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Una sera, dopo una lunga conversazione, accettai di rinunciare ai miei studi per dedicarmi completamente alla nostra famiglia e al nostro futuro.

"Tom, hai ragione," dissi, il tono della mia voce carico di rassegnazione. "Devo pensare prima al nostro bambino. Rinuncerò agli studi."

Tom mi guardò con un misto di sollievo e soddisfazione. "Sapevo che avresti capito, Lilibeth. È la cosa migliore per tutti noi."

Sentii una fitta di dolore al cuore, ma cercai di non mostrarlo. "Farò tutto ciò che è necessario per proteggere la nostra famiglia."

I giorni successivi furono pieni di preparativi. Informai i professori della mia decisione e mi ritirai da Hogwarts. La notizia si diffuse rapidamente, e molti dei miei compagni di classe espressero preoccupazione e tristezza per la mia partenza.

"Sei sicura di quello che stai facendo?" mi chiese Hermione, una delle poche persone con cui avevo stretto amicizia. "Hai sempre sognato di completare i tuoi studi qui."

"Lo so, Hermione," risposi con un sorriso forzato. "Ma devo pensare al futuro del mio bambino. È la cosa più importante adesso."

Hermione annuì, anche se potevo vedere la preoccupazione nei suoi occhi. "Se mai avrai bisogno di aiuto, non esitare a chiedermelo."

La ringraziai e la abbracciai forte, cercando di trattenere le lacrime.

Tom ed io lasciammo Hogwarts e ci sistemammo in una piccola casa vicino alla scuola, per rimanere comunque vicini ai suoi impegni come Mangiamorte. La mia nuova vita era piena di preparativi per l'arrivo del nostro bambino, ma c'era sempre un'ombra di incertezza che pendeva su di me.

Una sera, mentre eravamo seduti sul divano a casa nostra, Tom mi prese la mano. "Stiamo facendo la cosa giusta, Lilibeth. Il nostro bambino avrà tutto ciò di cui ha bisogno."

Annuii, cercando di convincermi delle sue parole. "Lo so, Tom. Voglio solo che sia al sicuro e felice."

"Lo sarà," disse con sicurezza. "E io sarò sempre qui per voi."

Mentre mi stringeva tra le braccia, sentii un misto di amore e apprensione. Amavo Tom, ma non potevo ignorare la sensazione di aver sacrificato una parte di me stessa. Tuttavia, sapevo che dovevo essere forte per la nostra famiglia e affrontare il futuro con coraggio.

Aspettai che Tom fosse fuori per una riunione segreta con i suoi seguaci. Una volta sola, mi chiusi nella stanza e tracciò un pentagramma sul pavimento con del gesso. Accesi delle candele nere ai cinque angoli e, sedendomi al centro, iniziai a recitare l'incantesimo che avevo imparato anni fa.

"Padre, ho bisogno di te"

L'aria si fece più fredda e le candele tremolarono, poi la stanza si riempì di una luce rossastra e Lucifero apparve davanti a me, il suo sorriso sarcastico sempre presente. "Così, mia cara figlia, finalmente hai deciso di chiedere il mio aiuto?" disse, la sua voce velata di soddisfazione.

"Non ho altra scelta," risposi, cercando di mantenere la calma. "Ho bisogno di una casa per me e il bambino. Un posto sicuro anche quando Tom non sarà con me."

Lucifero mi osservò attentamente, il suo sguardo penetrante. "E cosa ti fa pensare che io voglia aiutarti, dopo tutto questo tempo?"

"Perché sono tua figlia," dissi con decisione. "E nonostante tutto, so che una parte di te tiene a me. Altrimenti, perché risponderesti alla mia chiamata?"

Lucifero mi guardò con un'espressione indecifrabile, come se stesse valutando le mie parole. Poi, dopo un momento di silenzio, annuì lentamente. "Hai ragione, Lilibeth. Sei mia figlia, e nonostante tutto, non posso negarti il mio aiuto quando ne hai bisogno."

Con un gesto della mano, il pentagramma sul pavimento si dissolse e le candele smisero di tremare. Il suo sorriso si allargò leggermente, ma i suoi occhi rimasero severi. "Ti darò ciò che chiedi. Un castello in una valle remota, circondato da incantesimi che lo proteggeranno da qualsiasi minaccia." Lucifero continuò: "Avrai anche a tua disposizione una servitù per aiutarti nelle tue necessità quotidiane."

Rimasi senza parole di fronte a tanta generosità. "Grazie, padre," mormorai, il mio cuore pieno di gratitudine e un pizzico di timore per l'accordo che avevo appena siglato.

Lucifero mi guardò con un'espressione strana, forse un misto di orgoglio e rimpianto. "Ti concedo tutto questo, Lilibeth. Ma chiedo solo una cosa in cambio."

Il mio respiro si fermò mentre aspettavo la sua richiesta. "Chiedo il tuo perdono, figlia mia. Per tutto ciò che ho fatto e per tutto ciò che non ho fatto."

Mi trovai a fissare suo padre, incredula per le sue parole. Ma alla fine, con un sorriso triste, annuii. "Ti perdono, padre. Anche se non dimenticherò mai ciò che hai fatto."

Lucifero annuì, il suo sorriso diventando più luminoso. "Che il tuo castello sia il rifugio che cerchi, Lilibeth. E che tu possa trovare la pace e la felicità che meriti." Con un'ultima occhiata, scomparve nella luce rossastra, lasciandomi sola con il mio nuovo destino e la mia nuova dimora.

Mentre ero nel castello con Tom, mi resi conto che dovevo informarlo del mio accordo con mio padre. Nonostante la paura di come avrebbe reagito, sapevo che dovevo essere onesta con lui.

"Tom," iniziai con voce incerta, "c'è qualcosa che devo dirti."

Il suo sguardo si sollevò da un libro che stava leggendo, e potei vedere la curiosità negli occhi. "Cosa c'è, Lilibeth?" chiese, la sua voce calma ma piena di attenzione.

Ingoiai a secco, cercando le parole giuste. "Ho chiamato mio padre," dissi infine, guardando dritto negli occhi. "E... ha accettato di darmi un castello come rifugio per me e il bambino."

Tom rimase in silenzio per un momento, il suo sguardo penetrante mentre assorbiva la notizia. Poi, finalmente, annuì lentamente. "Capisco," disse semplicemente, ma il tono neutro non riusciva a nascondere del tutto la sua delusione.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora