace, e voglio essere parte della nostra vita, non un semplice spettatore."

Tom si avvicinò, i suoi occhi bruciavano di frustrazione. "Non capisci, vero? Ogni volta che ti esponi, rischi non solo la tua vita, ma anche quella del nostro bambino. Non posso permetterlo, non lo farò."

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora