Mi ritrovo trascinata via dalla festa e dalle luci sfocate, mentre seguo Tom, con riluttanza e una crescente inquietudine. Il suo passo deciso mi trascina senza lasciarmi la possibilità di protestare, il suo contatto fisico saldo ma mai brutale. "Tom, lasciami andare!" La mia voce è un misto di frustrazione e confusione, ma la sua presa rimane implacabile. Non posso fare a meno di chiedermi perché sia così determinato a separarmi dalla festa, da Adrian, da tutto.
Tom non mi guarda, ma posso sentire il suo respiro leggero ma agitato. "Non ora, Lilibeth," risponde con voce calma, ma non meno carica di emozioni non espresse. La sua voce ha un'intonazione che non riesco a decifrare del tutto, come se fosse una miscela di preoccupazione e rimprovero. Io, invece, sono più arrabbiata che mai, un mare di confusione che si mescola all'alcol che ancora scorre nelle vene. "Cosa ti importa?" ribatto, la mia frustrazione crescente. "Mi hai ignorata per anni, e ora improvvisamente ti interessa cosa faccio?"
Tom si ferma un attimo, ma poi il suo volto si fa più teso. "Non puoi nemmeno controllare te stessa, Lilibeth!" La sua voce è più dura, quasi tagliente. "Sei ubriaca, e stai facendo sciocchezze."
Sento il mio corpo ondeggiare lievemente, l'effetto della burrobirra ancora troppo presente, ma la sua durezza mi provoca una reazione inaspettata. "E tu, Tom?" sbotto, sollevando lo sguardo verso di lui. "Non hai il diritto di giudicarmi, non dopo tutto questo tempo." Ma le parole mi suonano vuote, persino mentre le dico. Perché anche io, in qualche modo, so che le cose non sono così semplici.
Tom non replica subito, ma mi guida fuori dalla festa, il suo braccio che mi tiene ancora prigioniera nella sua determinazione. E quando finalmente arriviamo nella sua stanza, il silenzio che ci accoglie sembra denso e opprimente. È come se la stanza stessa respingesse il peso di tutto ciò che non è stato detto, di tutto ciò che è stato lasciato in sospeso.
Il letto di Tom è disordinato, ma ciò che attira subito la mia attenzione è la figura che si trova distesa sopra di esso: Asmodeo. Il serpente, che solitamente giace in silenzio, sembra quasi attendere qualcosa. La sua figura serpentina è avvolta da un'aura di mistero, e il suo sguardo è penetrante, quasi predatorio. Mi sento come se fosse un intruso nella mia mente, una presenza che mi osserva senza dire una parola.
"Asmodeo..." mormoro, la mia voce incerta. È strano, come se il serpente mi conoscesse più di quanto io conosca me stessa. Mi sento vulnerabile, confusa, come se avessi appena aperto un capitolo che non so come gestire.
Asmodeo solleva lentamente la testa, i suoi occhi scintillanti riflettono una saggezza che non posso afferrare completamente. Poi, come se mi avesse sentito, la sua figura inizia a mutare davanti ai miei occhi. La sua forma serpentina svanisce lentamente, per essere sostituita da quella di un uomo alto e slanciato, un'apparizione che sembra eterea e terribile allo stesso tempo. La sua presenza mi incute un'inquietudine che non riesco a spiegare. La sua voce, ora più profonda e misteriosa, risuona nell'aria: "Lo scoprirai, Lilibeth."
L'aria sembra farsi più densa e pesante, come se il tempo stesso si fosse fermato. Mi trovo intrappolata in un angolo della stanza, con Tom che mi guarda in silenzio e Asmodeo che sembra essere il custode di un segreto troppo grande per me. Mi sento come se stessi precipitando in un abisso senza ritorno, ma la mia mente continua a urlare contro questa sensazione di impotenza.
Tom mi guida delicatamente verso il letto, spingendomi a sedermi con dolcezza. "Vai a dormire, Lilibeth," ordina, ma la sua voce non ha la fermezza di un ordine. C'è qualcosa di diverso, un lato di lui che non avevo mai visto. Il suo tocco sulla mia spalla è caldo, ma non posso fare a meno di sentire una distanza crescente tra di noi. Forse è la sua freddezza che mi respinge, o forse è il tumulto dentro di me che rende difficile accettare la sua vicinanza.
Mi addormento lentamente, ma non in pace. Un sogno mi scuote, mi strappa dal sonno, avvolgendomi in una morsa di terrore. Il mio corpo è circondato da fiamme incandescenti, il calore che mi avvolge sembra divorarne ogni traccia di respiro. Le lingue di fuoco mi accarezzano come un abbraccio, ma il calore è insopportabile, come se volessero bruciarmi dall'interno. Una voce squillante mi risuona nella testa, carica di disprezzo. "Sei così stupida, Lilibeth," dice, tagliente. "Non puoi più nasconderti dietro le maschere. È tempo di rivelare chi sei veramente."
Le parole affilate si insinuano nella mia mente, facendomi vacillare. Mi volto e vedo una figura maschile che emerge dal buio, la sua espressione distorta dall'odio e dal disprezzo. Ma dietro a questa figura, una forza oscura si fa strada: il Diavolo stesso. La sua presenza è travolgente, sovrastante, come se la sua essenza permeasse ogni fibra del mio essere. La sua mano si posa sulla mia spalla con una forza che mi paralizza, trasmettendomi una sensazione di calore oscuro e avvolgente. "Accetta chi sei veramente," mormora, la sua voce profonda e velata di una promessa sinistra. "Abbraccia il potere che scorre nel tuo sangue."
Il mio respiro si fa irregolare, mentre la mia mente tenta di eludere quella voce, ma è inutile. Mi sveglio con il cuore in gola, ansiosa e oppressa dal peso del sogno, come se una parte di me fosse stata strappata via e ora fosse irrimediabilmente persa.
Mi alzo dal letto, il corpo pesante e la mente affollata di dubbi. Cammino verso Asmodeo, che giace nuovamente in forma serpentina sul mio letto. "Cosa significava quel sogno?" chiedo, la mia voce tremante e fragile. "Perché mi sento così angosciata?"
Asmodeo alza lentamente la testa, fissandomi con gli occhi scintillanti che sembrano leggere nell'anima. La sua forma comincia a mutare, e la sua voce, ora più grave, risuona nell'aria. "Ciò che hai sognato è un riflesso della tua vera natura," dice, con un tono che sembra emanare saggezza antica e minacciosa. "Non puoi nasconderti da te stessa per sempre, Lilibeth. È tempo di accettare chi sei veramente."
Le sue parole mi colpiscono con la forza di un incantesimo. Il peso di ciò che sta suggerendo si fa insostenibile. "Chi sono davvero?" chiedo, un sussurro che sfugge dalle mie labbra come una domanda senza risposta.
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La figlia del diavolo
FanfictionLa figlia del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.