13

146 1 0
                                    

Ancora turbata dal sogno e dalla conversazione con Asmodeo, mi dirigo verso la sala grande per la colazione. Le fiamme del caminetto danzano vivacemente, creando un'atmosfera accogliente nella stanza. Il profumo di cibi appena preparati mi avvolge mentre mi avvicino al tavolo dei Serpeverde. Ancora riflettendo sul significato del sogno, mi siedo silenziosamente, perduta nei miei pensieri. Mentre mi siedo al tavolo, Harfang mi porge un sorriso gentile. "Ciao, Lilibeth. Come stai?" chiede con premura. "Un po' agitata," confesso, cercando di non far trasparire troppo la mia inquietudine. "Ma tutto sommato, va bene."

Lucretia, seduta dall'altra parte del tavolo, mi osserva con occhi curiosi. "Hai avuto brutti sogni?" domanda con interesse. "Qualcosa del genere," rispondo vagamente, non volendo entrare nei dettagli. La conversazione si interrompe quando il professor Flitwick annuncia l'inizio della lezione, e tutti noi ci concentriamo sui compiti del giorno.

Mi immergo nella lettura, cercando di concentrarmi sul testo davanti a me, ma la mia mente è ancora turbata dai sogni inquietanti della notte precedente. Improvvisamente, Tom si avvicina, posando un libro sul tavolo davanti a me con un tono di urgenza. "Lilibeth, devi vedere questo," dice con un'espressione seria. Sollevo lo sguardo dal mio libro, incuriosita dalla sua insistenza. "Cosa c'è in questo libro?" chiedo sbuffando. Tom mi guarda con un'aria seria, i suoi occhi fissi sui simboli incisi sulle pagine del libro. "Leggi le rune a voce alta," mi dice, il tono della sua voce un misto di curiosità e apprensione. Fisso le rune sulle pagine, lasciando che le loro forme complesse prendano vita davanti ai miei occhi. "Ansuz, Berkana, Algiz..." recito ad alta voce, le parole fluendo con una naturalezza sorprendente. Tom ascolta attentamente, osservando le mie espressioni mentre pronuncio i simboli. La mia voce risuona nella tranquilla atmosfera della biblioteca. "Dov'è il significato?" chiede Tom con un'aria ansiosa, gli occhi ancora fissi sulle pagine del libro. "Parla di immortalità," rispondo con un sospiro, cercando di interpretare i simboli nel contesto del testo. "Queste rune sembrano indicare un desiderio di lunga vita, di superare le limitazioni della mortalità.Tutto così ridicolo"

Tom ascolta attentamente le mie parole, ma posso percepire una tensione crescente nell'aria mentre la sua espressione si fa più seria. "Sfuggire alla morte..." ripete, come se stesse ponderando sul significato di quelle parole. Il suo sguardo si fa cupo, riflettendo una profonda preoccupazione. "Posso tornare alla mia lettura?" gli chiedo infastidita. Tom annuisce lentamente prima di allontanarsi silenziosamente, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Mentre continuo a leggere, un senso di dubbio si insinua nella mia mente, come un'ombra che si allunga lentamente. Mi domando chi sono veramente, quali segreti nasconda il mio passato e cosa significhi il mio strano legame con Asmodeo. La mia identità sembra incerta, sfuggente, e la paura di non conoscere la verità mi avvolge come una nebbia densa.

Con il cuore che batte forte nel petto, mi avvicino furtivamente alla camera di Tom, determinata a ottenere risposte. Lentamente, apro la porta e mi avventuro nell'oscurità della stanza, cercando Asmodeo con lo sguardo. "Asmodeo," sussurro con voce tremante, "devo sapere chi è mio padre." La mia voce si perde nell'aria silenziosa, mentre attendo una risposta che potrebbe cambiare tutto.

Seguo Asmodeo attraverso i corridoi silenziosi di Hogwarts, il mio cuore batte velocemente nell'attesa di ciò che mi attende. Arriviamo alla porta che conduce alla foresta proibita, e con un leggero movimento della testa, il serpente indica il cammino da seguire. Le ombre della foresta sembrano muoversi sinistramente mentre entro nel fitto della vegetazione, lasciandomi avvolgere dalla sua oscurità. Asmodeo mi precede silenziosamente, i suoi movimenti sinuosi si fondono con l'ambiente circostante. La tensione nell'aria è palpabile, eppure sento una strana sensazione di calma avvolgermi mentre mi avventuro sempre più in profondità nella foresta proibita. L'uomo emerge dall'ombra della foresta come una figura imponente e sinistra. I suoi lunghi capelli neri cadono in ciocche selvagge intorno al suo volto, mentre gli occhi brillano di un rosso intenso, emanando un'aura di potere oscuro. Il suo volto è scolpito con lineamenti affilati e regali, ma la sua espressione è fredda e impenetrabile, come se nascondesse innumerevoli segreti. Indossa abiti eleganti ma stranamente antichi, con un mantello nero che si ondula leggermente al vento notturno. La sua presenza irradia un senso di autorità e mistero, lasciando un'impressione indelebile di potenza e pericolo. "Chi sei tu?" chiedo, l'ansia avvolge le mie parole mentre cerco di affrontare la sua presenza intimidatoria. "Io... ho tanti di quei nomi... Chiamami papà," risponde con un sorriso enigmatico, i suoi occhi rossi fissi su di me con una luce che sembra bruciare nel buio della foresta proibita. La rivelazione mi colpisce come un fulmine, un brivido di terrore correndo lungo la mia schiena mentre cerco di comprendere la portata di ciò che ha appena detto. "Tu... sei mio padre?" balbetto, incapace di nascondere lo sgomento nella mia voce. La sua risata riecheggia nel silenzio della foresta, un suono cupo e minaccioso che mi fa rabbrividire. "Sì, mia cara Lilibeth," dice con voce suadente, avvicinandosi a me con passo lento e deliberato. "E finalmente l'hai capito."

Con il cuore che batte furiosamente nel petto, mi lancio in una fuga precipitosa, il terrore che mi stringe il petto mentre corro attraverso la foresta oscura e intricata. Le fronde degli alberi sembrano strappare i miei abiti mentre mi dimeno tra i rami, il suono dei miei passi che riecheggia nel silenzio della notte. La paura mi brucia dentro, alimentata dalla consapevolezza di ciò che ho appena scoperto, della verità sconvolgente che mi ha sconvolto fino alle fondamenta.

La voce di mio padre, se così posso chiamarlo, mi perseguita mentre corro, le sue parole riecheggiano nella mia mente con un'eco sinistra. La sua presenza oscura e minacciosa mi incalza, come se le ombre della foresta stessero prendendo vita intorno a me. Ma la determinazione brucia più forte della paura mentre cerco disperatamente una via di fuga, una via di fuga dalla verità sconvolgente che ho appena scoperto.

Tom si trova di fronte a me come un'imponente barriera, il suo sguardo sorpreso testimonia la mia inaspettata comparsa. "Lilibeth, cosa..." inizia a chiedere, ma il terrore che trasuda dal mio sguardo deve essere evidente perché le sue parole si spezzano nel silenzio notturno. Mi fermo di colpo, incapace di nascondere la mia agitazione, il respiro affannato mentre cerco di trovare le parole per spiegare ciò che ho visto. "Tom... devi... tu devi credermi," balbetto, le parole che escono come un sussurro disperato. "C'è qualcosa di terribile... nell'oscurità... mio... padre..."

Tom mi guarda con preoccupazione mentre cerco di raccontare la mia angoscia, ma la sua espressione è rigida e distante. "Lilibeth, sei stanca," dice con voce calma ma decisa. "Dovresti tornare a dormire e riposarti." La sua voce mi riporta alla realtà, eppure sento il peso delle mie parole non dette stringermi il petto. "Ma Tom, devi... devi capire..." balbetto, cercando disperatamente di fargli capire la gravità della situazione.

Tuttavia, Tom mi interrompe con fermezza. "Non ora, Lilibeth," mormora con gentilezza, ma la sua voce è irremovibile. "Hai bisogno di riposare. Possiamo parlare di questo domani." Nonostante la mia resistenza, la sua decisione è inequivocabile, e alla fine cedo alla sua insistenza, accettando di ritirarmi nella mia stanza per la notte.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora